Totalité et Infini cinquant’anni dopo

Nel secondo semestre dell’Anno Accademico 2010-2011, abbiamo ideato e realizzato, in collaborazione con il collega Prof. Virgilio Cesarone, presso l’Università degli Studi «Gabriele d’Annunzio» di Chieti-Pescara, un Seminario Internazionale sul pensiero di Emmanuel Levinas. L’iniziativa era motivata, a livello storico-occasionale, dalla ricorrenza del primo cinquantenario della pubblicazione di Totalité et Infini. Essai sur l’éxtériorité (M. Nijhoff, La Haye 1961),1 notoriamente, uno dei massimi capolavori filosofici del pensatore. Ma l’occasione storica veniva colta, da chi organizzava l’iniziativa, e al di là di ogni intento puramente commemorativo o celebrativo, come un pretesto e come un impulso per promuovere una rinnovata riflessione critica sulla figura e sulla meditazione del pensatore, e sull’eredità filosofica da lui consegnata ai posteri, con un riferimento particolare all’opera appena menzionata.

Cinquant’anni — mezzo secolo! — rappresentano, certo, per ogni opera filosofica, un lasso di tempo abbastanza significativo. Essi sono ben sufficienti per bruciarne inesorabilmente le scorie, purificandola, così, radicalmente, dagli eventuali tributi pagati alle mode effimere del momento in cui essa è apparsa per la prima volta, e svelando impietosamente il carattere di slogan che poteva contrassegnare formulazioni ed espressioni accolte inizialmente come novità assolute, ricche di futuro. Ma la distanza temporale può anche produrre, del tutto al contrario, l’effetto di svelare, sottolineare e esaltare, in una luce assolutamente nuova, e talora persino sorprendente, la vitalità di un’opera, ove essa possedesse le risorse adeguate per sfidare la corrosione degli anni che passano. Non crediamo si possa negare che quest’ultimo effetto, appena evocato, si sia prodotto, di fatto — e in misura ragguardevole — nel caso dell’opera levinasiana in questione.

Al Seminario di cui stiamo parlando attribuimmo il titolo seguente: Risorgenze del «nuovo pensiero» / Résurgences de la «nouvelle pensée», allo scopo di suggerire immediatamente la chiave di lettura essenziale attraverso cui si intendeva mettere a fuoco la proposta speculativa globale del pensatore e, in particolare, l’opera che veniva presa in considerazione specifica. La chiave di lettura in questione si proponeva di privilegiare, in maniera del tutto speciale, una prospettiva particolare — certo non l’unica, però di notevole rilevanza — attraverso cui potrebbe essere accostato e interpretato il capolavoro levinasiano. Totalité et Infini, infatti — un’opera estremamente complessa, che si ispira a una ricca molteplicità di referenti storico-teoretici — potrebbe ben essere considerata, almeno da un certo angolo visuale, come il frutto maturo di una clamorosa e quasi esplosiva reviviscenza, nella seconda metà del XX secolo, di un filone speculativo, autodenominatosi «nuovo pensiero», che affondava le sue primissime radici in alcune aree ben precise della riflessione, non solo filosofica, europea, del secondo decennio dello stesso secolo. Il «nuovo pensiero», infatti, era nato agli inizi degli anni Dieci del Novecento, dalla fitta trama di un intenso e pionieristico dibattito culturale, che si era sviluppato, in Germania, intorno alla figura dominante di Franz Rosenzweig (1886-1929). Il dibattito in questione aveva assunto immediatamente una caratteristica fisionomia multidimensionale, coinvolgendo personalità molto diverse per temperamento e formazione culturale, per identità religiosa (ebrei, luterani, cattolici), e per competenze professionali (storiografi, giuristi, filosofi, teologi, biologi, medici, neuropsichiatri) .2 Il «nuovo pensiero» si era riproposto immediatamente, fin dalle sue primissime origini, un ripensamento di fondo, in una chiave nuova e, a tratti, rivoluzionaria di diversi aspetti salienti della tradizione culturale occidentale. Il capolavoro filosofico di Levinas, al quale era dedicata l’attenzione privilegiata del nostro Seminario, dichiarava, fin dalla sua Préface, un debito speculativo dalle dimensioni letteralmente strabordanti, nei confronti di Rosenzweig, «troppo spesso presente» nell’opera «per poter essere citato».3 Lo stesso pensatore si autoannetteva, così, nella sua opera, in maniera esplicita, e perciò inequivocabile, all’orizzonte speculativo del «nuovo pensiero», proprio nel momento in cui proponeva una modulazione di esso assolutamente inedita e originale.4

