Nunzio Bombaci, Juan Rof Carballo tra medicina e antropologia filosofica. La tenerezza, «ordito» primario dell’uomo, Morcelliana, Brescia 2015, pp. 274, Euro 22,00.
Nunzio Bombaci è uno studioso del personalismo e del pensiero dialogico, anche nel contesto della filosofia spagnola del Novecento.
La sua recente monografia Juan Rof Carballo tra medicina e antropologia filosofica, costituisce solo una parte di una lunga ricerca condotta sugli scritti di Rof Carballo, stimato medico galiziano vissuto tra il 1905 e il 1994, e nel 1983 nominato membro della Real Academia Española per i suoi insegnamenti e i numerosi riconoscimenti ricevuti anche a livello internazionale. Dopo aver studiato biologia, medicina interna e psicoanalisi, l’autore ha posto le basi della medicina psicosomatica nel suo paese, adottando il termine urdimbre per spiegare il legame intimo e profondo tra l’essere umano e tutto ciò che lo circonda. Nella lingua italiana il lemma che meglio ne traduce il significato è ordito.
Bombaci illustra con appropriatezza di esposizione il complesso pensiero rofiano e lo rende accessibile a chiunque voglia conoscere le origini e l’evoluzione della medicina psicosomatica, recensendo gli incontri avuti da Juan Rof Carballo con alcuni tra i più prestigiosi uomini di scienza, letterati e artisti a lui contemporanei. Una cultura enciclopedica, quella dell’autore, che non antepone mai se stesso alle sue ricerche, tanto da apparire reticente sull’inizio della propria vita (che liquida in poche parole). Egli è riuscito a tramandare ai posteri le radici culturali della sua prima formazione, forgiata dall’apporto di molti intellettuali di rango europeo, oltre che dalle tradizioni proprie della sua Galizia.
Nella presentazione di un libro è doveroso riassumere i concetti basilari dell’opera in modo da incuriosire chi si vuole cimentare nel suo studio (non basta leggerlo); i passaggi più significativi del testo sono riportati qui in corsivo. Le principali chiavi di lettura degli scritti di Rof Carballo sono:
- la urdimbre nella triplice declinazione di primaria, di ordine e di identità;
- le virtù più elevate di fiducia/fede, speranza e amore;
- la parola che veicola la terapia;
- la mano che guida le azioni mediche come fossero delle carezze, dal mito di Chirone, il centauro motivato perché ferito da una freccia avvelenata scagliata per errore da Eracle, suo amico, durante una battaglia, causa per lui di inguaribili sofferenze; Chirone, oltre a curare eroi citati nella mitologia greca, lasciò in eredità agli uomini, tramite il dio Asclepio, i primi segreti della Medicina e della Chirurgia.
Bombaci cita il lavoro di Rof Carballo Giro de pensiamento per illustrare i legami tra la medicina organicistica e la psicosomatica secondo una visione allargata alla urdimbre fuori dal confine somatico, in un’amplissima area del suo complesso valore semantico. Lo studioso propone un’attenta analisi del significato e delle funzioni della urdimbre stessa e, così, chi legge separatamente il suo volume e gli scritti rofiani resta a sua volta piacevolmente invischiato in una specie di gioco tra specchi contrapposti in parallelo.
