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La natura nuziale della Liturgia: testi liturgici, arti, architettura e musica

di Francesco Bonomo (11 ottobre 2013)

Presentare un'esposizione organica di come la simbologia dell'Agnello influisca sul mondo liturgico, dei testi, dell'architettura e della musica è un vero e proprio ambito di ricerca. Nei limiti richiesti alla nostra argomentazione abbiamo scelto di focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti principali legati al tema presentato. Ci fermeremo su due prefazi della liturgia romana, due esempi artistici, uno musivo e l'altro architettonico ed infine su un testo musicale.

1. Ad cenam Agni providi: la simbologia dell'Agnello pasquale nell'eucologia

Il repertorio biblico di riferimento alla cena di nozze dell'Agnello attraversa un po' tutta la Scrittura. Dal libro della Genesi all'Apocalisse, il tema della cena delle nozze dell'Agnello, l'Agnello mistico e pasquale, ha avuto grande diffusione in tutta l'arte cristiana dei primi secoli e oltre.

Il primo interesse riguarda il come la liturgia abbia calato la simbologia apocalittica nel vissuto celebrativo. Tutto il culto della Chiesa orienta evidentemente le sue ricchezze linguistiche e celebrative inerenti l'Agnello nel tempo di Pasqua, in cui Cristo è presentato come l'Agnello immolato per la salvezza dei fedeli-agnelli del gregge. Questo è il primo passo dell'interpretazione cristiana della simbologia del Christus-Agnus.

La ricchezza della liturgia non può essere rinchiusa in queste poche pagine. Dovendo fare una scelta si è preferito non sottolineare elementi di testi noti ma provare ad approfondire ciò che le fonti possono mostrare in merito al nostro argomento.

Dopo la grande festa della Pasqua il Sacramentarium Gelasianum Vetus presenta le orazioni ed i formulari per le celebrazioni di quella che noi oggi conosciamo come ottava di Pasqua.1 Nella sezione Incipiut tocius albae orationes et preces consideriamo il prefazio GeV 482 Libro I, formulario 49:

VD: Circumdantes altaria tua, domine uirtutum, et in ipsius agni immaculati agnicione gloriantes, qui seipsum pro nobis obtulit immolandum, ut corpore eius in sanguine quo a peccatis redempti sumus, ad aeternam uitam sacrificiis caelestibus pascamur: per Christum dominum.2

Ne derivano alcune osservazioni.

Circumdantes altaria tua: il Gelasiano usa un termine tipico della liturgia romana circumdantes. Qui si tratta di coloro che circondano, che sono intorno all'altare, assemblea terrestre e assemblea celeste. Sono intorno al luogo del sacrificio, all'altare sul quale viene immolata la vittima. Riferendoci al Cristo, l'essere intorno alla mensa, nella dimensione agapica del pasto condiviso ricorda che lui si offre e diviene nutrimento.3

In ipsius agni immaculati agnicione gloriantes: Un altro participio presente ci indica la condizione di coloro che sono intorno all'altare del sacrificio -- mensa di comunione. Sono quelli che trovano un vanto nell'aver riconosciuto (agnitio) nel pane e nel vino la vittima pura, santa ed immacolata (Canon missae) ovvero l'Agnello per il sacrificio redentivo. I fedeli circondano la croce, luogo del sacrificio, e si gloriano di contemplare l'Agnello immacolato qui seipsum pro nobis obtulit immolandum. Immolare e offrire. Questi sono i due verbi che declinano l'aspetto principale del nostro argomento. Nel sacrificio di comunione che si compie sull'altare la liturgia rende partecipi dell'immolazione dell'Agnello ma prefigura anche la partecipazione alla cena delle nozze dell'Agnello.

Nella dimensione escatologica del prefazio si riconosce l'aspetto nuziale: ut corpore eius in sanguine quo a peccatis redempti sumus, ad aeternam uitam sacrificiis caelestibus pascamur. Il verbo pascamur rimanda al nutrimento che si realizza intorno all'altare ma si compie nella vita eterna per mezzo dei sacrifici celesti, dove c'è l'eterna liturgia dell'Agnello pasquale.

Dalla liturgia antica si propone un parallelo con il prefazio II della ss. Eucaristia nella terza edizione del Messale Romano:

Qui cum Apostolis suis in novissima cena convescens, salutiferam crucis memoriam prosecuturus in saecula, Agnum sine macula se tibi obtulit, perfectae laudis munus acceptum.