La pubblicazione, in questa sede, dei materiali che hanno costituito la sostanza del Seminario di cui stiamo parlando si propone l’obiettivo essenziale di metterli a disposizione di un pubblico molto più ampio rispetto a quello che ebbe la possibilità di parteciparvi di persona. I materiali in questione sono rappresentati, innanzitutto, dai testi delle tre conferenze nelle quali il Seminario si è articolato. La prima di esse, tenuta da Marie-Anne Lescourret (Université «Marc Bloch» di Strasburgo), ricostruisce le coordinate fondamentali dell’itinerario biografico e intellettuale di Levinas, facendo risaltare, in maniera particolarmente brillante, la ricca trama di esperienze umane e culturali che soggiace alla dimensione più propriamente speculativa della riflessione del pensatore. La seconda conferenza, di Joëlle Hansel (Centre Raïssa et Emmanuel Levinas, Gerusalemme; Société Internationale de Recherche Emmanuel Levinas, Parigi), illustra, in maniera estremamente puntuale e efficace, il progetto complessivo che il capolavoro levinasiano si propone di realizzare e le sue articolazioni fondamentali. Il contributo di Petar Bojanic (Centre for Ethics, Law and Applied Philosophy, Institute for Philosophy and Social Theory, Università di Belgrado), infine, esplora alcune implicazioni, particolarmente complesse e altamente problematiche, di carattere più specificamente politico, che soggiacciono alla comprensione levinasiana dell’etica in termini di «filosofia prima».

Gli autori, dopo aver effettuato una revisione di massima dei loro testi originari, hanno scelto di lasciare del tutto immutato il loro carattere spiccatamente «orale». Abbiamo pensato, da parte nostra, di rispettare integralmente questa decisione. La loro rinuncia ad apparati critico-bibliografici di particolare mole e complessità ci è sembrata, infatti, un’opzione particolarmente felice, che ha permesso di far risaltare la capacità di presa immediata e la freschezza dei loro contributi. I testi che qui presentiamo sono stati poi messi a punto, nella loro redazione definitiva, in dialogo con i relatori, dalla Dott. ssa Gabriella Caponigro, che ne ha anche revisionato la traduzione italiana.

Ai testi delle tre conferenze aggiungiamo qui un video, di grande suggestione, che fu proiettato a suo tempo nel corso dello svolgimento del nostro Seminario. Si tratta di una preziosa intervista a Emmanuel Levinas che fu realizzata da France Guwy e poi trasmessa dalla televisione neerlandese nel 1986. Al video in questione aggiungiamo, all’interno del dossier levinasiano che stiamo presentando, la traduzione italiana di ampi estratti dell’intervista.5

Ci sia permesso, in chiusura, di esprimere la nostra viva gratitudine ai tre relatori, per il loro impegno nel Seminario e per la ricchezza e la profondità della loro proposta interpretativa, e, in secondo luogo, in modo del tutto speciale, a France Guwy, per l’amichevole consenso, da lei concessoci, alla riproposizione della bella intervista realizzata.


  1. Trad. it.: Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, a cura di A. Dell’Asta, con introduzione di S. Petrosino, Jaca Book, Milano 1980. ↩︎

  2. Un profilo di massima, dalla fisionomia, insieme, sintetica e introduttiva, del «nuovo pensiero» può essere reperito, nella voce omonima, da noi redatta, presente nell’Enciclopedia Filosofica, Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate - Bompiani, Milano 2006, alle pp. 7994-7996. ↩︎

  3. Si veda, in proposito, Totalité et Infini, cit., p. XVI (trad. it. cit., p. 26). ↩︎

  4. La questione del complesso rapporto di recezione e, insieme, di rimodulazione in termini creativi, che il pensiero di Levinas intrattenne con il «nuovo pensiero» è stata esaminata criticamente e in dettaglio nello Studio Secondo del nostro volume: Voce di silenzio sottile. Sei studi su Levinas, ETS, Pisa 2012, alle pp. 59-88. ↩︎

  5. Gli estratti in questione sono stati pubblicati, a cura di Joëlle Hansel, e con il titolo: L’asymétrie du visage. Interview d’Emmanuel Levinas par France Guwy pour la télévision néerlandaise (1986), nel numero monografico, intitolato: Emmanuel Levinas. Une philosophie de l’évasion, della Rivista «Cités. Philosophie Politique Histoire», n. 25, 2006, alle pp. 115-124. ↩︎