«Se è lecito parlare di costituzione dell’individuo, essa non è esclusivamente genetica ma è la risultante del concorso di fattori genetici e delle vicissitudini della urdimbre» (p. 30). Già secondo gli antichi Greci il destino degli uomini era governato dalla tessitura di un ordito per mezzo di un fuso manovrato dalle tre Moire: Cloto, Lachesi e Atropo. La urdimbre affettiva si realizza nell’infanzia; quella di ordine tra l’infanzia e la fanciullezza e la urdimbre di identità nell’adolescenza e giovinezza. L’intreccio si completa dal concorso dell’ordito e della trama. A monte, nell’embrione e nel feto si concretizza la protourdimbre. Rof Carballo conia inoltre il termine di antiurdimbre costitutiva per designare l’intensa solidarietà che, quale sùrroga alla presenza della madre, si instaura esempio tra bambini all’interno di un brefotrofio. Per Rof Carballo la urdimbre affettiva è costituita essenzialmente dalla madre. I moderni mutamenti nell’accudienza portano a considerare come l’artefice principale della urdimbre nel bambino stia cambiando mano dalla madre verso coloro che sùrrogano di fatto la sua naturale dedizione. Il modus operandi è trasmesso da una generazione all’altra all’interno istintuale di chi (di norma la madre) si prende cura del bambino. In questa figura rappresentativa, durante le azioni di accudienza, risuonano nell’inconscio le proprie emozioni arcaiche. Inoltre, di rilevante importanza equilibratrice è la figura del padre, cioè di colui che ordina il mondo, classifica e gerarchizza la realtà circostante.
Nel mondo animale i comportamenti essenziali alla sopravvivenza sono modulati dall’imprinting genetico e dalle prime cure e leccamenti della madre sul cucciolo neonato; la condotta istintiva si sviluppa e costruisce con l’osservazione e l’esperienza del cucciolo indirizzata verso i soggetti adulti. Pertanto, molti disturbi psichici dell’individuo adulto — uomo compreso — sono correlati ad una carenza nella relazione madre-cucciolo-(o) bambino. E sono davvero pochi i caratteri fenotipici dell’individuo non influenzati dalla urdimbre, ovvero ascrivibili in modo univoco solo a fattori genetici come avviene, ad esempio, per il colore dell’iride. Il concetto di urdimbre come matrice primordiale di comunità è esteso a qualsiasi contesto collettivo fino alla relazione all’interno di un gruppo terapeutico o professionale. La realtà della urdimbre non può essere espressa esaustivamente dal linguaggio verbale, in quanto costituisce un mistero di cui si può parlare senza mai attingere il suo significato più profondo. Come attestano i numerosi riferimenti bibliografici presenti nel volume, Rof Carballo cita con significativa frequenza psicologi e psicoanalisti quali Sándor Ferenczi, René Spitz, Donald Winnicott, Erik Erikson, Michael Balint ed altri, per sottolineare l’esigenza, oggi universalmente condivisa, di promuovere l’emancipazione di un figlio durante la sua crescita e non più solo di assicurarne la protezione.
Alla urdimbre primaria o affettiva il clinico spagnolo riconosce diverse funzioni. Tra queste, figura la funzione di orizzonte, la quale è in costante oscillazione tra l’attitudine a chiudersi in un luogo determinato (come nel complesso del principe Sigismondo, protagonista di La vida es sueño di Calderón de la Barca) e il vagare senza mèta (complesso di Don Chisciotte).
Un’altra importante funzione della urdimbre suddetta è quella vincolante, ad esempio nei confronti una tradizione, cioè verso le consuetudini delle generazioni precedenti. Bombaci ne enfatizza il valore, ponendo in luce gli effetti causati dalla sua rottura, come nel mito di Edipo e del principe Sigismondo, accennando peraltro alla vita di Leonardo da Vinci, tra contrappunti di riferimenti artistici e interpretazioni critiche in chiave psicoanalitica. La tragedia di Edipo incomincia da quando era bambino con il conflitto verso il padre, non perché rivale in amore, ma in quanto detentore del potere, quasi a ripetere la citazione biblica della «cacciata dal Paradiso Terrestre» per la trasgressione di Adamo ed Eva verso Dio. Edipo sapeva ogni cosa tranne chi fosse; non capace di vedere la propria verità, arrivò persino a cavarsi gli occhi. Il rapporto madre-bambino statuisce il paradigma vincolante per ogni essere umano nelle relazioni interpersonali. I due poli della tenerezza, sottesi tra il cuore e l’aggressività, si sviluppano nel bambino all’interno del gioco e della urdimbre di ordine, a seconda della educazione ricevuta. Il maschietto, in relazione al padre, organizza il suo mondo interiore con giochi improntati alla competizione e alla lotta; la femminuccia struttura la tenerezza imitando la madre con il gioco delle bambole.
