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Recensione a Wasim Salman, Gadamer e i teologi. Intorno alla teoria della storia degli effetti (Wirkungsgeschichte)

di Ricardo Lucio Perriello (2 ottobre 2012)

Wasim Salman, Gadamer e i teologi. Intorno alla teoria della storia degli effetti (Wirkungsgeschichte), Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2012, 288 pp.

Il libro di Wasim Salman Gadamer e i teologi costituisce un acutissimo saggio che si addentra in alcuni dei problemi più urgenti, attuali e delicati della teologia contemporanea. Attraverso l'esame dello stretto rapporto di Gadamer con la teologia del XX secolo, il testo di Salman affronta con grande lucidità il tema della Wirkungsgeschichte: storia degli effetti e della storicità dell'uomo in rapporto alla Rivelazione cristiana.

L'Autore esamina, dapprima, la filosofia gadameriana, in una prima parte, che articola magistralmente la tradizione che ispirò Gadamer e l'elaborazione che il filosofo di Heidelberg fece di tale tradizione con grande originalità. Nel pensiero di Gadamer si enucleano alcune delle più grandi questioni del Novecento: il linguaggio, il rapporto-coincidenza tra pensiero e linguaggio, la storicità e finitudine dell'uomo, il rapporto con la tradizione, rapporto ineludibile per Gadamer anche se più conflittuale per la corrente habermassiana -- il concetto di fusione di orizzonti nell'atto dinamico e complesso dell'interpretazione di un testo o di un'opera d'arte. Emerge nel testo, lampante, la concezione di un uomo immerso nella tradizione che, pur provenendo dal passato, si concretizza nel presente e abbisogna del presente per essere attuale e, in qualche modo, vivere.

Gadamer, in quanto protagonista del Novecento, ebbe un grande influsso anche sulla teologia e nella sua formazione non manca il ruolo dei teologi. L'Autore, in modo molto perspicace, sottolinea l'influenza di Bultmann su Gadamer, un influsso letto nell'orizzonte di tutto quel contesto culturale, filosofico ed ermeneutico che diede inizio all'originale riflessione gadameriana.

Questo sorprendente intreccio di influssi e di scambi reciproci tra Gadamer e i teologi del XX secolo, dominato dalla figura di Heidegger e dalle suggestioni del suo pensiero, viene da Salman chiarito con grande rigore storico, sia nell'analisi particolareggiata dei singoli contributi teologici, sia nella sintesi globale. Possiamo sinotticamente ricostruire questo plesso di influssi, chiarito dall'Autore. Gadamer conobbe Bultmann a Marburgo negli anni '20 del Novecento, Bultmann, fu professore di Gadamer e gli comunicò l'interesse e l'amore per la teologia. Viene fatto notare come Bultmann fosse, oltre che un teologo straordinario, un amante del pensiero filosofico, attentissimo lettore di Heidegger, nonché un filologo raffinato, amante della letteratura occidentale.

Tramite Bultmann, in Gadamer riscopriamo l'influsso sia della teologia dialettica di Barth e dello stesso Bultmann, sia della teologia liberale di Von Harnack e Troeltsch, la quale applicava il metodo storico-critico alla Rivelazione cristiana. Questo fermento culturale-teologico, tra coloro che ritenevano di studiare il cristianesimo come se fosse un dato oggettivo storico e coloro che affermavano la trascendenza di un Dio irriducibile alla scienza storica, stimolò la riflessione gadameriana, quale raffinata espressione filosofica, in cui si contemperano il rigore filologico e l'attenzione alla tradizione storica con la critica allo storicismo. Questa contemperanza si traduce nel tema dell' esperienza extrametodica della Verità, uno dei punti cardine di Verità e Metodo.

Oltre all'esame dettagliato degli influssi su Gadamer di questi grandi "maestri", abbiamo un esame sul rapporto reciproco tra Gadamer e teologi a lui contemporanei come Ebeling e Fuchs, allievi anche questi di Bultmann. Questa relazione si enuclea nella riflessione sul tema del linguaggio, tema centrale per la filosofia del Novecento, che torna caleidoscopicamente nelle varie riflessioni. In Fuchs è particolarmente marcato il problema della tradizione, di un linguaggio che attraverso la tradizione giunge sino a noi. Questo nuovo linguaggio è il linguaggio del Nuovo Testamento, il linguaggio della fede, che è capace di unire i peccatori e salvarli nel cammino verso il compimento della promessa di Dio. Questo nuovo linguaggio della fede giunge a noi tramite la tradizione e ci consente l'auto-comprensione e la redenzione.

