Laboratorio di Filosofia e teatro

Il Laboratorio di Filosofia e Teatro (LFT), progetto promosso dal Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell’arte (ALEF), in collaborazione con il Corso di Laurea in Filosofia (responsabile il prof. Paolo Quintili, docente di Storia della Filosofia), torna al lavoro quest’anno accademico 2021-2022, nel primo semestre (inizio 11 ottobre 2021), dopo l’esperienza proficua dei cicli precedenti (a.a. 2012-2013, a.a. 2014-2015, a.a. 2016-2017, a.a. 2017-2018, a.a. 2018-2019), e la pausa forzata causa pandemia (a.a. 2019-2020 e 2020-2021), con un nuovo progetto. I precedenti cicli sono sfociati nella messa in scena, al Teatro Tor Bella Monaca del Candelaio (1581) di Giordano Bruno (16 febbraio 2014), al Teatro Ygramul di Roma (25 maggio 2016), delle commedie di P. de Marivaux, L’Isola degli schiavi (1725) e di D. Diderot, È buono? È malvagio? (1777-1784) e presso l’Auditorium della Facoltà di Lettere e Filosofia, il 28 maggio e il 18 ottobre 2018, della pièce di Albert Camus, I Demoni (Les Possédés), tratta da Dostoevskij. Come per gli scorsi Cicli, il Laboratorio di Filosofia e Teatro si propone anche quest’anno di diffondere e condividere l’esperienza unica del teatro nelle sue diverse forme e nelle sue moderne rivisitazioni in ambito filosofico. Dall’età del Rinascimento all’Illuminismo, fino a oggi, da Giordano Bruno a Jean-Paul Sartre e oltre, numerosi e autorevoli sono i pensatori che hanno consegnato alla scena teatrale una parte non secondaria, né trascurabile del loro messaggio filosofico.

Presupposto fondamentale del progetto è dunque quello di recuperare tale messaggio, coniugando il momento scientifico (vale a dire l’analisi di un testo teatrale, preso in esame da un punto di vista storico, critico-testuale, linguistico e filosofico) e quello pratico-professionale, della tecnica attoriale, che di solito costituiscono ambiti separati e qui invece possono convivere e produrre risultati proprio dall’intreccio delle competenze e dei percorsi. È quasi un unicum in Italia (un’esperienza analoga è avviata alla «Sapienza» di Roma), ma molto diffuso invece nelle Università anglosassoni e americane.

Il LFT consterà di un laboratorio duplice e integrato insieme: di lettura, analisi, traduzione e, parallelamente, di messa in scena; e si avvarrà dell’insegnamento del dott. Fabrizio Vona, attore professionista di teatro, regista e Direttore artistico del Progetto Regione Lazio Officine Culturali in Provincia di Frosinone (CV) e di altri collaboratori professionisti esterni, di lingua francese.

Al Laboratorio possono partecipare studenti, dipendenti e docenti di Tor Vergata presentando domanda di iscrizione via email. Il Laboratorio si offre infine agli studenti di Lettere e Filosofia come Attività formativa a scelta, per la maturazione di 6 CFU a fronte di 80 ore di Laboratorio più altrettante ore di studio personale.

L’osmosi tra i due ambiti, di solito separati, dello studio analitico e dell’attività pratica, produrrà come risultato una rappresentazione annuale di un dramma moderno, tragico o comico, che si basa su una nuova edizione e/o traduzione pensata per la messa in scena, che renda protagonista l’Università come vera e propria comunità accademica, poiché coinvolge sia docenti che studenti e personale tecnico amministrativo.

Edizione 2021-2022: «L’Isola della Ragione» (1727), di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux (1688-1763)

  • Pierre C. Ch. de Marivaux, L’Isola della ragione, ossia gli Omuncoli (1727); L’île de la Raison, ou les Petits Hommes, in Théâtre, Paris, Gallimard Pléiade, 1987. Traduzione, adattamento, drammaturgia e messa in scena a cura di P. Quintili e F. Vona.
  • P. Quintili, Filosofie a teatro. Studi di messa in scena filosofica delle idee, Milano, Biblion Edizioni, 2021.

16 personaggi (comparse comprese).

Il lavoro di analisi, studio, traduzione, prova e messa in scena avrà inizio nel mese di ottobre 2021 e comporterà un impegno di un giorno alla settimana (il lunedì dalle 17:00 alle 20:00), al fine di permettere la partecipazione anche ai lavoratori, e terminerà il mese di maggio 2022. La messa in scena finale avrà luogo nel periodo da maggio a giugno 2020.

Iscrizione

L’iscrizione è aperta a studenti, dottorandi, docenti, di tutti i Corsi di Studio e al personale tecnico-amministrativo e bibliotecario di Tor Vergata per un certo numero di posti di attore, di interprete (dramaturg) e traduttore, di scenografo, di tecnico del disegno luci e suono, di costumista, di assistente alla regia.

La domanda va fatta pervenire esclusivamente per posta elettronica all'indirizzo mail del docente responsabile (paolo.quintili@uniroma2.it).

