John Ellis McTaggart. La metafisica del paradosso temporale

Una vita per un’idea

John Ellis McTaggart nacque il 3 settembre 1866 a Londra da una famiglia di origini scozzesi. A causa della morte del padre, fu la madre a prendersi cura di lui, esercitando una notevole influenza sulla sua educazione; l’agnosticismo che professò per tutta la vita deve essere stato di qualche effetto sull’itinerario speculativo del figlio, precocemente orientato ad occuparsi di questioni metafisiche; McTaggart comincia a leggere gli scritti di Kant prima del 1880.

Dalle testimonianze di Gerald Rochelle e G. Lowes Dickinson - i quali hanno accuratamente raccontato la vita di McTaggart, i suoi affetti, la vita scolastica ed accademica – emergono i problemi che l’esperienza sociale ha causato a John; esteriormente dava l’impressione di essere un poco disadattato, viene descritto come un bambino eccentrico incapace di integrarsi nelle attività dei suoi coetanei, come giochi e gare sportive.

A quest’immagine viene contrapposta quella che, prescindendo dalla mera apparenza, può essere considerata un’accelerazione della sua maturità psichica ed una precoce vocazione per tematiche filosofiche che lo occuperanno, poi, nella vita adulta. Dietro un comportamento così anomalo all’apparenza, aveva questo potere di emanare un senso di forte accettazione di sé, senza ricorrere a mascheramenti.

Nel 1882 inizia a studiare al Clifton College, è qui che conoscerà il suo amico Roger Fry. In questi anni, inoltre, era già intimamente convinto che Dio non esistesse. McTaggart credeva molto nel valore dell’amicizia e delle relazioni; l’esistenza di Dio appariva causa evidente di un’ingiusta disparità nell’amore che unisce le persone, dato che l’amore di questo essere assoluto ha una posizione eccessivamente privilegiata di un unico sé, rispetto a tutti gli altri.

Per quanto riguarda l’università, John poteva scegliere tra Cambridge e Oxford; la madre lo iscrisse al Trinity College di Cambridge, dove fu formalmente ammesso il 12 maggio 1885, scegliendo, senza esitare, il corso di laurea in Filosofia. Il programma di studio delle Moral Sciences comprendeva: psicologia, logica e metodologia, filosofia morale e politica e metafisica; a quell’epoca era ancora filosoficamente orientato verso il materialismo di Herbert Spencer e Stuart Mill; in una lettera a C.D Broad, del 1933, Mackenzie afferma di essere certo che McTaggart, prima di iscriversi al Trinity College, non possedeva alcuna conoscenza di Hegel. Nel giugno 1888 ottiene la laurea con lode in Mental and Moral Sciences con distinzione in Metafisica.

McTaggart si preparava alla sua carriera da metafisico; in una lettera al suo amico Roger Fry, del giugno 1889, scrive: «I have got some ideas on the elimination of time». Nel 1897 gli fu assegnato un incarico di insegnamento al Trinity College, l’argomento principale e ricorrente era Hegel. Secondo il giudizio che ne dà Broad, gli allievi di McTaggart imparavano da un maestro di rigoroso ragionamento e di lucida scrittura, quanto sia difficile evitare e quanto sia importante scoprire le fallacie logiche e le ambiguità verbali. Tra i suoi allievi ricordiamo Russell e Moore.

La stesura della sua opera monumentale, The Nature of Existence, assorbì gran parte delle sue energie e dopo la pubblicazione del primo volume nel 1921, McTaggart visse un periodo di grave malessere psichico. Negli ultimi anni prima della sua morte, in cui il rapporto con Broad fu molto importante, aveva sospeso quasi del tutto i suoi impegni al Trinity. Nel 1923 nomina esecutore testamentario lo stesso Broad, il quale si occupò della pubblicazione del secondo volume del suo opus maius, avvenuta nel 1927. John Ellis McTaggart muore, a Londra, nel 1925.1

John Ellis McTaggart pubblica il saggio The Unreality of Time nel 1908 sulla rivista Mind; successivamente riedito, con passi aggiunti ed altri omessi, come il capitolo XXXIII di The Nature of Existence volume II, nel 1927. Secondo alcuni, la seconda versione non aggiunge nulla alla prima, per altri è la versione del ’27 ad esporre compiutamente la prova, per altri ancora, è il saggio del 1908 a proporre chiaramente il nucleo dell’argomento.

Nonostante il saggio di McTaggart viva di luce propria, le singole idee di un autore si chiariscono solo se presentate all’interno dell’intero contesto della sua produzione come ci suggerisce il Professor Luigi Cimmino nel suo articolo pubblicato dalla rivista di filosofia analitica Aphex; la sua teoria temporale è spesso stata analizzata, dai suoi interpreti, prescindendo dal complesso sistema metafisico nella quale è inserita, e questo ha certamente creato dei malintesi, al punto tale che la prova è stata isolata in passi diversi della sua argomentazione individuando in essi il nucleo della sua proposta, rifiutando il resto come oscuro e poco comprensibile.

La sua distinzione tra Serie A e Serie B ha contribuito alla nascita di due schieramenti opposti, rispettivamente gli A Teorici ed i B Teorici ed è interessante far notare che McTaggart nel costruire la sua teoria sul tempo ha formulato contestualmente le più importanti obiezioni contro ciascuna visione:

  1. la Serie A è contraddittoria
  2. la Serie B non esprime un reale cambiamento

Gli A Teorici pensano che McTaggart non abbia dimostrato la contraddittorietà della Serie A ma sono unanimi nel considerare la Serie B come non esprimente cambiamento; d’altra parte, i B Teorici insistono sul fatto che la Serie B esprima un effettivo cambiamento nel tempo ma sono in accordo sul fatto che la Serie A sia contraddittoria.

Il paradosso temporale

Le posizioni nel tempo, ovvero i contenuti che lo occupano, hanno un duplice modo d’essere. Secondo il primo ogni posizione è anteriore ad altre, prima di, e posteriore ad altre, dopo di. Il tempo ci appare in questo modo come una serie connessa da relazioni d’ordine, nominata da McTaggart Serie B. Ricordiamo che per McTaggart le relazioni come le qualità sono caratteristiche, le prime hanno bisogno di due o più termini per attuarsi mentre le seconde necessitano di un solo termine per farlo.

Nella seconda edizione del saggio, McTaggart specifica che queste relazioni devono essere transitive ed asimmetriche.2 Transitive perché la relazione si trasmette attraverso termini medi: se una posizione X è prima di una posizione Y ed essa è prima di Z, allora X è prima di Z. Asimmetriche perché l’ordine dei termini non è reversibile: se X è prima di Y, Y non è prima di X.