Il nucleo-chiave della persona consiste in un sentire disteso nel tempo, ovvero nell’avvertire di essere uno, lo stesso (anzi, sempre lo stesso) dall’infanzia alla vecchiaia. Nella ipseità (secondo Paul Ricœur) l’autostima è correlata con la consapevolezza della capacità di assolvere un impegno, di «mantenere» la parola data. Essa va saldarsi con l’identità del gruppo all’interno del quale egli si è costituito come individuo. Quando risponde di più a ciò che vogliono gli altri da lui, l’individuo soffoca la propria identità e sarà più un personaggio che persona. L’identità si struttura in un percorso spiraliforme, servendosi dell’identificazione con gli adulti e la protesta/ribellione verso di loro.
Diversamente dalle altre specie animali, che per lo più raggiungono la maturità nell’arco di alcuni mesi, l’uomo impiega circa vent’anni per acquisire le basi del vivere in forma autonoma: si tratta di una specie di gestazione prolungata al di fuori dell’utero materno e in costante interazione con l’ambiente che lo circonda. Un altro dei misteri arcaici dell’umanità attiene alla ragione per la quale più un essere vivente è invalido e indifeso più suscita intorno a sé tenerezza e desiderio di preservare la sua vita. L’amore parentale è parte costituente della urdimbre, nell’offrire protezione a quell’essere — il neonato — assolutamente privo di protezione, desamparado. Rof Carballo accusa la scienza di omissione se e in quanto trascura di studiare a fondo l’amore. Si dovrebbe analizzare scientificamente — sostiene — l’articolazione che esiste tra il processo del conoscere e il processo dell’amare; e, al suo opposto, l’odio, la violenza e l’aggressività che fanno dell’uomo un essere vivente strano, a volte terribile ed inquietante. L’amore è la più formidabile delle energie cosmiche, è in tutti i luoghi; immenso, onnipotente e sempre indòmito.
Nella tenerezza, modalità tipica dell’amore parentale, si esplica la tensione dialettica tra la funzione protettiva e quella emancipatrice; la tenerezza/amore e la violenza/aggressività sono considerate dal medico spagnolo quali opposte polarità del mondo emozionale proprio dell’uomo.
Va detto che per Rof Carballo, che per molti anni ha esercitato la professione di medico psicosomatico, una peculiare forma di tenerezza trova spazio anche nella psicoterapia. L’atteggiamento adeguato tra psicoterapeuta e paziente (propedeutico per una possibile guarigione) si fonda proprio sui valori intimi di ciascuno, e viene messo in setting con sincerità e desiderio di reciproca alleanza e donazione. La tenerezza genera piacere ad un livello distinto dal sessuale e non può considerarsi quale istanza derivata dalla libido freudiana; perciò, essa è estranea al principio del piacere sensu strictiori. Infatti l’eros diatrofico, volto alla cura della prole, è diverso dall’eros generativo che, invece, si esprime nella sessualità. Dentro la tenerezza si strutturano il bacio ingenuo, la carezza, il gioco e altre forme espressive. Tra i due attori si rappresenta ciò che avviene tra una madre e il suo bambino ove il linguaggio muto e gli atteggiamenti interpersonali richiamano alla manifestazione di un amore creatore. La mano che accarezza è come un nido o un grembo materno che, oltre a donare, accoglie qualcosa fino ad accelerare gli stimoli bio-energetici nella interiorità psichica dell’individuo. Il gioco umano è un mistero; assume grande rilevanza nella fase in cui il bambino se ne serve per sostituire gradualmente la propria condotta di attaccamento. I giocattoli di pelouche, infatti, servono per farlo sentire in sùrroga di compagnia durante le sempre più frequenti assenze della madre. Il rapporto tra la urdimbre di ordine e l’etica universale è ben distinto dalla morale personale. L’uomo, in quanto essere diatrofico che protegge la sua prole e ne ha cura, segue il suo istinto primordiale. Attenzione e responsabilità sono le qualità caratteristiche di queste funzioni. La urdimbre, dunque, non va intesa solo come cura diatrofica tra genitori e figli, ma quale realtà psicobiologica e culturale da estendere anche tra generazioni. Ciò vale segnatamente per il nostro periodo storico, allorché si sta riflettendo, nella comunità scientifica, sulla vulnerabilità del Pianeta e sulle condizioni (per il livello di inquinamento) nelle quali la lasciamo ai pòsteri.