Obbligo di frequenza

Non c’è obbligo di frequenza ma sono ammesse, per gli studenti iscritti ai fini del conseguimento dei 6 CFU, assenze motivate per ragioni di studio e/o di lavoro non superiori al 10% dell’intero monte-ore del Laboratorio. La frequenza è dunque ovviamente consigliata, per la continuità del lavoro della troupe.

Articolazione

Due laboratori coordinati e integrati:

  1. Lettura (traduzione), ermeneutica, drammaturgia del testo, regia (Prof. Paolo Quintili).
  2. Lavoro (tecnica) dell’attore sul testo drammatico, recitazione, dizione, uso della voce, corporalità, drammaturgia e messa in scena (Mº Fabrizio Vona).

Edizione 2019-2020: «La morte dell’Utopia, dal Dantons Tod (1835) di G. Büchner. Epiloghi della Rivoluzione»

Non esiste superficie che sia bella
senza la terribilità degli abissi
-- F. Nietzsche

In teatro, come in ogni genere artistico, non esiste forma bella che non nasca da un terribile lato oscuro, profondo, forse inconoscibile. Non esiste vera creazione artistica senza la capacità di attingere, con o senza consapevolezza, la profondità irriducibile che contraddistingue l'enigma costitutivo dell'essere umano. L'arte necessita di quest'indagine; e attraverso di essa esprime le sue forme più belle.

L'arte teatrale seduce, rapisce, crea menzogne, finzioni; eppure grazie a queste finzioni, grazie alla menzogna, possiamo ritrovare i sensi plurali dell'esistenza, le ragioni possibili del nostro essere uomini. Si può affermare senza indugio che non c'è vita veramente umana senza finzione, senza rito, senza ritmo, senza arte.

Il teatro, proprio in quanto espressione artistica che non può esistere senza mettere al centro necessariamente quell'enigma, è la forma espressiva in cui emerge con chiarezza il bisogno profondo di un'indagine interiore delle forme.

Si partirà, dunque, nel nostro lavoro di Laboratorio di Filosofia e Teatro, dagli spunti di riflessione offerti dall'opera La Nascita della Tragedia (1872) di Nietzsche, già più volte menzionata, e dalla relativa analisi dei principi formali del Dionisiaco e dell'Apollineo. Secondo la concezione nietzscheana dei due «principi» creativi dell'opera, il nostro tentativo -- che non ha e non può avere pretese scientifiche, ma si fonda sul «libero gioco» costitutivo di ogni sperimentazione teatrale --, sarà quello di partire dalle riflessioni del genio di Nietzsche per collegarle al bisogno di aderenza con il profondo del senso, che ha caratterizzato la grande rivoluzione dell'arte drammatica dalla seconda metà dell'800 in poi e che ha trovato infine la massima espressione nel teatro del '900.

È necessario precisare che già nel suo Paradosso sull'attore (1772), Denis Diderot1 aveva, tra le righe, preannunciato l'esigenza di un metodo nuovo per avvicinare l'espressione artistica caratterizzante l'arte drammatica alle nuove ritrovate esigenze di «verità» o, per meglio dire, di «profondità» del senso.

Sarà poi il Teatro della Compagnia dei Meininger (1870-1890) del Duca Giorgio II di Meiningen (1826-1914), qualche decennio più tardi, a recepire chiaramente le nuove istanze espresse nel Paradosso di Diderot e ad avviare le premesse di una prima rivoluzione portata in seguito a definitivo compimento da Konstantin S. Stanislavskij (1863-1938) prima e da Lee Strasberg (1901-1982) poi. Da qui, la grande evoluzione del teatro del '900 con le sue diverse connotazioni e i suoi bisogni di ricerca che sono a tutt'oggi ricchi di fermenti nuovi.

Ebbene, anche nelle suddette ritrovate esigenze di verità si può intravedere una declinazione dell'analisi del senso profondo dell'esistenza umana, che prenderà corpo, negli stessi anni di Meiningen, nei termini nietzscheani del rapporto tra Dionisiaco e Apollineo, nel quale si esprime, da sempre, la necessità di portare alla luce profondità e oscurità del senso, attraverso un'armonia espressiva.

Da questo contrasto, sempre agente, deriva la bellezza, la quale, beninteso, non va concepita in senso neoclassico, ma è da intendersi come «il fare luce sull'oscurità», ovvero come il risultato di quel percorso che la esalta proprio in quanto bellezza che trova fondamento in una verità dove non regna incontrastato il principium individuationis, il frammentarsi dell'unità, ma un'altra realtà, più vera, più sensata, capace di far gettare lo sguardo verso un'unità originaria, attraverso la quale si erige una grandiosa difesa contro l'insensatezza dell'esistenza. È la stessa difesa che, secondo Nietzsche, sono stati capaci di erigere i Greci, i quali furono talmente forti, sani e generosi da riuscire a creare la grandiosa arte della tragedia, grazie alla quale hanno espresso tenacemente il loro sì alla vita, al di là di ogni fondato pessimismo. Il titolo completo dell'opera di Nietzsche è infatti: La Nascita della Tragedia dallo spirito della musica. Ovvero grecità e pessimismo.