L’altra modalità in cui il tempo ci appare è quella per cui ogni posizione, all’interno di questo, è passata, presente o futura, la Serie A. Le posizioni della Serie B sono permanenti mentre quelle della Serie A non lo sono; ma non per questo le prime sono più essenziali alla natura del tempo. Anzi, il filosofo anticipa che la Serie A sembra avere preminenza rispetto alla Serie B:

The first question which we must consider is whether it is essential to the reality of time that its events should form an A series as well as a B series. It is clear, to begin with, that, in present experience, we never observe events in time except as forming both these series. We perceive events in time as being present, and those are the only events which we actually perceive. And all other events which, by memory or by inference, we believe to be real, we regard as present, past, or future. Thus the events of time as observed by us form an A series3

Con il termine permanente, McTaggart intende che le posizioni del tempo nella Serie B non mutano: il 2020 è prima del 2019, questo suo «esser prima» è permanente, non nel senso che il 2019 permane nel 2020. Nella Serie A, invece, i termini cambiano la loro posizione temporale: il 2020 è presente, era futuro e diventerà passato, sempre più remoto. Riprenderemo questo punto più avanti quando introdurremo il concetto di mutamento.

Le posizioni passato, presente e futuro costituiscono anch’esse una serie, nella quale scorrono dal lontano passato, attraverso il passato prossimo, fino al presente; e poi dal presente, attraverso il futuro prossimo, fino ad un futuro lontano, o inversamente. McTaggart non accenna, inizialmente, se passato, presente o futuro siano – come nel caso della Serie B – delle relazioni tra più termini, oppure qualità, questo punto verrà chiarito nel corso della sua trattazione. I contenuti di qualsiasi posizione nel tempo formano un evento:

The contents of any position in time form an event. The varied simultaneous contents of a single position are, of course, a plurality of events. But, like any other substance, they form group, and this group is a compound substance. And a compound substance consisting of simultaneous events may properly be spoken of as itself an event4

La prima questione che viene affrontata è se sia essenziale alla natura del tempo che i suoi eventi debbano formare una Serie A tanto quanto una Serie B. Nell’esperire il presente non osserviamo mai eventi nel tempo tranne che come eventi che costituiscono entrambe le serie. Noi percepiamo gli eventi sempre come presenti ed è soltanto attraverso la memoria o per inferenza che li consideriamo passati o futuri: gli eventi del tempo, come sono da noi osservati, formano una Serie A.5

Il tempo implica il mutamento, e non potrebbe esserci alcun tempo se niente mutasse. Posta l’essenzialità della Serie A alla natura del tempo, McTaggart si domanda se la Serie B di per sé possa essere costitutiva di quest’ultimo e dunque del mutamento stesso.6 Possiamo dire che, in un tempo che formi una Serie B ma non una Serie A, il mutamento dovrebbe consistere nel fatto che un evento cessi di essere tale, mentre un altro cominci ad esserlo. In questo caso, avremmo certamente una sorta di mutamento anche nella Serie B, ma secondo la definizione che ne dà McTaggart, non è possibile poiché se X è anteriore ad Y e successivo a Z, X sarà sempre anteriore ad Y e successivo a Z, dal momento che le relazioni di «prima» e «dopo» sono permanenti; X è un evento e non può cessare di esserlo. Ciascuno di questi momenti avrà una collocazione nella Serie B essendo ciascuno anteriore o posteriore ad un altro e poiché la stessa poggia su relazioni permanenti nessun momento potrebbe mai cessare di essere, ne potrebbe mai diventare un altro momento. Il mutamento, dunque non può essere generato da un evento che cessa di essere tale e neppure da un evento che muta in un altro:7

Nor can such change be looked for in the different moments of absolute time, even if such moments should exist. For the same argument will apply here. Each such moment will have its own place in the B series, since each would be earlier or later than each of the others. And, as the B series depends on permanent relations, no moment could ever cease to be, nor could it become another moment8

Come può allora generarsi? Se le caratteristiche di un evento mutano, l’unica classe di queste, che può essere soggetta a mutamento, è formata dalle determinazioni dell’evento in questione da parte dei termini della Serie A:

Take any event the death of Queen Anne, for example and consider what changes can take place in its characteristics. That it is a death, that it is the death of Anne Stuart, that it has such causes, that it has such effects every characteristic of this sort never changes. “Before the stars saw one another plain,” the event in question was the death of a Queen. At the last moment of time if time has a last moment it will still be the death of a Queen. And in every respect but one, it is equally devoid of change. But in one respect it does change. It was once an event in the far future. It became every moment an event in the nearer future. At last it was present. Then it became past, and will always remain past, through every moment it becomes further and further past9

Le caratteristiche di passato, presente o futuro sono le uniche che possono cambiare e perciò, se c’è mutamento deve essere considerato nella Serie A. Il 2006 muta, ma in che modo? McTaggart non percepisce il mutamento nel tempo, ma piuttosto del tempo: una concezione che lo porterà ad essere in disaccordo con Russell, come vedremo.

Nonostante la Serie B non sia necessaria al mutamento e dunque non sufficiente alla costituzione della natura del tempo, essa deve essere necessariamente temporale, come sono temporali le relazioni di «prima» e «dopo». Nell’edizione del ’27, il filosofo si trova ad affrontare obiezioni che sono state rivolte a questa concezione. La prima è contenuta nella teoria del tempo adottata dal suo allievo Russell, secondo il quale, passato, presente e futuro non appartengono al tempo per sé, ma solo in relazione ad un soggetto conoscente. Russell elabora una concezione «statica» del mutamento; pertanto l’errore di McTaggart sarebbe quello di ritenere che il mutamento sia del tempo, mentre esso dovrebbe essere identificato nelle diverse caratteristiche che una cosa possiede nel tempo. Russell parla di un mutamento qualitativo che presenta caratteristiche differenti in tempi differenti, senza che un oggetto, ad esempio «una mela rossa», soggetta al divenire temporale, sia prima stato presente e sia ora passato. La tesi di Russell su questo punto è esplicita in Principles of Mathematics, sez. 442:

il mutamento è la differenza rispetto alla verità o falsità, tra una proposizione che riguarda un’entità nel tempo t e una proposizione che riguarda la stessa entità in un tempo t’, ammesso che queste proposizioni differiscano solo per il fatto che t occorre in una, mentre t’ occorre nell’altra.10

McTaggart osserva che Russell considera il mutamento non degli eventi della serie temporale, ma nell’entità alla quale quegli eventi accadono e della quale essi sono degli stati, dunque, non avrebbe fatto altro che «spazializzare» il tempo. McTaggart analizza l’esempio dell’attizzatoio di Russell:

It will be noticed that Mr Russell looks for change, not in the events in the time-series, but in the entity to which those events happen, or of which they are states. If my poker, for example, is hot on a particular Monday, and never before or since, the event of the poker being hot does not change. But the poker changes, because there is a time when this event is happening to it, and a time when it is not happening.11

Tutto ciò, dice il filosofo, non introduce alcun mutamento nelle qualità dell’attizzatoio, è sempre una sua qualità invariabile quella di essere rovente in un certo tempo, e di non essere rovente in un altro momento. Le qualità negative sono, per McTaggart, esse stesse qualità, definite da un rapporto di non corrispondenza con un fatto, dunque, entrambe sono vere in qualche momento del tempo – il momento in cui è rovente ed il momento in cui è freddo - di conseguenza, sembra erroneo ammettere che sia avvenuto un mutamento nell’attizzatoio, ed il fatto che sia rovente in un punto della serie e freddo in altri punti, non può dare mutamento se nessuno di questi due fatti muta: conclude McTaggart, nessuno di essi lo fa: «Nor does any other fact about the poker change, unless its presentness, pastness, or futurity change».12