Quo venerabili mysterio fideles tuos alendo sanctificas, ut humanum genus, quod continet unus orbis, una fides illuminet, caritas una coniungat.

Ad mensam igitur accedimus tam mirabilis sacramenti, ut, gratiae tuae suavitate perfusi, ad caelestis formae imaginem transeamus. Propter quod caelestia tibi atque terrestria canticum novum concinunt adorando, et nos cum omni exercitu Angelorum proclamamus, sine fine dicentes. Sanctus.

Il testo si presenta come una parafrasi del GeV 482. In esso infatti le idee espresse secondo la concinnitas romana vengono leggermente ampliate.

L'Ultima cena, che secondo i sinottici è una cena pasquale, è prefigurazione del sacrificio dell'Agnello che si compie sull'altare della croce.

Coloro che sono intorno l'altare sono meglio identificati come i fedeli che sono santificati nella partecipazione al grande mistero dell'Eucaristia, e che unisce il genere umano in tutto il mondo sotto l'illuminazione di una sola fede e nell'unica carità che ha il Cristo-Agnello quale modello.

L'ultima parte del prefazio della ss. Eucaristia, secondo le regole della composizione dei testi eucologici, esprime la dimensione escatologica con un riferimento/parallelo alle nozze dell'Agnello. Si passa a considerare la mensa del sacramento mirabile (ad mensam igitur accedimus tam mirabilis sacramenti), che produce una trasformazione interiore ed esteriore (ad caelestis formae imaginem transeamus). E come i vegliardi dell'Apocalisse proclamano e inneggiano all'Agnello, così avviene in cielo ed in terra.

Da questo testi si suggerisce un cammino di interpretazione di come il tema della cena delle nozze dell'Agnello influisce sulla liturgia. Schematicamente si ottiene questo percorso:

Croceobtulit-immolandumAD MENSAM:
AgnelloAgnus immaculatusè l'altare dell'agnello immolato
VittimaAgnus sine maculaè la mensa della cena delle nozze dell'Agnello

2. La simbologia dell'Agnello pasquale nell'arte e nell'architettura romana

Tra le testimonianze dell'arte paleocristiana a Roma si sceglie di riferirci a due elementi che mettono in consonanza i testi liturgici presentati con le maestranze artistiche degli edifici ecclesiastici.

Il primo riferimento è all'arte musiva dei catini absidali. In diverse basiliche romane con abside musiva si trova secondo diverse forme l'Agnello. A titolo di esempio ci si riferisce al mosaico della basilica romana dei santi Cosma e Damiano in via Sacra.

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L'abside è divisa in due ordini. In quello superiore i santi Apostoli Pietro e Paolo presentano ad un Cristo adulto i santi titolari della basilica, i medici anargiri. Il Cristo tiene in mano un rotolo ed indica una stella in corrispondenza dell'apostolo Paolo.4

Il Giordano, simbolo del sacramento della rigenerazione per mezzo del quale avviene l'adesione al Cristo annunciato dagli Apostoli, divide i due ordine.

Al di sotto del fiume Giordano si trova un'immagine solita nelle antiche basiliche romane. Al centro è posto l'Agnello, in piedi sopra un piccolo monte5 dal quale sgorgano quattro fiumi e due file di sei agnelli convergono verso il centro. L'agnello è il Cristo (Ap 5, 6), i fiumi sono considerati sgorganti dal monte Sion come nella visione dell'Apocalisse (Ap 14, 19; cfr Gen 11, 10) e simboleggiano i quattro evangelisti che hanno annunciato la Redenzione operata da Cristo.6

*

Come leggere questi elementi? Procedendo dal basso verso l'alto, così come avviene naturalmente nella celebrazione dei divini misteri in cui il sacerdote e la plebs Dei dal quotidiano, terrestre rivolgono il loro sguardo ed il loro cuore (sursum corda) alle realtà del cielo. Le ascensiones sono significate da un primo sguardo da parte di coloro che materialmente sono intorno all'altare, circumdantes, verso il simbolo dell'Agnello; lo sguardo dall'Agnello passa più in alto alla figura del Cristo (gloriantes in agnitione) che in piedi manifesta il centro e l'oggetto del culto cattolico. La simbologia che si chiarifica nella contemplazione dell'immagine del Cristo fatto uomo, rimanda ad cenam vitae aeternae. La mensa celeste si unisce a quella del cielo ed il sacrificio celebrato una volta sulla croce continua sull'altare e conduce direttamente alla cena delle nozze dell'Agnello.