In tutte le espressioni e le interpretazioni drammatiche in cui trovano spazio i motivi profondi di quell'esigenza rivoluzionaria, si possono sperimentare praticamente, gli aspetti caratterizzanti la messa in luce del profondo. Questo «fare luce», questo tentativo di esprimere il dionisiaco, ha però bisogno di un metodo, ha bisogno di una forma. La recitazione ha avuto ed ha bisogno di un metodo; il teatro ha bisogno di un metodo; ogni espressione artistica esige un metodo. Questo «metodo» non è altro che l'esercizio dell'Apollineo attraverso il quale si dà forma al Dionisiaco. L'arte nasce da motivi profondi: dal dolore, da quel dolore in cui non governa la cosiddetta «soggettività». L'arte nasce dal Dionisiaco. Questo dolore può diventare «fenomeno», «bella parvenza», solo attraverso l'Apollineo2. Maggiore sarà la profondità, maggiore sarà la potenza creativa; ma tale potenza creativa diventerà «espressione artistica» solo se guidata dalla forza formatrice dell'Apollineo.

Il teatro (theatron, «luogo dell'ammirazione»3) potrà divenire così il luogo della rivelazione, potrà essere quel luogo magico in cui la Filosofia scende nella vita, dove la Filosofia si fa Pratica.

Questo sarà uno dei punti principali del nostro lavoro teorico e pratico del Laboratorio di Filosofia e Teatro. Porteremo i partecipanti del corso non solo a comprendere i motivi del grandioso rinnovamento che ha caratterizzato l'arte della recitazione dalla metà dell'800 in poi, ma anche a sperimentare, attraverso esercizi mirati, la differenza tra una recitazione declamatoria ed enfatica e un lavoro espressivo che mette al centro, appunto, il profondo, al quale si tenterà di dare forma con la tecnica interpretativa.

Tale percorso troverà il suo compimento nella messa in scena del saggio spettacolo che costituirà, al termine dell'a.a. 2019-2020, il risultato finale del nostro studio. Il testo su cui lavoreremo sarà la pièce di Georg Büchner (1813-1837) La morte di Danton (1835), nel nostro adattamento, intitolato La morte dell'Utopia. Epiloghi della Rivoluzione (1994). Partendo dall'analisi teorica e filosofica del testo, si passerà alle lezioni di recitazione, durante le quali i partecipanti si avvicineranno al metodo di cui abbiamo parlato, e interpreteranno il personaggio assegnatogli, in modo da arrivare al risultato finale che, come si è detto, sarà una messa in scena vera e propria, con luci, scene, e costumi.

-- P. Quintili
-- F. Vona

Nel primo incontro di questo nuovo ciclo -- il IV -- del Laboratorio di Filosofia e Teatro, è stato presentato il programma di lavoro che svolgeremo a partire dal testo della pièce di Büchner La morte di Danton, nell'adattamento dello scrivente:

  1. G. Büchner, La morte di Danton. Quadri drammatici del dominio del Terrore in Francia (1835), in Teatro, trad. it. a cura di G. Dolfini, Milano, Adelphi, 1978; oppure trad. it. di A. Raja, Einaudi, Torino, 2016.

  2. P. Quintili, La morte dell'Utopia. Epiloghi della Rivoluzione (1994)4.

  3. F. Nietzsche, La nascita della Tragedia (1772, trad. it. di S. Giametta, Milano, Adelphi, 1968);

  4. K. S. Stanislavskij, Il lavoro dell'attore su se stesso (trad. it. di G. Guerrieri, Roma-Bari, Laterza, 1996, Prefazione di F. Malcovati).

  5. K.S. Stanislavskij, Il lavoro dell'attore sul personaggio (trad. it. Roma-Bari, Laterza, 1988, Prefazione di G. Strehler).

Oltre a questi testi, utilizzeremo altri materiali, utili allo svolgimento del programma di lavoro tecnico-pratico che verranno messi a disposizione, volta a volta, nel corso degli incontri. Il primo testo da leggere e da imparare è ovviamente la pièce originale, su cui lavoreremo: La morte di Danton del 1835, del giovanissimo drammaturgo rivoluzionario Georg Büchner. I concetti utili a comprendere e a interpretare questo testo li ricaveremo poi, parallelamente, attraverso le lezioni, dalla lettura della Nascita della tragedia di Nietzsche, e del Lavoro dell'attore su se stesso di Stanislavkij.

Dramatische Bilder aus Frankreichs Schreckensherrschaft: «Quadri drammatici del dominio del Terrore in Francia», è il sottotitolo della grande opera postuma del drammaturgo-naturalista-filosofo tedesco Büchner, scritta poco prima della morte prematura per tifo, e rappresentata la prima volta a Berlino solo nel 1902. A lungo considerata una pièce di non facile realizzazione, anche per via della radicalità delle idee che l'autore vi esprime e, soprattutto per la sua adesione alla «fede» Giacobina, La morte di Danton è opera visionaria, che mette al cuore della rappresentazione il conflitto tra la libertà individuale e le forze della storia, tra politica e vita. Questo conflitto è incarnato nei caratteri (vere e proprie figure dialettiche) dei due personaggi protagonisti: Danton (il Libertino, il radicale ma «indulgente», con il suo «partito») e Robespierre (l'Incorruttibile, il radicale intransigente, con il partito giacobino).