All’esempio dell’attizzatoio di Russell viene contrapposto un esempio spaziale, che sembra possedere la stessa struttura formale e dunque rivelerebbe l’inconsistenza della tesi Russelliana riguardo alle caratteristiche specifiche del mutamento:

Let us consider the case of another sort of series. The meridian of Greenwich passes through a series of degrees of latitude. And we can find two points in this series, S and $, such that the proposition “at S the meridian of Greenwich is within the United Kingdom” is true, while the proposition “at S the meridian of Greenwich is within the United Kingdom” is false. But no one would say that this gave us change. Why should we say so in the case of the other series?13

Per Russell è l’essere rovente dell’attizzatoio che cambia, che produce il cambiamento e non avrebbe senso, dire che anch’esso cambi, a sua volta. Un evento è definito come l’acquisizione di una qualità da parte di una cosa che muta rispetto a momenti precedenti; se l’attizzatoio muta non può essere l’evento in cui consiste il mutamento esso stesso a mutare; fissando l’immutabilità degli eventi, egli è costretto a descrivere il mutamento dell’attizzatoio nello stesso modo in cui descrive l’immutabilità degli eventi, rilevando così due condizioni distinte dell’attizzatoio, ma non il suo mutamento; ciò significa che l’attizzatoio muta se il suo passaggio dall’esser rovente all’essere freddo è un passaggio tra stati distinti, se si comprende, dunque, che esso diventa freddo e passa dalla prima alla seconda condizione solo quando il primo stato diventa passato. McTaggart è consapevole dell’esistenza di due tipologie di mutamento, tuttavia, pur riconoscendo la differenza tra mutamento temporale e qualitativo, a suo parere, senza il primo non si può dare il secondo.

Russell pensa che l’immutabilità degli eventi riguardanti l’attizzatoio non pregiudichi il mutamento di quest’ultimo invece per McTaggart senza il mutare dei primi il secondo è fittizio, percependo il divenire dell’attizzatoio come divenire della sua esistenza ma senza che l’acquisizione di una nuova caratteristica da parte dell’oggetto in questione porti la precedente ad uscire dall’esistenza stessa: nel divenire, l’evento non cessa di esistere. Il pensiero di McTaggart diverge da quello di Russell in quanto per quest’ultimo, una volta negata la Serie A, il mutamento, il tempo e la Serie B possono ancora conservarsi; al contrario, McTaggart sostiene che facendo a meno della Serie A, si nega il mutamento e di conseguenza il tempo e la stessa Serie B.14

La seconda obiezione a cui deve rispondere McTaggart è quella basata sulla possibilità che si diano serie temporali non esistenti. Egli pone l’esempio delle avventure di Don Quijote: ipotizziamo che gli eventi e le peripezie che fanno parte di questa serie non facciano parte della Serie A, e non si sia, dunque, in grado di giudicare se tali eventi siano passati, presenti o futuri o nessuno dei tre. Chiunque sostenga la possibilità di serie temporali non esistenti ricorre alla validità della Serie B, presa per sé stessa: «the adventure of the galley-slaves, for example, is later than the adventure of the windmills. And a B series involves time. The conclusion drawn is that an A series is not essential to time».15

A questo McTaggart risponde che il tempo appartiene solo a ciò che esiste: se una realtà è nel tempo, ciò implica che la realtà in questione esiste. Nulla è esistente nelle avventure di Don Quijote perché è una storia inventata; gli stati mentali di Cervantes quando inventava la storia e i miei stati mentali quando penso ad essa, esistono e per questo fanno parte della Serie A: «Cervantes invention of the story is in the past. My thought of the story is in the past, the present, and I trust the future».16 Anche nell’eventualità in cui le avventure di Don Quijote siano pensate come fatti storici e dunque esistenti, sarebbero concepiti nella Serie A, come eventi passati: «Whether we place the object of our belief or of our contemplation in the present, the past, or the future, will depend upon the characteristics of that object. But somewhere in the A series it will be placed».17 La conclusione di McTaggart circa questa seconda obiezione è che nella misura in cui una cosa è nel tempo, essa si trova nella Serie A, se è pensata come qualcosa che è nel tempo, è pensata come qualcosa che si trova nella Serie A.

La terza obiezione si fonda sulla possibilità che esistano più serie temporali, tutte reali ed indipendenti l’una dall’altra; passato, presente e futuro, potrebbero avere un significato solo entro ciascuna serie e quindi non potrebbero essere prese come assolutamente reali, potrebbero esserci, ad esempio, molti presenti. Naturalmente, continua McTaggart, molti punti del tempo possono essere presenti, ma possono esserlo solo in successione ed i «presenti» delle diverse serie temporali, se ammesse, non potrebbero essere successivi, e dato che non sono nello stesso tempo non si troverebbero l’uno con l’altro in nessuna relazione temporale. In quest’ottica nessun presente sarebbe il presente, ma solo il presente di un certo aspetto dell’universo, e di conseguenza nessun tempo sarebbe il tempo. Riguardo a questo punto, l’elaborazione della sua risposta è negletta, per la ragione che il suo intento è quello di dimostrare l’impossibilità dell’esistenza della Serie A e dunque, il solo considerare possibile l’esistenza di più Serie A distinte, è inconcepibile:

In the second part of this chapter I shall endeavour to show that the existence of any A series is impossible. What I assert here is that, if there could be an A series at all, and if there were any reason to suppose that there were several distinct B series, there would be no additional difficulty in supposing that there should be a distinct A series for each B series.

La confutazione delle tre obiezioni si chiude con la costatazione che le distinzioni di passato, presente e futuro sono essenziali al tempo, e se esse non sono vere e reali, allora, nessuna realtà è nel tempo. Le risposte di McTaggart gli occorrono senza dubbio, al fine di avvalorare la sua ipotesi che non può esserci alcun tempo senza la Serie A.

A questo punto, egli ritiene di aver dimostrato: a) che il tempo si manifesta in due ordini fra loro irriducibili, la Serie A e la Serie B; b) che il mutamento appartiene alla natura del tempo e che esso è possibile solo nella Serie A e dunque la Serie B non può essere considerata una serie temporale a meno che non la si affianchi alla prima. McTaggart cercherà di dimostrare che la Serie A, necessaria alla natura del tempo, è contraddittoria, e posto che non possa esistere nulla di contraddittorio, verrà dimostrata l’irrealtà del tempo.

La premessa positiva della trattazione di McTaggart, ovvero che la Serie A è essenziale alla natura del tempo, è stata così analizzata; passiamo adesso all’analisi di quella negativa: la Serie A è contraddittoria.

