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Età contemporanea

Questo sommario ha lo scopo di indicare il piano complessivo. Solo i titoli dei capitoli finora pubblicati sono selezionabili.

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Fratture e ricomposizioni

L'inizio della contemporaneità filosofica si può porre nelle contestazioni che, per lo più al di fuori dell'ambito universitario, rompono quell'impressione di completa riconciliazione che poteva suscitare la filosofia idealistica trionfante nei primi decenni dell'Ottocento. Il punto di partenza è per lo più costituito dal problema religioso. Ludwig Feuerbach [p], proveniente dall'ala «progressista» dei discepoli di Hegel, ritiene che l'identificazione tra filosofia e religione debba portare ad una rilettura antropologica della seconda: il discorso su Dio è in realtà il modo indiretto in cui l'uomo parla e diventa cosciente di sé stesso. Arthur Schopenhauer [p] si ispira alle religioni indiane per sostenere una visione pessimistica della realtà in cui l'unico riscatto è costituito dall'annullamento della propria individualità. Søren Kierkegaard [p] infine intende rivendicare lo specifico del cristianesimo, che è costituito dal suo drammatico contatto con la singolarità umana e con l'imprevedibilità della storia, contrapposte alla generalità e astrattezza del discorso filosofico. 

La seconda metà dell'Ottocento è invece caratterizzata da movimenti filosofici che, seppure in termini molto diversi, puntano l'attenzione sul crescente peso della questione sociale. Le posizioni di Feuerbach vengono sviluppate da Karl Marx [p] in direzione politica tramite la proposta del primato della prassi rivoluzionaria. Auguste Comte [p] è all'origine dell'influentissimo movimento del positivismo, che considera la scienza sperimentale la vera risposta agli interrogativi dell'uomo e ad essa affida la progettazione di un nuovo modello di società. Friedrich Nietzsche [p] infine rifiuta tutte le tendenze egualitarie, rivendicando contro il Cristianesimo e contro ogni idealismo filosofico il primato dell'eccellenza individuale e dell'immediatezza della vita. 

È difficile trovare fili conduttori chiari nella grande varietà di posizioni filosofiche del Novecento; si può tentare solo di individuare alcune delle tensioni spirituali più acute e raggruppare attorno ad esse le posizioni filosofiche che hanno tentato in vario modo di darvi risposta. Un primo gruppo di posizioni può essere caratterizzato dal tentativo di interpretare e dominare il sentimento di spaesatezza e impotenza, promuovendo una visione in cui il singolo uomo cosciente non è che una parte di un tutto che lo sovrasta (la storia, l'inconscio, la società). Ciò accomuna lo storicismo, di cui il maggior esponente è Wilhelm Dilthey [p], la psicoanalisi fondata da Sigmund Freud [p], il neoidealismo italiano (Giovanni Gentile e Benedetto Croce), gli sviluppi del marxismo della scuola di Francoforte (tra gli altri Theodor Adorno [p] e Herbert Marcuse [p]). 

Il singolare contrasto tra i successi delle scienze naturali e una crescente incertezza sui loro fondamenti spiega in buona parte lo sviluppo di una filosofia della scienza come disciplina specializzata. La sua premessa è costituita dal rinascere e fiorire della logica formale (dove spicca tra le altre la figura di Gottlob Frege [p]). Un uso estensivo della nuova logica come strumento di chiarimento della scienza viene fatto dal circolo di Vienna, ispirato in buona parte da Ludwig Wittgenstein [p], le cui posizioni però si sviluppano nella prospettiva di un'analisi del linguaggio ordinario (all'origine della filosofia analitica oggi dominante nei paesi anglosassoni). Le discussioni innescate dal «neopositivismo» teorizzato dal circolo di Vienna generano un filone di nuove proposte: il fallibilismo di Karl Popper [p], la teoria delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn [p], l'anarchia metodologica di Paul Feyerabend [p]

Il sentimento di crisi che attraversa il Novecento, alimentato soprattutto dalla lacerante esperienza delle due guerre mondiali, è in buona parte all'origine di nuovi tentativi di comprendere lo specifico dell'uomo. Henri Bergson [p] fa questo vagheggiando una società basata sulla creatività e sulla libertà. Franz Rosenzweig [p] è il maggior esponente del «pensiero dialogico», in cui tramite l'incontro con l'altro vengono superati i limiti di un pensiero astratto e violento. Nel pragmatismo (fondato dagli americani Charles S. Peirce [p] e William James [p]) il concetto di verità viene ricondotto alla possibilità da parte dell'uomo di produrre risultati verificabili. Il personalismo, rappresentato soprattutto da Emmanuel Mounier [p], intende costituire un'alternativa al marxismo con la proposta di una convivenza in cui domini il valore della persona. Hannah Arendt [p] infine, partendo da una prospettiva politica, rivaluta l'«agire» come la dimensione in cui gli uomini possono realizzare la propria personalità e libertà. 

Un ultimo gruppo di proposte, più omogenee, si riconduce alla straordinaria influenza del fondatore della fenomenologia, Edmund Husserl [p]. La ricerca di una fondazione rigorosa della filosofia porta alla scoperta di un nuovo metodo in cui la coscienza umana è valorizzata come origine del senso della realtà. Gli sviluppi e soprattutto le variazioni della fenomenologia porteranno ad alcune delle proposte più feconde del secolo. Martin Heidegger [p] usa il metodo fenomenologico per una riproposizione del problema del significato dell'essere; Jean-Paul Sartre [p] tramite esso dà i fondamenti ad un «esistenzialismo» che integra molte suggestioni di Marx; Emmanuel Levinas [p], profondamente influenzato dal pensiero dialogico, teorizza l'etica come filosofia prima; infine Hans-Georg Gadamer [p] si ricollega alla tradizione storicistica per proporre l'interpretazione come attitudine fondamentale dell'uomo.  

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Ritratto di donna. L'immagine risulta completamente scomposta in piani spigolosi che riflettono la luce

Umberto Boccioni (1882-1916), Volumi orizzontali. La breve e interessante stagione del futurismo italiano vede Boccioni tra i maggiori rappresentanti. Dietro al desiderio di riprodurre il dinamismo portato in primo piano dalla vita e dalla tecnica moderna, nel futurismo confluiscono anche altre suggestioni. La più evidente è forse l'assonanza con il cubismo: le immagini vengono scomposte in piani solidi e investiti di luce, con effetti ora di irreale trasparenza ora di pesante materialità.

Queste immagini possono ricordare alcune caratteristiche del pensiero contemporaneo, da una parte preoccupato di mettere in luce le insanabili fratture dell'esistenza, dall'altra mosso dal desiderio di ricomporre l'immagine dell'uomo in nuove modalità di pensiero e di azione.


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