La critica teatrale e letteraria ha voluto a lungo vedere, in questo conflitto insanabile, che trova conclusione tragica con la condanna a morte di Danton e degli «Indulgenti», nella primavera del 1794, per mano del Comitato di salute pubblica presieduto da Maximilien Robespierre e Léon Saint-Just, l'espressione appunto della «fede» giacobina dell'autore, malgrado o anzi proprio in forza dell'esito tragico del biennio radicale della rivoluzione (1793-1794). È l'età detta del Terrore rivoluzionario (s'indagherà il senso filosofico di questo concetto5).

Nel nostro libero adattamento, al contrario, si cercherà di far emergere il lato paradossalmente luminoso e positivo della figura di Danton e della «sinistra libertina» o libertaria della Rivoluzione, sulla scia della grande storiografia dantonista del XIX secolo (A. Aulard ecc.), divenuta poi minoranza rispetto al mainstream storiografico del secolo XX (A. Mathiez, J. Jaurès, A. Soboul ecc.). Danton è l'inventore della Repubblica democratica e libertaria, un grand'uomo che guida il popolo, segue e accompagna il movimento di opinioni. È insomma il modello dell'individualità repubblicana, individualità nuova che s'innalza e fa luce in occasione di circostanze eccezionali, senza tuttavia confiscare l'azione del popolo. Questo risultato sarà reso possibile grazie all'apporto teorico, da un lato, del maggior pensatore democratico e insieme libertino del secolo dei Lumi -- Denis Diderot, dantonista ante litteram -- dall'altro, con la presenza del pensiero utopistico rivoluzionario del maggiore pensatore marxista eterodosso del secolo XX, Ernst Bloch (1885-1977), autore di un'opera-simbolo, Geist der Utopie, «Lo spirito dell'utopia» (1918), cui s'ispirano i due «Epiloghi» messi in testa e in coda all'adattamento della  pièce. Quest'opera di Bloch esce nell'anno stesso in cui Max Reinhardt mette in scena la pièce di Büchner a Berlino, alla fine della prima guerra mondiale6.

L'intenzione è quella di far emergere il contrasto dei caratteri tra Danton e Robespierre come un contrasto dialettico, in cui l'uno (il «radicale») non sarebbe pensabile -- e in ultima istanza non potrebbe storicamente darsi -- senza l'altro (il «moderato»). «Radicalità» e «Moderazione» appariranno dunque essere caratteri inscindibili, nati filosoficamente con la filosofia politica rivoluzionaria della modernità e all'interno del suo fondamentale individualismo ontologico, impensabile, ad esempio, in riferimento alla filosofia politica e all'etica antiche e medievali.

In questa parte del Laboratorio si procederà così ad una lettura/traduzione del testo che indagherà le tematiche succitate, contestualizzerà l'opera teatrale, in rapporto all'originale tedesco, individuando le nozioni filosofiche centrali: ne interpreterà i significati, interni (in rapporto all'autore, alla sua poetica ed estetica teatrale, alle sue convinzioni ideali) ed esterni (lo spirito dell'epoca, i propositi filosofici, gli interlocutori con cui si confronta, le fonti).

Verranno forniti, infine, gli elementi essenziali per la scrittura della drammaturgia e di un copione di regia. Il lavoro verrà costantemente integrato a quello della tecnica dell'attore, della recitazione, dizione ecc. svolto dal Maestro Fabrizio Vona.

In particolare:

  • La traduzione del testo tedesco, già realizzata dall'autore dell'adattamento, ma da controllare criticamente, è da concepire nei termini di un aggiustamento semantico del testo, che renda infine evidente la dinamica relazione tra il lavoro di analisi e d'individuazione dei temi filosofici e delle poste in gioco (ideali) nelle opere e la trasposizione di queste in linguaggio teatrale. I giochi di scena, poi, la traduzione delle idee nei personaggi, nei corpi stessi degli attori.

  • Uno studio dello spazio concettuale dell'opera, in rapporto alla storia, con tutte le sue componenti, in termini di scenari, di costumi e di scenografia.

  • Poi, ci porremo la questione dell'attualità dei temi e delle loro traduzioni e attualizzazioni possibili (secondo il criterio scenografico di Antoine Vitez e l'approccio di Peter Brook, già menzionati nei cicli precedenti7). Come potrebbe essere concepito questo o quell'aspetto del testo oggi (le diverse declinazioni del carattere «radicale» e di quello «moderato»)? Anche queste domande sono forme necessarie di «traduzione» ed è appropriato parlarne in termini di traduzione anche nel linguaggio corporeo.

  • Traduzione nel nostro mondo attuale, ma non a senso unico: come questa o quella scelta drammaturgica potrebbe risuonare nei mondi di Georg Büchner, di Denis Diderot e di Ernst Bloch?