Passato, presente e futuro, sono caratteristiche che attribuiamo agli eventi e a momenti del tempo, se considerati come realtà separate. In questo punto, McTaggart chiarisce come debbano essere considerate le caratteristiche di passato, presente e futuro, se come qualità o relazioni:

What do we mean by past, present, and future? In the first place, are they relations or qualities? It seems quite clear to me that they are not qualities but relations, though, of course, like other relations, they will generate relational qualities in each of their terms. But even if this view should be wrong, and they should in reality be qualities and not relations, it will not affect the result which we shall reach. For the reasons for rejecting the reality of past, present, and future, which we are about to consider, would apply to qualities as much as to relations.18

Una cosa si deve chiamare passata, presente o futura per il fatto che si trova in relazione con qualcos’altro, questo oggetto della relazione deve trovarsi fuori dalla serie temporale poiché tutte le relazioni della Serie A sono mutevoli e nessuna relazione che sia esclusivamente tra membri della serie temporale può mai cambiare:

Two events are exactly in the same places in the time-series, relatively to one another, a million years before they take place, while each of them is taking place, and when they are a million years in the past. The same is true of the relation of moments to one another, if moments are taken as separate realities. And the same would be true of the relations of events to moments. The changing relation must be to something which is not in the time-series.19

Passato, presente e futuro sono, allora, relazioni in cui gli eventi si trovano con qualcosa di esterno alla serie temporale, relazioni che per McTaggart sono semplici ed indefinibili ma non isolate ed indipendenti. Una serie è una Serie A quando ciascuno dei suoi termini ha, rispetto ad un’entità X esterna alla serie, una e una sola delle tre relazioni indefinibili, passato, presente e futuro, tali che tutti i termini che hanno la relazione di «essere presente» rispetto a X si collocano tra tutti i termini che hanno la relazione di «essere passato» rispetto ad X da una parte, e tutti i termini che hanno la relazione di «essere futuro» rispetto a X dall’altra.

Il termine esterno alla serie temporale e necessario alle relazioni insite nella Serie A non deve essere nel tempo, tuttavia deve essere tale che le diverse relazioni rispetto al medesimo determinino gli altri termini di quelle relazioni, come essere passato, presente o futuro.

Passato, presente e futuro sono determinazioni incompatibili per McTaggart: un evento non può avere simultaneamente le tre relazioni, ma o l’una o l’altra e mai più di una.20 Ad ogni modo, un evento che è presente, è stato passato e sarà futuro, le possiede tutte e tre: come può questo andare in accordo con la loro incompatibilità? Le caratteristiche sono incompatibili solo quando sono simultanee, non c’è invece contraddizione dove un evento le possegga in successione. Nel saggio del 1908 troviamo un passaggio che nella versione successiva viene eliminato: tale considerazione implicherebbe un circolo vizioso: se X non è semplicemente passato, presente e futuro ma sarà passato, è stato futuro ed è presente, ciò significherebbe che sia passato nel futuro, futuro nel passato ed è presente nel presente:

But this explanation involves a vicious circle. For it assumes the existence of time in order to account for the way in which moments are past, present and future. Time then must be presupposed to account for the A series. But we have already seen that the A series has to be assumed in order to account for time. Accordingly the A series has to be pre-supposed in order to account for the A series. And this is clearly a vicious circle.21

Nella seconda edizione si passa direttamente ad un commento più analitico:

But what is meant by “has been” and “will be”? And what is meant by “is,” when, as here, it is used with a temporal meaning, and not simply for predication? When we say that X has been F, we are asserting X to be F at a moment of past time. When we say that X will be F, we are asserting X to be F at a moment of future time. When we say that X is F (in the tem poral sense of “is”), we are asserting X to be F at a moment of present time. Thus our first statement about M that it is present, will be past, and has been future means that mispresent at a moment of present time, past at some moment of future time, and future at some moment of past time. But every moment, like every event, is both past, present, and future. And so a similar difficulty arises. If M is present, there is no moment of past time at which it is past. But the moments of future time, in which it is past, are equally moments of past time, in which it cannot be past. Again, that M is future and will be present and past means that M is future at a moment of present time, and present and past at different moments of future time. In that case it cannot be present or past at any moments of past time. But all the moments of future time, in which M will be present or past, are equally moments of past time.22

Al posto della X poniamo un qualsiasi evento e al posto della Y una qualsiasi relazione temporale: dire, ad esempio, che l’attacco alle torri gemelle è stato futuro, equivale a dire che tale evento è futuro in un momento del passato, presupponendo che in un enunciato l’aspetto temporale del verbo possa essere tradotto, senza mutamento di significato, nell’attribuzione di una proprietà temporale: «così, l’inizio del 5 Maggio di Manzoni, “Ei fu siccome immobile”, corrisponde a: “Ei è passato”, dove l’“è” è atensionale».23

Nella terminologia di McTaggart, il significato è semplicemente predicativo e dal momento che un evento possiede tutte e tre le proprietà, affermare che lo stesso è atensionalmente passato, presente e futuro equivale a dichiararlo contraddittorio. A questo punto risulterà necessario affermare che un dato evento possegga queste proprietà in tempi diversi che non potranno che corrispondere alle posizioni della Serie B: X è presente prima del suo essere passato e dopo il suo essere futuro.

Un evento della serie A è contraddittoriamente passato, presente e futuro, a meno che non si precisi che queste caratteristiche sono possedute dall’evento, in successione; quest’ultima però non può essere concepita come Serie B, perché i contenuti temporali ad essa relativi sono, come abbiamo visto, permanenti. McTaggart afferma che la contraddizione nasce anche se si ammette che passato, presente e futuro siano qualità originarie: «For it would still be the case that they were characteristics which were incompatible with one another, and that whichever had one of them would also have the other. And it is from this that the contradiction arises».24

Nella Serie A un evento deve possedere le tre caratteristiche in tempi differenti, ciascuno dei quali è a sua volta relativo a tempi differenti senza che si arrivi ad un punto di riferimento – che non sia la Serie B – che riesca a fissare le diverse relazioni che non devono a loro volta essere fissate. Niente è realmente passato, presente e futuro, niente è realmente anteriore o posteriore a qualunque altra cosa o temporalmente simultaneo a questa, niente muta realmente e niente è realmente nel tempo. McTaggart afferma che ogni volta che percepiamo qualcosa nel tempo – che è il solo modo in cui, nella nostra presente esperienza, percepiamo le cose – la percepiamo più o meno come realmente non è.25

Nella versione del 1908 McTaggart analizza più accuratamente questo punto, chiedendosi per quale motivo dovremmo credere che gli eventi siano distinti in passato, presente e futuro; la risposta è ricondotta alla differenziazione che ne fa la nostra personale esperienza nel tempo. In ogni momento, ciascuno possiede determinate percezioni, ha memoria di altre e ne progetta altre ancora. La percezione per sé stessa è uno stato mentale qualitativo differente dalla memoria e dalla progettualità, è su questo, prosegue il filosofo, che si basa la credenza che la percezione per sé stessa possiede certe caratteristiche quando la esperisco in un momento presente, altre quando ne ho memoria ed altre ancora quando le anticipiamo nella progettualità futura. Il filosofo pone la distinzione tra una percezione soggettiva della Serie A - la quale non sarebbe soggetta a contraddizione - e percezione oggettiva della stessa:

If, indeed, the A series was something purely subjective, there would be no difficulty. We could say that M was past for X and present for Y, just as we could say that it was pleasant for X and painful for Y. But we are considering attempts to take time as real, as something which belongs to the reality itself, and not only to our beliefs about it, and this can only be so if the A series also applies to the reality itself. And if it does this, then at any moment M must be present or past. It cannot be both.26

Le percezioni che un soggetto possiede nel presente accadono in quello che McTaggart chiama Presente Manifesto;27 delle percezioni che si posseggono al di là di esso posso solo avere memoria o anticipazione. Il Presente Manifesto varia nella durata a seconda delle circostanze e può essere differente per due persone nel medesimo intervallo temporale: un evento M può essere simultaneo alla concezione Q di X e alla percezione R di Y; inoltre, può accadere che in un certo momento Q cessi di essere parte del Presente Manifesto di X, caso in cui M sarà, quindi, passato in quel momento, e in quello stesso momento, tuttavia, R può essere ancora parte del Presente Manifesto di Y. In conclusione, M sarà presente nello stesso momento in cui esso è passato. Se si considera, dunque, la percezione temporale come soggettiva, potremmo dire senza alcuna difficoltà che M era passato per X e presente per Y.

McTaggart sta considerando tentativi di assumere il tempo come reale, come qualcosa che appartiene alla realtà e non solo alle nostre credenze riguardo ad essa; le cose possono stare in questo modo solo se anche la Serie A vale per la realtà; ma se così fosse, in qualsiasi momento, M deve essere presente o passato, non può essere entrambi. Che ragione abbiamo di credere all’esistenza di un tale presente che non osserviamo essere presente – poiché potrebbe essere la millesima parte di un secondo - e che non ha relazione con quello che effettivamente osserviamo come presente?

Per evitare tali difficoltà si dovrebbe assumere che il presente della Serie A non consista in una durata finita, ma in un mero punto che separa il futuro dal passato; ma questo secondo il filosofo condurrebbe ad altre difficoltà, perché in tal caso il tempo oggettivo in cui sono gli eventi sarà qualcosa di completamente differente dal tempo in cui noi lo percepiamo:

The time in which we perceive them has a present of varying finite duration, and, therefore, with the future and the past, is divided into three durations. The objective time has only two durations, separated by a present which has nothing but the name in common with the present of experience, since it is not a duration but a point. What is there in our experience which gives us the least reason to believe in such a time as this?28

La nostra esperienza del tempo, basata principalmente sul Presente Manifesto, non sarebbe meno illusoria se ci fosse un tempo reale in cui esistono le realtà che esperiamo. Il Presente Manifesto delle nostre osservazioni, variando da soggetto a soggetto, non può corrispondere al presente degli eventi osservati:

And consequently the past and future of our observations could not correspond to the past and future of the events observed. On either hypothesis whether we take time as real or as unrealeverything is observed in a specious present, but nothing, not even the observations themselves, can ever be in a specious present. And in that case I do not see that we treat experience as much more illusory when we say that nothing is ever in a present at all, than when we say that everything passes through some entirely different present.29

L’analisi di questo punto è fondamentale per escludere che il termine esterno al tempo - con il quale passato, presente e futuro hanno una relazione - possa essere il soggetto conoscente.

McTaggart introduce un’ulteriore serie, la Serie C. Nella versione del 1908 precede l’argomento sull’irrealtà della Serie A, nella seconda lo segue. Dobbiamo sottolineare, inoltre, che nel secondo volume di The Nature of Existence, sono dedicati altri ben sei capitoli all’analisi di quest’ultima: a) Error: b) Error and the C-Series; c) The C-Series, Conditions of the problem; d) The C-Series, Nature of Term; e) The C- Series, Nature of Relation; f) The Relation of Three Series.

La Serie A e la Serie B non sono egualmente originarie: mentre la prima è primitiva ed indefinibile, la Serie B è costituita dall’applicazione della Serie A ad un'ulteriore serie, la Serie C. McTaggart la definisce come una serie ordinata ma atemporale e dunque priva di direzione. Una Serie C potrebbe essere quella delle lettere dell’alfabeto che posseggono un ordine ma non hanno direzione: si può passare dalle lettere «a» alla lettera «f» o percorrere la serie al contrario senza che essa venga alterata.

La Serie B, dotata di una direzione, è valida nel momento in cui la Serie A, irriducibile e dotata di mutamento in una direzione, entra in una «sintesi» con i termini ordinati nella Serie C: dunque, per McTaggart la realtà nella sua totalità, indipendentemente dal tempo che si rileverà essere irreale, è ordinata atemporalmente secondo questa serie. Il contenuto di quanto appare nel tempo è costituito da una serie atemporale e la Serie B nasce nel momento in cui la Serie A temporale, priva di contenuto, si applica alla Serie C.

Nell’edizione del ’27 sono presenti paragrafi – dal 334 al 345 - riguardo alla teoria temporale del suo allievo ed amico Broad, contenuta nel libro Scientific Thought, dove propone una teoria del tempo che a suo avviso elimina le difficoltà che hanno portato il suo maestro a trattare il tempo come irreale.30 Egli accetta la realtà del presente e del passato, ma sostiene che il futuro è semplicemente nulla; niente è accaduto al presente divenendo passato ad eccezione di nuove porzioni di esistenza che si sono aggiunte alla storia totale del mondo; il passato è, così, altrettanto reale del presente. D’altra parte, l’essenza di un evento presente è, per Broad, non che esso preceda eventi futuri, ma che non c’è niente con cui abbia la relazione di precedenza. La somma totale di esistenza è sempre in crescita, ed è questo che dà alla serie temporale tanto un senso quanto un ordine: «A moment t is later than a moment t, if the sum total of existence at t includes the sum total of existence at t’, together with something more».31

Broad afferma che i giudizi che dichiarano di riferirsi al futuro non si riferiscono ad alcun fatto, positivo o negativo, nel tempo in cui essi sono formulati, e dunque in quel tempo non sono né veri né falsi. Questi eventi diventeranno o veri o falsi quando ci sarà un fatto al quale riferirsi, dopo di che essi rimarranno tali, a seconda del caso, per sempre. McTaggart osserva come Broad abbia eliminato, tra le tipologie di giudizio, quello sul futuro, il quale non è un giudizio autentico quando viene formulato, ma si limita a godere di un titolo di cortesia, per anticipazione: «come i figli primogeniti dell’alta nobiltà durante il tempo in cui sono ancora in vita i loro padri».32 La teoria temporale di Broad implicherebbe che il giudizio futuro: «pioverà domani» non sia né vero né falso, mentre per McTaggart lo stesso giudizio è vero o falso. Il secondo luogo, dice McTaggart, si deve osservare che la teoria di Broad non può essere accettata perché il passato determina intrinsecamente il futuro:

