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Età cristiana

Questo sommario ha lo scopo di indicare il piano complessivo. Solo i titoli dei capitoli finora pubblicati sono selezionabili.

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Il racconto della verità

Così come quella greca, anche la filosofia cristiana è caratterizzata dallo sforzo di riversare in forme razionali un'esperienza religiosa. Il mondo della fede cristiana inizia in Galilea nell'incontro con Gesù di Nazaret, riconosciuto dai suoi discepoli non solo come il salvatore atteso dal popolo d'Israele, ma come l'eterna sapienza divina incarnata nel tempo. La progressiva chiarificazione dei termini essenziali della fede cristiana procederà quindi necessariamente assieme ad un confronto con l'eredità del pensiero greco, soprattutto da quando questo si precisa nella più influente corrente filosofica della storia d'Occidente: il neoplatonismo (Plotino, Proclo), che fonde le dimensioni di una raffinata riflessione intellettuale con l'esperienza mistica pagana. Questo confronto giungerà nella tarda antichità ad una sostanziale assunzione del neoplatonismo come quadro di riferimento all'interno del quale collocare la novità storica del Cristianesimo: nasce così una filosofia contemporaneamente cristiana e greca. Nel mondo latino, Agostino integrerà il messaggio cristiano nel pensiero greco rivendicando però al primo lo specifico dell'assunzione della storicità dell'uomo, mentre più tardi Boezio teorizzerà il valore esistenziale della filosofia e darà alcune epocali interpretazioni di concetti cristiani in termini speculativi greci; nel mondo greco Dionigi l'Areopagita costruirà un affascinante quadro in cui il sapere è concepito come una scala che deve condurre alla coscienza dell'assoluta indicibilità e inconoscibilità del Dio che permea il cosmo del suo amore. 

Terminata l'età antica, il baricentro intellettuale dell'Occidente si sposta presto nel neonato mondo culturale islamico, che pone in primo piano l'unicità di Dio e la dipendenza del mondo da lui. Questa nuova supremazia culturale culmina nello studio e aggiornamento del pensiero greco, considerato come una via per risalire dalle creature al creatore, con una tendenza ora più neoplatonica (al-Fârâbî [p], ibn Sînâ [p], ora più aristotelica (ibn Rushd [p]). Pure il mondo ebraico seguirà negli stessi anni tendenze simili (Mosheh ben Maimon [p]). Anche se questa ricchissima corrente di filosofia islamica ed ebraica declinerà presto, in parte anche per i problemi sollevati dal difficile rapporto con il pensiero religioso tradizionale, essa offrirà alla successiva filosofia medievale latina un'eredità ed uno stimolo impareggiabili.

Da parte sua, nel Medioevo cristiano è l'ambiente monastico, con la sua caratteristica fusione di vita attiva e contemplativa, il primo grande veicolo di trasmissione e rinnovamento culturale. Tra le tante, due figure spiccano sulle altre: Giovanni Scoto Eriugena, vivace e isolato pensatore che darà vita alla prima ardita sintesi teoretica medioevale, e Anselmo d'Aosta, che concepirà l'idea di una ragione come strumento di comprensione della fede. Ma è la nascita dell'Università che offre un luogo per un confronto culturale senza precedenti: i «maestri» hanno un campo di problemi pressoché sterminato e operano dentro l'orizzonte dell'intera Europa, unificata da un'unica lingua (il latino) e da simili istituzioni. Dopo l'opera pioneristica di Pietro Abelardo, sostenitore dell'uso della dialettica in teologia e teorizzatore di un'etica centrata sul valore dell'intenzione personale, nascono due principali correnti. La prima è più tradizionalista e di ispirazione agostiniana (spicca la figura del francescano Bonaventura di Bagnoregio); la seconda mette a frutto l'ispirazione di Aristòtele (le cui opere solo allora ricompaiono nel mondo latino) per lanciare un ponte nei confronti dei non cristiani: la filosofia, sia nel campo conoscitivo che in quello morale, ha una sua vita autonoma e offre una base comune di dialogo. Il massimo rappresentante di questa seconda tendenza è il domenicano Tommaso d'Aquino. Un tentativo di conciliazione basato su una meticolosa verifica critica avviene con Giovanni Duns [p] Scoto, le cui riflessioni sono all'origine di molti aspetti del pensiero moderno. L'ultima generazione della scolastica vede due grandi personalità, significative soprattutto per la loro recezione di stimoli esterni all'Università: Guglielmo da Occam [p] (aperto sulla scienza naturale e sulla politica) ed Eckhart [p] (attento alle spinte mistiche provenienti da nuovi movimenti spirituali).  

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Particolare di un affresco raffigurante la Madonna sdraiata, che dopo il parto sorregge tra le mani il bambino

Giotto (1267-1336), Natività (particolare). Ormai alle soglie dell'Umanesimo italiano, Giotto riesce ad interpretare in modo rivoluzionario l'ingresso dell'eternità nella storia: all'interno della vicenda umana il Logos divino si fa carne in una donna, diventa un «bambino nato per noi», come per secoli si è cantato la mattina di Natale nella melodia gregoriana. La naturalezza e l'umanità delle raffigurazioni di Giotto sorpresero i contemporanei e continuano a sorprendere oggi per la loro capacità narrativa.

Anche la lunga vicenda della filosofia cristiana può essere intesa come il tentativo di coniugare la filosofia greca con un modulo narrativo: l'«amore della sapienza» deve fare i conti con una verità che si è manifestata attraverso le vicende del tempo e con la condizione di un uomo che si trova «in via», lungo la strada.


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