  • Importante, in questo lavoro, è la pertinenza (il senso) delle analisi. È il compito della filosofia: dare senso storico all'analisi teatrale e letteraria, unendovi il lavoro del «saper-immaginare», tradurre in immagini, che è compito dell'artista, dell'attore. Entrambi si rispondono e si sovrappongono.

  • Infine, la dinamica dell'articolazione, nella traduzione, fra teatro e filosofia, per far vivere la pièce e le idee che ne stanno alla base.

Edizione 2016-2017: «I Demoni di Dostoevskij e Camus»

  • Fëdor M. Dostoevskij, I Demoni (1871), 2 voll., trad. it. a cura di R. Kufferle, Milano, Garzanti, 2008; oppure trad. it. di A. Polledo, con il saggio «Il male» di Luigi Payreson, Einaudi, Torino, 2010.
  • Albert Camus, Les Possédés. Pièce en trois parties et vingt-deux Tableaux, in Théâtre, récits, nouvelles, Préface par J. Grenier, edition établie et annotée par R. Quilliot, Paris, Gallimard (Pléiade), 1962, pp. 923-1119.
  • Idem, I Demoni. Adattamento teatrale del romanzo di Dostoevskij, trad. it. a cura di C. Pasta, Milano, Bompiani, 2008 [buona traduzione, ma da correggere].

23 personaggi (comparse comprese).

Il lavoro di analisi, studio, traduzione, prova e messa in scena avrà inizio nel mese di marzo 2017 e comporterà un impegno di un giorno alla settimana (il martedì dalle 17:00 alle 20:00), al fine di permettere la partecipazione anche ai lavoratori, e terminerà il mese di febbraio 2018. La messa in scena finale avrà luogo nel periodo da marzo a maggio 2018.

Bando

È consultabile il testo completo del bando per l'anno accademico 2016-2017.

Iscrizione

L’iscrizione è aperta a studenti, dottorandi, docenti, di tutti i Corsi di Studio e al personale tecnico-amministrativo e bibliotecario di Tor Vergata per un certo numero di posti di attore, di interprete (dramaturg) e traduttore, di scenografo, di tecnico del disegno luci e suono, di costumista, di assistente alla regia.

La domanda dovrà esser fatta pervenire esclusivamente per posta elettronica all'indirizzo mail del docente responsabile (paolo.quintili@uniroma2.it) entro e non oltre il 28 febbraio 2017. A seguito dell'invio della domanda si verrà contattati per un colloquio, che porterà alla designazione dei partecipanti al LFT che lavoreranno all’attività di traduzione, analisi, interpretazione del testo e messa in scena.

L’incontro si svolgerà nei giorni compresi tra il 28 febbraio e i primi di marzo 2017.

Obbligo di frequenza

Non sono ammesse, per gli studenti iscritti ai fini del conseguimento dei 6 CFU, assenze motivate per ragioni di studio e/o di lavoro superiori al 10% dell’intero Laboratorio.

Articolazione

Due laboratori coordinati e integrati:

1. Lettura (traduzione), ermeneutica, drammaturgia del testo, regia (Prof. Paolo Quintili, Véronique Bover)

«Se Dio non esiste, tutto è permesso». La celebre affermazione che Fëdor Dostoevskij (1821-1881) mette in bocca al personaggio di Ivan Karamazov (I fratelli Karamazov, 1879) è messa in scena e rappresentata narrativamente nel grande «romanzo nero» dello stesso scrittore russo: I demoni (1871). Quadro sinottico della condizione di una generazione di giovani «nichilisti» del secolo XIX – il termine appare in Dostoevskij quasi nel medesimo tempo che in Nietzsche – il racconto dei misfatti della società dei «rivoluzionari» guidati da Pëtr Stepànovic Verchovenskij, Alekséj Kirillov e Nikolàj Stavrogin anticipa profeticamente la condizione dell’«uomo libero» nella società di massa nel secolo XX. Morte di Dio, divinizzazione dell’uomo, terrorismo rivoluzionario, libertà assoluta, sentimento dell’assurdo, perdita dei valori ecc. sono i temi che ossessionarono Albert Camus (1913-1960) per oltre vent’anni, quelli che richiesero la stesura dell’adattamento in tre parti e ventuno quadri de I Demoni, nella pièce dal titolo Les Possédés (1959), ultimo lavoro dello scrittore premio Nobel (1957), morto prematuramente in un incidente d’auto l’anno successivo. I temi della rivolta individuale dinanzi all’ingiustizia del mondo, la violenza, la solitudine e il nulla sono i temi dostoevskiani al cuore della poetica narrativa e drammatica di Camus in questo importante lavoro teatrale. I terroristi di Dostoevski e Camus agivano spregiudicatamente in forza dell’assenza di Dio e della conseguente «libertà assoluta» dell’uomo. I terroristi del ventunesimo secolo agiscono in nome di un Dio che si credeva definitivamente morto, per la storia e per l’esistenza degli uomini. Un enigma da affrontare e da sviscerare filosoficamente.