If X intrinsically determines a subsequent F, then (at any rate as soon as X is present or past, and therefore, on Dr Broad's theory, real) it will be true that, since there is an X, there must be a subsequent F. Then it is true that there is a subsequent F. And if that F is not itself present or past, then it is true that there will be a future F, and so something is true about the future.33

È possibile sostenere che il passato non determini in alcun caso il futuro? Per McTaggart ci sono tante ragioni per credere che il passato determini il futuro quante ce ne sono per credere che il passato remoto determini il passato prossimo o il presente:

If the moon was visible in a certain direction last midnight, this intrinsically determines that, either it will be visible in a rather different direction next midnight, or the night will be cloudy, or the universe will have come to an end, or the relative motions of the earth and moon will have changed. Thus it is true that in the future one of four things will happen. And thus a proposition about the future is true.34

Sembra, quindi, impossibile negare che la verità di certe proposizioni sul futuro sia implicita nella verità di altre sul passato e che, dunque, certe proposizioni sul futuro siano vere: se non fosse vero, nel 1921, che l’occorrenza di un evento nel 1920 implica l’occorrenza di un evento nel 1922, allora non potrebbe essere vero nel 1923, quando sia il 1920 che il 1922 sono nel passato. Se Broad avesse ragione, dice McTaggart, nessun momento avrebbe le tre caratteristiche, incompatibili, di passato, presente e futuro, ma ciascuno di essi avrebbe le due caratteristiche, incompatibili, di passato e presente, e questo, per il filosofo, è sufficiente a generare una contraddizione.35 Le parole «passato» e «presente» indicano chiaramente caratteristiche differenti, non compatibili come lo sarebbero quelle di «rosso» e «dolce». McTaggart pone l’esempio:

se una persona dicesse «le fragole sono rosse», e un’altra rispondesse: «questo è falso, perché sono dolci», la seconda proferirebbe un assoluto non senso. Ma se la prima dicesse: «tu mangi le mie fragole», e la seconda rispondesse: «questo è falso, perché le ho già mangiate», bisogna ammettere che il rilievo non è un non senso assoluto, sebbene la sua precisa relazione con la verità possa dipendere dalla verità relativa alla realtà della materia e del tempo.36

I termini si possono rendere compatibili solo mediante una precisazione, e la formulazione esatta di questa precisazione è che, quando dico che M è presente, intendo dire che esso lo è in un momento del tempo presente, e sarà passato in un certo momento del tempo futuro, e che, quando diciamo che M è passato, intendiamo che è stato presente in un certo momento del tempo passato e che è passato in un momento del tempo presente. Broad pretende di eliminare «sarà passato in un certo momento del tempo futuro», ma anche in questo caso, dice McTaggart, sarebbe vero che, quando diciamo che M è passato, intendiamo dire che è stato presente in un certo momento del tempo passato, ed è passato in un momento del tempo presente, e che, quando diciamo che M è presente, intendiamo dire che è presente in un momento del tempo presente. Broad distingue l’essere presente e l’essere passato di un evento attraverso riferimenti al passato e al presente, ma ogni momento che è passato è anche presente; se cerchiamo di eliminare questa difficoltà dicendo che è passato ed è stato presente, allora avremmo una serie infinita e viziosa, conclude McTaggart. La realtà del tempo non è una certezza immediata; è vero, tuttavia, che percepiamo le cose nel tempo, di conseguenza sostenere la sua irrealtà implica il presentarsi di percezioni erronee, le quali per McTaggart non sono impossibili, anzi, saranno il fulcro della sua intera teoria sulla Realtà.

Le quattro serie del reale

L’argomentazione di McTaggart è comunemente conosciuta come «paradosso temporale» e può essere brutalmente ridotta a quanto segue:

  1. Il tempo è reale solo se si verifica un vero cambiamento
  2. Il cambiamento può essere espresso solo attraverso la Serie A
  3. La Serie A non esiste
  4. Il tempo è, dunque, irreale

Presupponendo che i contenuti della Serie A siano eventi, il vero cambiamento si verifica solo se questi cambiano effettivamente. Per far sì che questo mutamento avvenga, ogni evento sarà prima futuro, poi presente e poi passato, ovvero assumerà una diversa posizione nella Serie A. Secondo McTaggart, un evento che gode di una variazione qualitativa lungo il suo asse temporale – come una mela che da rossa diventa man mano marcia – non costituisce un esempio di cambiamento reale, poiché è sempre vero che la mela è stata rossa in un tempo t e marcia in un tempo t₁. Questo è il motivo per il quale McTaggart rifiuta la definizione di cambiamento proposta da Russell, secondo il quale qualche cosa cambia solo nel caso in cui una proposizione, vera in un dato momento, non lo sia quando valutata in un tempo precedente o successivo. Questa posizione è inaccettabile per McTaggart, il quale non riconosce lo statuto di verità delle proposizioni, le quali non contribuiscono in alcun modo a determinare la verità o la falsità di una credenza; inoltre, ammettere che la mela sia stata rossa in un tempo t e marcia in un tempo t₁, implicherebbe ammettere che la verità possegga dei gradi, nel senso che la proposizione «la mela è marcia adesso» sarebbe più vera di quella «la mela è stata rossa una settimana fa». Se si accettasse la visione del mutamento qualitativo, dovremmo presupporre che l’essere rosso della mela in un tempo t sia meno vero del suo marcire in un tempo t₁. L’essere presente, passato o futuro, sono determinazioni incompatibili proprio perché, secondo McTaggart, il possesso di una di queste tre caratteristiche piuttosto che un’altra, ammetterebbe la validità di gradi di verità, dal più vero al meno vero.

Si arriva così a comprendere perché la Serie A non possa esprimere il cambiamento se non concepito come mutamento qualitativo; ne deriva che questa serie può essere accettata solo se tutto, nel tempo, possiede tutte e tre le caratteristiche simultaneamente. Rispetto alla Serie B, la Serie A è simmetrica, essa non è generata da una semplice scelta arbitraria di un momento come il presente. La Serie B si trova in posizione subalterna rispetto alla Serie A, proprio perché non è in grado di esprimere il mutamento; essendo essa una serie relazionale transitiva ed asimmetrica, presuppone che ogni evento della serie abbia un posto permanente funzionale alla sussistenza delle relazioni. La Serie A non può, nel suo insieme, essere considerata una serie qualitativa, poiché è relazionale anch’essa; i termini di questa serie non posseggono le caratteristiche di passato, presente o futuro, le quali sono, in verità, relazioni in cui gli eventi si trovano con qualcosa di esterno alla serie temporale. I contenuti della Serie A sono dati dalla loro sintesi con i contenuti di un’ulteriore serie, la Serie C, la quale è una serie ordinata, atemporale e priva di direzione. I termini di questa serie sono sostanze, composte da materia differenziata che il soggetto percepisce solo come intero. La percezione di ciascun soggetto può essere più o meno accurata; per questo motivo McTaggart ammette l’esistenza di un’ulteriore serie, la Serie D, rappresentante la percezione addizionale del percetto, incremento quantitativo che non siamo in grado di percepire se non per analogia, dato che i suoi termini sono percepiti anch’essi, erroneamente, come facenti parte della Serie B. Si tratta di una serie estensiva, e non intensiva come la Serie C. Riassumendo:

