Controlla ciascuna delle seguenti affermazioni relative a Immanuel Kant: se la ritieni vera seleziona la prima casella, se la ritieni falsa seleziona la seconda, se non sai rispondere lascia selezionata la terza. Dopo aver terminato, potrai controllare la soluzione in un'apposita pagina.
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Molte volte l'illuminismo e il suo spirito sono stati accusati di avere alla lunga prodotto le peggiori deviazioni nella storia culturale dell'Europa: l'esaltazione di una ragione, isolata dalla complessità della vita umana, può condurre alla peggiore disumanità. La concezione dell'illuminismo sostenuta da Kant sembra però cadere molto difficilmente sotto tale condanna. Ha senso ancora oggi lottare per l'autonomia del pensiero?
Il destino della ragione è essere costretta a porsi domande alle quali non sa rispondere: questa considerazione kantiana è in singolare contrasto con il punto di vista di chi ritiene che dove è impossibile la risposta, la domanda è priva di senso o male formulata. Entrambe le posizioni sembrano avere i loro pericoli: la prima può indurre ad uno scetticismo che facilita la strada ad ogni irrazionalità, la seconda rischia di limitare il dialogo umano allo strettissimo campo di ciò che è verificabile con certezza, escludendone sentimenti e speranze. Esiste la possibilità di una via mediana?
È facile accusare la morale kantiana di perseguire un rigorismo inumano: il desiderio di felicità viene in essa scartato come eticamente irrilevante, e qualsiasi considerazione sulle conseguenze della propria azione non ha alcun valore di fronte al giudizio sulla conformità all'imperativo categorico. A volte sembra di essere di fronte più ad una nevrosi idealizzata che ad una praticabile prospettiva morale. Si tratta di impressioni giustificate di fronte alla preoccupazione di Kant di mantenere lo specifico della morale senza confonderlo con le regole di prudenza di cui pure l'esistenza umana è intessuta?
Il celebre appunto di Kant sulla «conversione» in lui operata dalla lettura di Rousseau pone in maniera molto acuta il problema della funzione della filosofia, il cui esercizio accademico facilmente può staccarsi da qualsiasi impegno civile. L'«inutilità» della filosofia non è più così il segno della sua libertà (come in Aristotele), ma piuttosto la conseguenza di una sprezzante aristocrazia del pensiero. In quali modi può oggi la filosofia lottare per i diritti dell'umanità?