In questa parte del Laboratorio si procederà ad una lettura/traduzione del testo che indagherà le tematiche succitate, contestualizzerà l’opera teatrale, in rapporto all’originale dostoevskiano, individuando le nozioni filosofiche centrali: ne interpreterà i significati, interni (in rapporto all’autore, alla sua poetica ed estetica teatrale, alle sue convinzioni ideali) ed esterni (lo spirito dell’epoca, i propositi filosofici, gli interlocutori con cui si confronta, le fonti).

Verranno forniti gli elementi essenziali per la scrittura della drammaturgia e di un copione di regia. Il lavoro verrà costantemente integrato a quello della tecnica dell’attore, della recitazione, dizione ecc. svolto dal Maestro Castelfranchi.

In particolare:

  • La traduzione del testo francese è da concepire nei termini di un adattamento del testo, per mostrare la dinamica fra il lavoro di analisi e d’individuazione dei temi filosofici e delle poste in gioco (ideali) nelle opere e la trasposizione di queste in linguaggio teatrale. I giochi di scene, poi la traduzione delle idee nei personaggi, nei corpi stessi degli attori.
  • Uno studio dello spazio concettuale dell’opera, in rapporto alla storia, con tutte le sue componenti, in termini di scenari, di costumi e di scenografia.
  • Poi, ci porremo la questione dell’attualità dei temi e delle loro traduzioni e attualizzazioni possibili (secondo il criterio scenografico di Antoine Vitez). Come potrebbe essere concepito questo o quell’aspetto del testo oggi (le due declinazioni del nichilismo e del terrorismo)? Anche queste domande sono forme necessarie di «traduzione» ed è appropriato parlarne in termini di traduzione anche nel linguaggio corporeo.
  • Traduzione nel nostro mondo attuale, ma non a senso unico: come questa o quella scelta drammaturgica potrebbe risuonare nei mondi di Dostoevskij e di Camus?
  • Importante, in questo lavoro, è la pertinenza (il senso) delle analisi. È il compito della filosofia: dare senso storico all’analisi, unendovi il lavoro del «saper-immaginare», tradurre in immagini, che è compito dell’artista, dell’attore. Entrambi si rispondono e si sovrappongono.
  • Infine, la dinamica dell’articolazione, nella traduzione, fra teatro e filosofia, per far vivere la pièce e le idee che ne stanno alla base.

2. Lavoro (tecnica) dell’attore sul testo drammatico, recitazione, dizione, uso della voce, corporalità, antropologia teatrale, «esoteatro» (M° Vania Castelfranchi)

Partendo dall’idea di creare un ponte tra l’analisi storica e filologica dei testi e una loro possibile traduzione, per un avvicinamento alla contemporaneità, sia nel linguaggio che nelle tematiche filosofiche e poetiche (ermeneutica della drammaturgia), lo studio delle tecniche teatrali si svilupperà nella stessa direzione, affrontando con la pratica dell’attore una ricca varietà di esercizi di recitazione, dizione, utilizzo del corpo e della voce che viaggiano nel teatro dall’Ottocento (Dostoevskij e l’estetica «decadente») sino ad oggi (Camus e il teatro dell’assurdo).

In sintesi:

  • Per l’analisi dei Ruoli e delle tensioni di potere all’interno delle opere si attingerà al grande patrimonio della Commedia dell’Arte europea, sino a giungere a quella Comédie Italienne del 700 che gli autori conoscevano bene;
  • L'idea interpretativa dell’attore praticherà le molte suggestioni settecentesche fornite alla pratica dell’attore dal “Paradoxe sur le comédien” (il Paradosso sull'attore di Diderot);
  • Per affrontare le meccaniche del testo ed i nodi drammaturgici del Teatro praticheremo gli appunti ottocenteschi del grande scrittore Henrik Ibsen e lo sviluppo della drammaturgia moderna, parallelamente al gioco creativo della Patafisica di Jarry (utili all'attore per sviluppare l'idea della “traduzione” e dell’“interpretazione” dei testi);
  • Con le metodologie del 900 struttureremo i Personaggi: nella corporalità attraverso il training di Biomeccanica di Mejerchol’d, nell'uso della voce con le tecniche del “teatro della crudeltà” di Artaud, per quanto riguarda la dizione e la precisione interpretativa con la poetica di Copeau e Costa, nell'approfondimento e lo scavo psicologico dell'interprete e del personaggio attraverso le due metodologie di Stanislavskij e Checov;
  • Infine avvicineremo la metamorfosi del gesto interpretativo con esercizi strasberghiani, le tecniche ritmiche della Duncan e di Bausch giungendo alle avanguardie del teatro.
  • Il legame dei testi letterari e filosofici di Dostoevskij e di Camus con la modernità ed il teatro d'impegno civile del XXI secolo si compirà con le tecniche del Living Theatre, la “necessità” del gesto spettacolare nell'antropologia teatrale dell'Odin Teatret e gli esercizi sulla reinterpretazione della “Maschera” provenienti dall'EsoTeatro.