  1. I termini della Serie C sono i termini della nostra presente esperienza
  2. I termini di questa dimensione formano una serie in cui i membri sono connessi dalle relazioni incluso in, inclusivo di
  3. In questo modo, di due termini qualsiasi uno sarà inclusivo dell’altro e l’altro sarà incluso in quello
  4. I contenuti della Serie C sono stati della percezione distorta
  5. L’errore percettivo può essere più o meno incidente ed intenso
  6. La Serie D veicola l’intensità degli stati percettivi

McTaggart non sostiene l’irrealtà del tempo come fine a sé stessa, bensì con lo scopo di mostrare che la nostra esperienza sensibile è illusoria proprio perché percepita come nel tempo; ed è proprio la Serie C che, essendo percepita dal soggetto come Serie B, induce all’errore, alla percezione illusoria di una realtà empirica che è ben lontana dalla vera realtà.37

Realtà e apparenza

John Ellis McTaggart è certamente da considerarsi uno dei metafisici più importanti del XX secolo. Egli è convenzionalmente inscritto, nella storiografia filosofica, all’interno di quella corrente di pensiero che oggi conosciamo come neohegelismo anglosassone, la quale si sviluppa all’interno di quella ricezione dell’idealismo classico tedesco che nella seconda metà dell’Ottocento ha come principale obiettivo la reazione nei confronti del positivismo, condotta con scetticismo nei confronti di quei giudizi empirici pronunciati sulla natura del reale.

La figura di McTaggart come intellettuale è stata messa in ombra da personalità quali Russell, suo allievo, presente, a differenza del maestro, nei più comuni manuali di storia della filosofia. Egli deve la sua fama al famoso argomento a favore dell’irrealtà temporale, convinzione teorica che lo accompagnerà per tutta la sua carriera accademica. Le sue riflessioni in merito possono essere rintracciate in molti scritti precedenti la pubblicazione del saggio The Unreality of Time del 1908; tra questi è opportuno menzionare i suoi Studies in the Hegelian Dialectic del 1896, nei quali la concezione dell’irrealtà temporale è analizzata alla luce del funzionamento logico della dialettica hegeliana, nelle sezioni 141-144; e Time and Hegelian Dialectic del 1894, dove il filosofo compie un vero e proprio lavoro di esegesi critica rispetto alla concezione temporale hegeliana.

Nella prima parte di quest’ultimo scritto pubblicata nel 1893, McTaggart individua un problema nel sistema di Hegel: come può una realtà assoluta essere temporale nel senso in cui appare all’esperienza? Questa considerazione è importante per comprendere il modo in cui il filosofo giunge a teorizzare l’irrealtà del tempo; la sua riflessione può essere ricondotta al fallace tentativo di conciliare l’idea di realtà intesa come assoluto con l’idea di una realtà temporale. Al tempo stesso le caratteristiche della realtà empirica non possono essere considerate reali caratteristiche del reale, poiché ogni tentativo di relazionarle porterebbe ad una contraddizione, a meno che non si rapportino tra loro come realtà ed apparenza.38 La realtà è assoluta mentre invece sembra essere temporale.

McTaggart, in effetti, non sostiene mai che ci sia una contraddizione nella manifestazione apparente del tempo in una realtà assoluta; essa emerge solo se - accettata la caratterizzazione hegeliana di una realtà assoluta - si cerca di interpretare il concetto di tale realtà come «anche» temporale. Per arrivare a questo tipo di ragionamento non possiamo fare a meno di premesse metafisiche. Il fatto che l’argomento appaia per la prima volta come contributo in una rivista spiega in parte la sua ricezione come scritto a sé stante; McTaggart fa piccolissimi cenni riguardo alle sue convinzioni metafisiche all’interno di questo. Le ragioni che hanno spinto McTaggart ad operare una scelta di questo tipo possono essere molte, tuttavia penso che egli abbia deciso di non soffermarsi su presupposti metafisici perché, in quel tempo, essendo un intellettuale ormai affermato, diede per scontato che i suoi lettori conoscessero il contesto della sua riflessione. Era noto che si muovesse nel solco di un idealismo di matrice hegeliana e che fosse persuaso dall’idea di una realtà assoluta.

Time and Hegelian Dialectic costituisce un fallace tentativo di conciliazione tra l’idea della realtà assoluta hegeliana e il fatto che essa sembra essere temporale. Per McTaggart l’assoluto ed il temporale sono uniti da un rapporto di tesi – antitesi; non esiste una sintesi, o meglio non è stata ancora trovata, ma non è escluso che essa possa darsi in futuro. La tesi dell’irrealtà del tempo è l’esito di una lotta tra due distinti piani del reale, uno assoluto e l’altro empirico, arrivando alla conclusione che la realtà non può essere assoluta e insieme temporale.

Quello che emerge da queste brevi considerazioni è funzionale a far comprendere che è necessario riconsiderare l’argomento a favore dell’irrealtà temporale come dipendente dalla sua stessa riflessione metafisica; infatti, qualora si volesse sostenere il contrario, sarebbe l’unico tra i suoi scritti a prescindere da queste premesse. È curioso come ciò venga negato da chi, indubbiamente, è stato il più grande studioso del pensiero di McTaggart, ossia C. D. Broad, che nel suo Examination of McTaggart Philosophy afferma che la realtà del tempo è rifiutata nel capitolo XXXIII di The Nature of Existence non perché le caratteristiche temporali entrino in contrasto con altre caratteristiche proprie a tutto ciò che esiste, ma perché sono internamente inconsistenti. Broad non approfondisce nel dettaglio questo punto e nessun riferimento in tal senso si trova nelle opere di McTaggart.

Può essere dimostrato che l’argomento a favore dell’irrealtà temporale serve a rivelare che è impossibile per la realtà esistente come un tutto avere le caratteristiche che appare possedere nella presente esperienza. Ciò avviene alla luce di quanto McTaggart afferma nel primo volume del suo opus maius: occorre assumere a priori che la realtà esistente come un tutto è conforme con le caratteristiche generali dell’esistente nella realtà assoluta. La metafisica di McTaggart può essere ridotta, semplificando, a quanto segue:

  1. La realtà è fondata sull’esistenza di sostanze che hanno proprietà e stanno in relazione
  2. Queste proprietà e relazioni dipendono, per la loro realtà ed esistenza, dall’esistenza delle sostanze stesse

McTaggart non fa particolari allusioni allo spazio e al tempo come realtà straordinarie che devono essere considerate come condizioni fondamentali per l’esistenza delle sostanze che le occupano. L’essere una determinata sostanza non ha nulla a che vedere con l’essere materiale, una sostanza è qualsiasi cosa abbia un qualsiasi tipo di proprietà e si trovi in un qualsiasi tipo di relazione. Noi attribuiamo proprietà al tempo e allo spazio e dunque li qualifichiamo come sostanze, in accordo con il pensiero di McTaggart.