Anche per Ebeling, ermeneutica è tradizione. Tradizione che permette alla Parola di Dio di tradursi in un linguaggio intelligibile per l'uomo contemporaneo. La teologia ermeneutica si profila, pertanto, anche come teologia dell'annuncio, della parola.

Infine si esamina l'eredità gadameriana in teologi come Pannenberg e Geffré. Quest'ultimo costituisce una delle più brillanti espressioni della tradizione teologica del Novecento; un'espressione teologica capace di confrontarsi con alcuni dei maggiori problemi attuali quali quello del dialogo interreligioso e del pluralismo religioso.

La figura di Geffré, in particolare, ci è presentata con grande accuratezza nell'esame della sua grande importanza per la teologia attuale. A Geffré, infatti, è in appendice dedicata una intervista. Egli costituisce uno dei massimi rappresentanti del pluralismo religioso, tendenza che costituisce il risultato della riflessione teologica del Novecento. L'Autore mostra il processo di formazione di tale tendenza teologica. Vi è l'esclusivismo, linea teologica secondo la quale extra ecclesiam nulla salus; l'inclusivismo, rappresentato dai teologi Daniélou, Congar, De Lubac e Rahner, i quali vedono nelle varie manifestazioni religiose degli aneliti alla Rivelazione ultima e perfetta che è Cristo. Infine vi è il pluralismo religioso di Geffrè e Tracy, che, sviluppando alcuni dei contenuti del Concilio Vaticano II, media tra la centralità e perfezione della Rivelazione cristiana e l'esigenza di comprendere e valorizzare le differenti religioni e culture. L'intenzione divina è unica e si concretizza in Cristo, Rivelazione perfetta del Padre, tuttavia la manifestazione di tale intenzione divina, compresa quella cristiana, appartiene al mondo delle differenti forme culturali e linguistiche. Anche il Cristianesimo si concretizza in una lingua ed in una cultura, che deve aprirsi e "mediarsi" con le altre culture. Scrive l'Autore a riguardo: «È assolutamente vero che la buona novella di Gesù è universale; in altre parole, tuttavia, essa è comprensibile soltanto tramite una cultura precisa». Ne deriva, per ciò che concerne Geffré, un atteggiamento ed un approccio relazionali. Il cristiano deve maturare nella verità salvifica di Cristo, anche attraverso i buoni esempi e i messaggi delle altre religioni, le quali possono aiutarci in questo processo di maturazione cristiana.

Alla fine dell'opera vi è l'interessante intervista dell'Autore al grande teologo domenicano sull'ermeneutica e sul pluralismo religioso; intervista che traduce nella viva plasticità del dialogo il rigore storico-teoretico dei capitoli precedenti: la teoria si compie, così, nella pratica, nel vivente dialogo tra gli interlocutori. La teologia si è fatta dialogica. Geffré parla della sua svolta ermeneutica ed antimetafisica, stimolata dalla critica heideggeriana alla cosiddetta "onto-teologia". Il pensiero del teologo domenicano, in tal modo, realizza e concretizza nella forma del dialogo con gli altri e con le altre religioni, quello che in Gadamer era il dialogo con il testo, secondo l'autentico spirito ermeneutico.

Leggendo quest'opera, ci troviamo di fronte ad un esame del pensiero teologico del XX secolo assieme analitico, capace cioè di penetrare accuratamente i punti cardine dei maggiori teologi del secolo, e sintetico, ossia capace di offrire un messaggio nuovo e costruttivo sul grande influsso e sulla fecondità speculativa del concetto di Wirkungsgeschichte. La Wirkungsgeschichte di Gadamer si è alimentata di una tradizione, ha conosciuto dopo di sé una tradizione successiva e continuerà, nella sua vivente attualità, a procrastinare questa tradizione.

È da notare non solo una grande competenza in campo teologico, per ciò che concerne la riflessione novecentesca e anche attuale, bensì anche linguistica, giacché l'Autore domina perfettamente la lingua francese e tedesca, padroneggiando il concetto e la parola, il pensiero ed il linguaggio, secondo l'autentica e più pura sensibilità gadameriana.

Assai interessante, infine, notare la sintesi della riflessione filosofica e teologica, le quali si fondono nel loro orizzonte, sempre nella prospettiva storica ed ermeneutica: un modo particolare e concreto di relazionare fides e ratio anche nella teologia contemporanea!

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