Un elemento architettonico utile al nostro discorso è il protiro della basilica di santa Pudenziana di Roma.7 Il cammino del fedele verso l'altare comincia dalla porta della Basilica. Sul frontone del protiro, rimaneggiato pesantemente nei restauri cinquecenteschi, l'Agnello è al centro di un clipeo ed un'incisione chiarifica il simbolo:

† MORTUUS ET VIVUUS IDEM SUM PASTOR ED AGNUS † HIC AGNUS MUNDUM RESTURAT SANGUINE LAPSUM

Morto e vivo, io sono insieme pastore ed agnello: l'agnello che qui con il suo sangue redime il mondo peccatore.

*

La simbologia dell'Agnello si specifica ed il Christus-Agnus diviene pastore (Gv 1, 29; 10, 14) colui che muore diventa il nutrimento che da vita.

3. Pascha nostrum immolatus est Christus

Il corpus dei testi in cantu del giorno di Pasqua offre la possibilità di puntare l'attenzione sull'antifona di Comunione. Nella successione dei canti in die sancta si assiste quasi ad un ascendere nei toni e nei temi, dal Resurrexi introitale fino alle vette melodiche del più tardo testo della sequenza pasquale Victimae paschali, ed un discendere il cui culmine è l'antifona alla comunione.

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Il testo di 1Cor 5, 7-8 Pascha nostrum immolatus est Christus è ripetuto due volte nella messa del giorno di Pasqua. È il brano biblico dell'alleluia e dell'antifona alla comunione. Siamo dinnanzi ai due centri di un'ellisse che circonda l'altare e ricorda che il culto è diretto a Cristo, il vero Agnello.8 L'estrinsecazione melismatica della gioia pasquale dell'alleluia, ritrovato dopo l'astensione quaresimale, ha il suo contrafforte nella pacata elevazione delle note del communio in una melodia che gradualmente conduce e riconduce il fedele: egli lascia il suo posto per partecipare al banchetto di nozze e dopo essere stato saziato dal Cristo ritorno alla propria realtà di vita accresciuto dal dono di grazia del Corpo e Sangue del Signore risorto.

È Paolo che con il suo testo permette di leggere gli elementi sopra riportati ed è il gregoriano a facilitarne l'applicazione. È noto il parallelismo che Paolo costruisce affermando che Cristo è la nostra Pasqua. La Chiesa ed il singolo hanno dinnanzi le leggi di Israele che prevedono l'eliminazione dei lieviti dalla casa prima del sacrificio degli agnelli pasquali nel Tempio. Da qui l'invito a liberarsi del lievito vecchio, segno di corruzione, e di preparare le azzime per una celebrazione in purezza e verità. Il Cristo che viene immolato sulla croce, come gli agnelli nel tempio distrugge il lievito vecchio, la corruzione del peccato e permette con il suo sangue l'accesso alla vita nuova in purezza e verità.

L'applicazione della pericope paolina ai riti di comunione, nel contesto della liturgia pasquale, nel sacrificio di Cristo-Agnello che distrugge il peccato, riconduce al Battesimo della solenne veglia Pasquale in cui i neofiti vengono rivestiti della vesta bianca, la veste battesimale, l'abito nuziale che si deve portare per partecipare al banchetto delle nozze.9 Trovare la pericope di 1Cor 5, 7-8 al momento della comunione, quando la vittima immacolata dall'altare diviene cibo per i rinnovati dal lavacro di rigenerazione, significa realizzare e prefigurare la partecipazione al rendimento di grazie, alla Pasqua eterna nella Gerusalemme del cielo.

4. Conclusioni

L'analisi che abbiamo proposto si è svolta secondo le tappe di un percorso di interpretazione. Osservare il contenuto dell'eucologia romana, antica e moderna, è stato l'iniziale movimento per percepire quali dinamiche uniscono le visioni dell'Apocalisse legate all'Agnello, con i necessari paralleli veterotestamentari soggiacenti, alla celebrazione della Chiesa. Il culmine è assegnato all'Eucaristia, ed in particolare alla sua realtà di sacrificio di comunione.

Rivolgere lo sguardo alle forme dell'arte e dell'architettura, nel mosaico e nel protiro, ha condotto la riflessione a percepire come l'arte sacra negli edifici ecclesiastici non sia puro sfarzo o maestria costosa, ma pura manifestazione di fede, mistagogia visuale che catechizza e riconduce alla celebrazione che nei luoghi di culto si realizza.