Gli eventi stessi, nella misura in cui posseggono proprietà e relazioni, sono sostanze; di conseguenza, se il tempo fosse reale dovrebbe essere una sostanza o una proprietà di una sostanza esistente, o ancora, una relazione tra sostanze esistenti; questo è più o meno quello che vuole intendere quando afferma: «it is admitted that the only way in which time can be real is by existing». Il futuro ed il passato non sono esclusi da tale considerazione, poiché se questi fossero reali, esisterebbero nell’unico modo possibile, cioè come sostanze, proprietà di sostanze, relazioni tra sostanze.

In McTaggart questo criterio di realtà è deciso prima delle considerazioni sul tempo; la sua teoria costituisce uno spartiacque rispetto a quella che è stata un’opinione largamente diffusa nella storia della filosofia del tempo a partire da Aristotele: ovvero l’idea che il presente esiste, il futuro non esiste ancora ed il passato non esiste più.

Nel caso di McTaggart, si ammette l’esistenza di una distinzione tra apparenza e realtà con la conseguente possibilità dell’errore; dobbiamo considerare non solo di cosa è fatta la realtà – sostanza, qualità e relazione – ma anche che alcuni dei suoi costituenti, nello specifico le nostre convinzioni, abbiano il potere di rappresentare la natura di altre entità, a volte in maniera corretta, altre volte no. Detto altrimenti, dobbiamo essere in grado di familiarizzare con la visione di McTaggart riguardo a tutto ciò che ha a che fare con la distinzione e la connessione tra pensiero e realtà (credenze, ipotesi, verità, falsità, che non formano una categoria separata di entità distinte da sostanze, qualità e relazioni, proprio come nel caso del tempo e dello spazio), nonché con la visione della natura generale degli elementi costitutivi fondamentali.

Ai fini della corretta comprensione della teoria sull’irrealtà temporale è, dunque, necessario tenere presente il sistema metafisico di McTaggart, chiarendo i termini del suo lessico filosofico che non sono stati definiti univocamente nella letteratura filosofica e il particolare uso che ne fa l’autore all’interno della sua opera.

Bibliografia

  • Broad C.D., 1933-1938, Examination of McTaggart’s Philosophy, Cambridge, Cambridge University Press.
  • Broad C.D., Scientific Thought, Cambridge University Press, 1923
  • Cimmino L., John Ellis McTaggart, in Aphex, 13 (2016), pp. 1-13
  • Cimmino L., John Ellis McTaggart, l’Irrealtà del tempo, BUR, 2006
  • McTaggart J.E., Studies in the Hegelian Dialectic, Cambridge, Cambridge University Press, 1922
  • McTaggart J.E., The Nature of Existence, vol. I. Cambridge: Cambridge University Press, 1921
  • McTaggart J.E., The Nature of Existence, vol. II, edited by C. D. Broad, Cambridge: Cambridge University Press 1927
  • McTaggart J.E., The Unreality of Time, Mind, n.s., XVII, 1908, pp. 457-474.
  • Orilia F., Filosofia del tempo. Il dibattito contemporaneo, Roma, Carocci, 2012
  • Russell B., The Autobiography of Bertrand Russell (1872–1914), London: Allen and Unwin Press, 1951
  • Russell B., Principles of Mathematics, London, George Allen and Unwin, 1972

  1. Le informazioni riguardo alla vita di John Ellis McTaggart sono contenute in maniera approfondita nel testo di Claudio Tugnoli «La Natura dell’Esistenza»; quelle sopracitate sono state selezionate dal suddetto volume. ↩︎

  2. « We may take here either the relation of “earlier than” or the relation of “later than,” both of which, of course, are transitive and asymmetrical. If we take the first, then the terms have to be such that, of any two of them, either the first is earlier than the second, or the second is earlier than the first». McTaggart, The Nature of Existence, Vol.II, p. 10. ↩︎

  3. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 11. ↩︎

  4. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 10. ↩︎

  5. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 11. ↩︎

  6. «If then, a B series without an A series can constitute time, change must be possible without an A series», McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 12. ↩︎

  7. Ibidem. ↩︎

  8. J. E McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 12. ↩︎

  9. J. E McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 13. ↩︎

  10. Bertrand Russell, Principles of Mathematics, London, George Allen and Unwin, 1972, p. 488. ↩︎

  11. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 14. ↩︎

  12. Ibidem. ↩︎

  13. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 15. ↩︎

  14. «The difference between us is that he thinks that, when the A series is rejected, change, time, and the B series can still be kept, while I maintain that its rejection involves the rejection of change, and, consequently, of time, and of the B series». McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 16. ↩︎

  15. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 17. ↩︎

  16. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p, 18. ↩︎

  17. Ibidem↩︎

  18. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 19. ↩︎

  19. Ibidem. ↩︎

  20. «Past, present, and future are incompatible determinations. Every event must be one or the other, but no event can be more than one». McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 20. ↩︎

  21. McTaggart, The Unreality of Time, 1908, Mind, p. 468. ↩︎

  22. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 21. ↩︎

  23. Luigi Cimmino, «John Ellis McTaggart, l’Irrealtà del tempo», p. 31. ↩︎

  24. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 22. ↩︎

  25. «Even on the hypothesis that judgments are real it would be necessary to regard ourselves as perceiving things in time, and so perceiving them erroneously. (Cp. Chap. XLIV, p. 196.) And we shall see later that all cognition is perception, and that, therefore, all error is erroneous perception». McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 23. ↩︎

  26. McTaggart, The Unreality of Time, 1908, Mind, p. 472. ↩︎

  27. Il termine Specious Present è stato utilizzato per la prima volta da E.R Clay in The Alternative: A Study in Psychology, 1882, e successivamente da James nei suoi Principles of Psychology, 1890. Il Presente manifesto indica l’intervallo finito di tempo di cui la mente avrebbe coscienza «ora» e che segnerebbe i netti confini tra il passato ricordato ed il futuro anticipato. ↩︎

  28. McTaggart, The Unreality of Time, 1908, Mind, p. 473. ↩︎

  29. Ibidem. ↩︎

  30. «Dr Broad, in his admirable book Scientific Thought, has put forward a theory of time which he maintains would remove the difficulties which have led me to treat time as unreal», McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 23. ↩︎

  31. C.D. Broad, Scientific Thought, cit., p. 66. ↩︎

  32. C.D. Broad, Scientific Thought, cit., p. 73. ↩︎

  33. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 24. ↩︎

  34. McTaggart, The Nature of Existence, Vol. II, p. 25. ↩︎

  35. «And this would be sufficient to produce the contradiction», McTaggart, The Nature of Existence, Vol II, p. 26 ↩︎

  36. Ibidem. ↩︎

  37. McTaggart utilizza il termine Absolute Reality↩︎

  38. La distinzione tra realtà ed apparenza diventa dicotomia indispensabile nelle riflessioni filosofiche e metafisiche che seguono storicamente le considerazioni di McTaggart; basti pensare ai lavori di Bertrand Russell e Bradley. ↩︎