Il percorso, misto e molto variegato di tecniche e suggestioni, formerà una solida rete interpretativa volta unicamente a far crescere gli attori e la loro consapevolezza verso la messa in scena di uno spettacolo teatrale corale e moderno, perfettamente inquadrato nella “filosofia teatrale” come pratica pedagogica dell’attore.

  1. Il laboratorio prevede un approccio pratico e professionale al Teatro, seppur aperto ad ogni livello di esperienza e preparazione; affrontando la messa in scena con training per l'attore proveniente da diverse metodologie classiche e moderne ed una particolare attenzione alle suggestioni donateci dai «paradossi» di Diderot. Il percorso didattico seguito dal regista e trainer Vania Castelfranchi punterà alla traduzione organica e scenica di concetti filosofici, incarnando nella parola e nel gesto dell'attore l'ampio «dibattito» del pensiero.
  2. Verranno formati dei gruppi di lavoro che, all’unisono, andranno ad elaborare la stesura definitiva del copione adattato a seconda delle necessità artistiche del gruppo, lo studio del personaggio, l’ideazione delle luci e degli effetti speciali, la composizione di musiche originali per la messa in scena, i costumi e le acconciature, i trucchi, l’oggettistica, la scenografia, l’organizzazione e modalità di promozione della messa in scena (ufficio stampa).
  3. Le prove dello spettacolo che si rappresenterà a fine corso costituiscono la terza ed ultima fase del laboratorio.

A conclusione delle attività del LFT i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e, per gli studenti di Lettere e Filosofia, l’attestato di maturazione di 6 CFU.

Edizione 2014-2015

La seconda edizione del LFT sarà un adattamento o rielaborazione drammaturgica delle commedie di Pierre-Carlet de Chamblain de Marivaux (1688-1763), L’Isola degli schiavi (1725), e della pièce di Denis Diderot (1713-1784) È buono? È malvagio? (1777), opere ricche di tematiche filosofiche legate, sul piano letterario, al pensiero dell’Illuminismo francese e alla tradizione del libero pensiero dell’età moderna.

Il lavoro di analisi, studio, traduzione, prova e messa in scena avrà inizio alla metà di marzo 2015 e comporterà un impegno settimanale pomeridiano (il mercoledì dalle 17:00 alle 20:00), al fine di permettere la partecipazione anche ai lavoratori, e terminerà il mese di febbraio 2016. La messa in scena finale avrà luogo nel marzo 2016. L’incasso dello spettacolo sarà devoluto alle attività a venire del LFT.

Bando

È consultabile il testo completo del bando per l'anno accademico 2014-2015.

Iscrizione

L’iscrizione è aperta a studenti, dottorandi, docenti, di tutti i Corsi di Studio e al personale tecnico-amministrativo e bibliotecario di Tor Vergata per un certo numero di posti di attore, di interprete (dramaturg) e traduttore, di scenografo, di tecnico del disegno luci e suono, di costumista, di assistente alla regia. Per il finanziamento dell’attività è prevista una modica quota mensile d’iscrizione.

La domanda dovrà esser fatta pervenire esclusivamente per posta elettronica all'indirizzo mail del docente responsabile (paolo.quintili@uniroma2.it) entro e non oltre il 31 marzo 2015. A seguito dell'invio della domanda si verrà contattati per un colloquio, che porterà alla designazione dei partecipanti al LFT da distribuire tra attività di traduzione/analisi e attività di messa in scena e ripartite fra le categorie della comunità universitaria.

Il colloquio si svolgerà nei giorni compresi tra il 15 e il 31 marzo 2015.

Obbligo di frequenza

Non sono ammesse, per gli studenti iscritti ai fini del conseguimento dei 6 CFU, assenze motivate per ragioni di studio e/o di lavoro superiori al 10% dell’intero Laboratorio.

Articolazione

  1. Il laboratorio prevede un approccio pratico e professionale al Teatro, seppur aperto ad ogni livello di esperienza e preparazione; affrontando la messa in scena con training per l'attore proveniente da diverse metodologie classiche e moderne ed una particolare attenzione alle suggestioni donateci dai «paradossi» di Diderot. Il percorso didattico seguito dal regista e trainer Vania Castelfranchi punterà alla traduzione organica e scenica di concetti filosofici, incarnando nella parola e nel gesto dell'attore l'ampio «dibattito» del pensiero.
  2. Verranno formati dei gruppi di lavoro che, all’unisono, andranno ad elaborare la stesura definitiva del copione adattato a seconda delle necessità artistiche del gruppo, lo studio del personaggio, l’ideazione delle luci e degli effetti speciali, la composizione di musiche originali per la messa in scena, i costumi e le acconciature, i trucchi, l’oggettistica, la scenografia, l’ organizzazione e modalità di promozione della messa in scena (ufficio stampa).
  3. Le prove dello spettacolo che si rappresenterà a fine corso costituiscono la terza ed ultima fase del laboratorio.

A conclusione delle attività del LFT i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e, per gli studenti di Lettere e Filosofia, l’attestato di maturazione di 6 CFU.