Evidenziare alcuni possibili collegamenti con le melodie dell'antifona di comunione ha permesso di indicare come la sacra Scrittura, l'arte, la musica ed i riti convergono in un unica realtà: la necessità del credente di partecipare al mistero di salvezza operato da Cristo tramite segni sensibili di condiscendenza per l'uomo nella sua fragilità.

A conclusione del nostro breve itinerario, il tentativo di far emergere i collegamenti più o meno palesi nella dimensione nuziale della liturgia come partecipazione alla cena delle nozze dell'Agnello, vogliamo orientare lo sguardo della nostra analisi alle parole che sant'Agostino ha dedicato al nostro tema. Siamo di fronte ad un'auctoritas, per utilizzare le categorie della teologia medievale e scegliamo di concludere con questo frammento dell'opera agostiniana per significare e provare le idee che abbiamo espresso e per sollecitare alla ricerca dei significati che la liturgia offre ancora da scandagliare:

Fu ucciso alle sue nozze l'agnello innocente; fu ucciso alle nozze e cibò con la sua carne tutti quelli che aveva invitato. Ucciso preparò il banchetto; risorto celebrò le nozze. Subì volontariamente passione e uccisione. Risorto ebbe la sposa prestabilita.10

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Note

  1. La concezione liturgica dell'Ottava pasquale non è antica e non presenta elementi di confronto nell'intelaiatura del GeV. Esso presenta la settimana pasquale che terminava il sabato come memoria del battesimo ricevuto nella Veglia pasquale cui in seguito venne aggiunta la domenica detta per questo post Albas: cfr. A. Chavasse, Le sacramentaire Gelasien (Vaticanus Reginensis 316). Sacramentaire presbytéral en usage dans les titres romains au VIIe siècle (Bibliothèque de Théologie. Série 4. Histoire de la Théologie 1), Université de Strasbourg, Strasbourg 1958, 235-241. Testo

  2. Liber sacramentorum romanae aecclesiae ordinis anni circuli (Cod. Vat. Reg. lat. 316/ Paris Bibl. Nat. 7193, 41/56), ed. L. Eizenhöfer -- P. Siffrin -- L.C. Mohlberg Herder, Roma 1981, 482. Testo

  3. Qui, oblatione corporis sui, antiqua sacrificia in crucis veritate perfecit, et, seipsum tibi pro nostra salute commendans, idem sacerdos, altare et agnus exhibuit, MR1970, Praephatio Paschalis V, 578. Testo

  4. Paolo apostolo delle genti e la stella riferimento a Betlemme luogo della prima manifestazione ai non giudei del Cristo, così come indica sant'Agostino, Illa luce inchoata est fides Gentium (Sermo 201, 1 PL 33, 1031). Parallelamente Pietro è l'evangelizzatore di coloro che vengono dal giudaismo rappresentato da Gerusalemme, luogo centrale della religiosità giudaica. Testo

  5. Paulinus Nolanus, Epist. ad Severum, 10 PL 61,336: Petram superstat ipsa petra Ecclesiae de qua sonori quatuor fontes meant Evangelistae viva Christi flumina. Testo

  6. «Quibus evangeliis baptismi gratia salutaris caelesti inundatione largitur», Cipriano di Cartagine, Epist. ad Jubonianum, PL III, 1110. Testo

  7. Nell'architettura medievale e del primo Rinascimento, piccolo corpo di fabbrica addossato alla parete d'ingresso o al nartece di una chiesa e formato di una volta sorretta sul davanti da pilastri o colonne. Testo

  8. Le sacramentaire Grégorien. Ses principales formes d'après les plus anciens manuscrits, ed. J. Deshusses (Spicilegium Friburgense 16), éditions Universitaires, Fribourg 1988, 385: Te quidem omni tempore, sed in hanc potissimam diem gloriosus praedicare, cum pascha nostrum immolatus est christus. Ipse enim verus est agnus qui abstulit peccata mundi. Qui mortem nostram moriendo destruxit, et vitam resurgendo reparavit. Et ideo cum angelis et archangelis cum thronis et dominationibus, cumque omnis militia caelestis exercitus hymnum gloriae tuae canimus sini fine dicentes. Testo

  9. G.H. Baudry, Simboli cristiani delle origini. I-VIII secolo, Jaka Book, Milano 2009, 109-147. Testo

  10. Augustinus Ipponensis, Sermo 372, 2: Occisus est ad nuptias suas ipse innocens agnus, occisus est ad nuptias; et quoscumque invitavit, de carne sua pavit. Occisus epulas praeparavit: resurgens nuptias celebravit. Occisus voluntariam pertulit passionem: resurgens dispositam duxit uxorem. Testo