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Prima ancora dei suoi contenuti specifici, la riflessione di Eraclito pone in primo piano il problema del rapporto tra riflessione filosofica e coscienza comune. Dai frammenti superstiti, Eraclito sembra un deciso avversario sia del sapere convenzionale, sia della democrazia che è basata sul presupposto di un comune sentire. Come giudicare questo atteggiamento? E soprattutto, come è possibile evitare i due opposti pericoli di una improduttiva aristocrazia del pensiero e di un passivo adeguamento alla pubblica opinione?
Il poemetto di Parmènide mette sul tavolo uno dei più importanti problemi della storia della filosofia: quello della adeguazione tra essere e pensiero. Nei termini più generali, si tratta di decidere se il pensiero umano sia uno strumento adeguato e sufficiente non solo per conoscere la realtà, ma anche per decidere in anticipo che cosa in essa sia sensato e che cosa assurdo. Ma perché assegnare questo ruolo privilegiato proprio al pensiero, e non piuttosto al sentimento, o alla storia, o all'esperienza?
Nel pensiero di Empèdocle viene data una forma audace alla grande propensione della religione greca per il culto di Afrodite, identificata ora con il principio cosmico che permette di giustificare il fondamento della morale. È stato osservato che è tipico della civiltà occidentale assegnare un posto di privilegio ad una forza creativa e rinnovatrice come l'amore. D'altra parte, però, proprio la cultura europea viene sovente accusata di essere stata singolarmente violenta e distruttrice. Quale senso può avere questa ambiguità?