Edizione 2012-2013

La prima edizione del LFT sarà un adattamento o rielaborazione drammaturgica della commedia di Giordano Bruno, Il Candelaio, opera straordinaria sul piano letterario, espressione del pensiero eretico ed eterodosso del grande filosofo nolano. Il 27 febbraio questa commedia verrà messa in scena a Tor Vergata a titolo di presentazione del LFT.

Il lavoro di analisi, studio, traduzione, prova e messa in scena avrà inizio il 6 marzo 2013 e comporterà un impegno settimanale pomeridiano (il mercoledì dalle 17:00 alle 20:00), al fine di permettere la partecipazione anche ai lavoratori, fino al mese di febbraio 2014. La messa in scena finale avrà luogo il 17 febbraio 2014. L’incasso dello spettacolo sarà devoluto alle attività a venire del LFT.

Bando

È consultabile il testo completo del bando per l'anno accademico 2012-2013.

Iscrizione

La scadenza per l'iscrizione è stata prorogata al 1º aprile 2013.

L’iscrizione è aperta a studenti, dottorandi, docenti, di tutti i Corsi di Studio e al personale tecnico-amministrativo e bibliotecario di Tor Vergata per un certo numero di posti di attore, di interprete (dramaturg) e traduttore, di scenografo, di tecnico del disegno luci e suono, di costumista e di assistente. Per il finanziamento dell’attività è prevista una modica quota mensile d’iscrizione.

La domanda dovrà esser fatta pervenire esclusivamente per posta elettronica all'indirizzo mail del docente responsabile (paolo.quintili@uniroma2.it) entro e non oltre il 1º marzo 2013. A seguito dell'invio della domanda si verrà contattati per un colloquio, che porterà alla designazione dei partecipanti al LFT da distribuire tra attività di traduzione/analisi e attività di messa in scena e ripartite fra le categorie della comunità universitaria nella proporzione seguente: 15 amministrativi, 20 studenti, 5 docenti. Qualora le domande pervenute da parte dei soggetti appartenenti a una delle tre categorie suddette non fossero sufficienti a coprire i posti, la Commissione attingerà dalle altre due categorie.

Il colloquio si svolgerà nei giorni compresi tra il 1º e il 5 marzo 2013.

Obbligo di frequenza

Non sono ammesse, per gli studenti iscritti ai fini del conseguimento dei 6 CFU, assenze motivate per ragioni di studio e/o di lavoro superiori al 10% dell’intero Laboratorio.

Articolazione

  1. La fase iniziale prevede: introduzione, lettura e ermeneutica del testo, traduzione, elementi di drammaturgia e riscrittura scenica. Verranno proposti esercizi collettivi di pratica scenica, come riscaldamento del corpo e della voce, improvvisazioni ed esercitazioni individuali e di gruppo, studio dei differenti livelli di energia, orientamento del corpo nello spazio scenico, alcuni elementi di dinamica e pesi del corpo, sviluppo e formazione della presenza scenica, individuazione di un metodo d’ensemble che rifletta la natura del laboratorio.
  2. In un secondo tempo verranno formati dei gruppi di lavoro che, all’unisono, andranno ad elaborare la stesura definitiva del copione adattato a seconda delle necessità artistiche del gruppo, lo studio del personaggio, l’ideazione delle luci e degli effetti speciali, la composizione di musiche originali per la messa in scena, i costumi e le acconciature, i trucchi, l’oggettistica, la scenografia, l’ organizzazione e modalità di promozione della messa in scena (ufficio stampa).
  3. Le prove dello spettacolo che si rappresenterà a fine corso costituiscono la terza ed ultima fase del laboratorio.

A conclusione delle attività del LFT i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e, per gli studenti di Lettere e Filosofia, l’attestato di maturazione di 6 CFU.


  1. Supra, Ciclo III, Lezioni 11-17. ↩︎

  2. F. Nietzsche, La nascita della tragedia cit., p. 36 : «Qui abbiamo davanti ai nostri occhi, per un altissimo simbolismo artistico, quel mondo di bellezza apollinea e il suo sfondo, la terribile saggezza di Sileno [il dionisiaco], e comprendiamo, per intuizione, la loro reciproca necessità. Ma Apollo ci viene incontro si nuovo come la divinizzazione del principium individuationis, in cui soltanto si adempie il fine eternamente raggiunto dell'uno originario, la sua liberazione attraverso l'illusione : con gesti sublimi egli ci mostra come tutto il mondo dell'affanno sia necessario, perché da esso l'individuo possa venir spinto alla creazione della visione liberatrice e poi, sprofondato nella contemplazione di essa, possa sedere tranquillo nella sua barca oscillante, in mezzo al mare». ↩︎

  3. Supra, Ciclo II, Lezioni 1-3 e Introduzione↩︎

  4. Infra, Parte II: «Testi e materiali». ↩︎

  5. Già incontrato con riferimento a Dostoevskij e Camus, ne I Demoni ; supra, Ciclo III, Lezioni 6-7. ↩︎

  6. Cfr. Glynne Wickham, Storia del teatro, trad. it. di C. Faletti, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. 436-438. ↩︎

  7. Supra, Ciclo III, nota 46;Introduzione, nota 34, Ciclo II, nota 49 sgg. ↩︎