Si è detto che Rof Carballo ha promosso una migliore conoscenza della medicina psicosomatica nel suo paese. Quando, verso gli anni ’60 del secolo scorso, si delimitarono i confini di tale medicina, gli strumenti nelle mani dei ricercatori erano molto modesti e alcuni processi patogenetici ipotizzabili solo empiricamente. Dentro la nuova disciplina fu collocato di tutto e di più; vi finirono, infatti, disturbi dei quali non si riusciva a comprendere il vero meccanismo etio-patogenetico. Per avere riscontro di queste affermazioni basta rileggere gli scritti di Franz Alexander, uno dei fondatori della psicosomatologia nordamericana. Oggi, il DSM 5, ovvero lo strumento di rubricazione delle malattie mentali più noto agli psichiatri di tutto il mondo, ha sostituito, capovolgendolo completamente, il termine «Psicosomatica» con altre e più adeguate classificazioni (cfr. il capitolo dedicato al Disturbo da sintomi somatici e disordini correlati). Tuttavia, le zone d’ombra restano sempre molte. Nessuno è riuscito finora a spiegare il perché di alcuni processi di conversione, né la ragione per la quale l’ansia con i suoi attacchi di panico generi delle sofferenze fisiche a volte invalidanti, oppure il perché del disturbo fittizio, della dismorfo-somato-gnosia e/o di tanti altri sintomi come l’alessitimia (emozione senza possibilità di espressione verbale); quest’ultima può colpire indifferentemente qualsiasi organo e apparato: novella mitica freccia di Eracle finita conficcata nella gamba-zampa di Chirone.
È giunto il momento di cercare con attenzione le verità nascoste tra le maglie sottili ed invisibili delle bio-energie del corpo umano che, prodotte dalle cellule viventi e viaggiando verso l’infinito, interagiscono con le altre energie dell’ambiente circostante, a loro volta da queste influenzate. La psicoterapia ha, oggi, bisogno di un radicale cambiamento di metodo e di indirizzo, partendo da una maggiore attenzione alla raffinatezza e precisione diagnostica, oltre alla verifica puntuale, con idonei indicatori, di qualità, efficacia, efficienza e appropriatezza delle tecniche in uso (di cui molte ormai obsolete), al fine di poter entrare a far parte, a pieno titolo, della emergente disciplina dell’epigenetica.
Negli ultimi anni la scienza, incalzata dal bisogno crescente di salute nella popolazione ha ulteriormente migliorato gli strumenti diagnostici aprendo le porte a nuovi filoni di ricerca. La genetica e la genomica, l’immunologia, la biochimica, la farmacologia con le emergenti cure biologiche e la medicina quantistica stanno per cambiare definitivamente alcuni paradigmi del passato. Èauspicabile l’implementazione di una nuova e virtuosa urdimbre rofiana, da tessere proficuamente tra tutti gli operatori addetti alle cure della persona, per poter guardare al futuro con maggiore ottimismo. Tutto questo, ed altro ancora, è quanto ispira la lettura del nuovo saggio di Nunzio Bombaci.