Recensione ad Antonio Labriola, Scritti di pedagogia e di politica scolastica 1876-1904

Antonio Labriola, Scritti di pedagogia e di politica scolastica 1876-1904, a cura di Nicola Siciliani de Cumis e Elisa Medolla, pp. 438.

«L’autore di questo saggio si propone di trattare in una serie alquanto estesa di monografie alcune delle questioni più importanti della pedagogia generale e speciale; tuttavia di maniera che ciascuna appaia pienamente chiara ed intellegibile per sé medesima, senza che occorla di leggerle tutte, e in quell’ordine precisamente in cui verranno pubblicate». Così scriveva, tra l’altro, Antonio Labriola introducendo il lettore al primo, ma che rimarrà l’unico, dei lavori di un progetto su alcuni dei temi e delle questioni «più importanti della pedagogica generale e speciale»: Dell’insegnamento della storia. Il saggio fa da introduzione al volume Scritti di Pedagogia e di Politica Scolastica (1876-1904), curato da Nicola Siciliani de Cumis ed Elisa Medolla, di cui ci occupiamo in queste righe; volume che fa parte del più ampio progetto della Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Labriola.1

Il lettore, dunque, si trova da subito immerso nelle parole del Pensatore, evitando una qualsiasi iniziale mediazione con i contenuti successivi del volume, diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare. Sicuramente si tratta di una scelta inquadrata nell’impianto editoriale più generale del progetto su le Opere di Labriola, ma resta comunque il fatto che già questo tipo di impatto diretto introduce, da subito, in una dimensione che potremmo definire pedagogica. La sensazione risulta ancora più concreta se si considera la parte finale del volume che, a giudizio di chi scrive, ne rappresenta in realtà il cuore: quella dedicata alle Note e Indici. A riprova di quanto affermato sembrano soccorrerci le parole degli stessi curatori che, presentando il volume come «un insieme di scritti disciplinarmente omogenei, che ha il suo pendant filosofico negli scritti della cosiddetta coeva “curvatura herbertiana” […] e in quella “dottrina di Socrate”, che ha sempre l’apparenza di rassomigliare ad una analisi artificiale […] riesce a mettere in evidenza un solo lato lato della sua coscienza, isolandolo dall’altro, cui va strettamente congiunto […]», tengono a precisare che le note di Labriola agli scritti contenuti nel volume, «sono indicate con esponente alfabetico», e «poste in calce al testo, mentre le note del curatore, segnalate da esponente numerico, formano una apposita sezione in fondo al volume […]2».

L’elemento socratico della ricerca e della maieutica, evidenziati in qualche modo nelle parole di Labriola, si avvertono fin dalle prime pagine del lavoro di Siciliani e Medolla, giacchè costringono il lettore ad elaborare autonomamente una propria analisi ed un proprio giudizio delle idee labrioliane esposte negli scritti proposti, trovando, nella sezione finale del volume, il materiale per poter confermare, rivedere, criticare, quanto appreso nel corso della propria lettura. La sezione Note e Indici dunque, è il cuore di questo libro, si è detto; essa offre una utile e articolata suddivisione tra le Note di e su Labriola, insieme a un elenco di nomi ed indici bibliografici, che restituiscono anche una panoramica generale degli interessi culturali e delle letture tenute in considerazione dal Filofoso, sottolineando la «cifra stilistica di un autore […] che si presenta […] in tutta la sua peculiarità e originalità, tra scrittura scientifica e oralità didattica, e che nel segno grafico e tipografico restituisce il farsi della propria funzionalità complessiva e complessa (pedagogica, politico-scolastica e didattica) […]3».

L’intero volume si sviluppa poi attraverso una scelta di testi che evidenziano le diverse dimensioni pedagogiche dello studioso Labriola, e ne abbracciano trasversalmente i suoi interessi sul piano storico, documentale, statistico, antropologico e confermano il percorso multidisciplinare dato alla Mostra del 2004. Il testo Notizie sull’ordinamento delle scuole secondarie in diversi Stati stranieri, quello su Appunti sull’insegnamento secondario privato in altri Stati, non meno di quello su L’ordinamento della scuola popolare in diversi Paesi, ci restituiscono uno spaccato degli interessi di Labriola intorno e su i «progressi pedagogici, politico-scolastici e didattico-organizzativi di istituzioni scolastiche più avanzate, che in via di ipotesi propongono exempla all’Italia del tempo, storicamente più arretrata […]4».

La cifra culturale e intellettuale di Labriola che emerge dal lavoro dei curatori di questo volume, si snoda tra diversi piani qualitativi e quantitativi che riguardano la scuola italiana post-unitaria da costruire, non solo «“praticamente” operosamente e per le vie “espirimentali” individualmente e collettivamente attuabili», ma anche attraverso «una modalità sociale e associata d’indagine “scientifica”, dialogico-interlocutoria, socratico interindividuale organizzativa affatto nuova, aperta e flessibile in senso umanistico-naturalistico, storico-culturale e quantitativo-misurativo […]5».

Da citare poi, anche I principali monumenti architettonici di tutte le civiltà antiche e moderne, Della scuola popolare, Lettera del professore Labriola nonché Eco dell’italiano parlato. Si tratta di una serie di scritti di Labriola, nati da diverse occasioni editoriali, che evidenziano la non trascurabile dimensione filologica e letteraria dei suoi studi; dimensione che è al tempo stesso uno strumento di trasmissione culturale da lui inteso anche come «l’ascolto degli altri; la forza del dialogo; la franca discussione; una cultura non di intrattenimento, ma tecnicamente disciplinata»; insomma, e qui si trova un raccordo con quanto detto all’inizio, una «maieutica dell’“aiutami a farmi da solo” di marca latu sensu “montessoriana” e una valorizzazione generalizzata, libera e giusta, del “potenziale umano” […]. Da cui discende la condizione dell’efficacia di una scuola popolare pubblica, il suo essere fondata sulla critica dei pregiudizi e sulla parallela formazione individuale di abiti mentali, morali, educativi, didattici e scientifici innovativi e socialmente all’altezza dei tempi. E tali da predisporsi come esemplari anche per il futuro».6 Scritti importanti inoltre, perchè richiamano, nel volume di Siciliani e Medolla il programma labrioliano del Museo d’Istruzione e di Educazione de La Sapienza di Roma, ma anche l’attenzione all’interno della formazione e della attività culturale di Labriola alla lingua e al suo insegnamento; lingua intesa non solo nella dimensione italiana ma anche in quella multi culturale che gli derivava dai suoi studi europei ed extra europei.

Una nota di curiosità, anch’essa di natura scolastica, conclude questa raccolta di contributi labrioliani. Si tratta della Prefazione a Emilia Santamaria, Le idee pedagogiche di Leone Tolstoj, un testo che fa da introduzione alla pubblicazione della tesi di Laurea della giovane studiosa e allieva di Labriola, in cui emerge e si conferma, oltre alla scarsa, o se si vuole “critica” simpatia, del Professore per le idee di Tolstoj, anche il carattere bonariamente polemico che caratterizzava l’uomo e lo studioso Labriola. L’uomo, oltrechè lo studioso, Labriola.


  1. L’Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Labriola, ufficialmente istituita con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 2 agosto 2007, è stata, tra l’altro preceduta da una Mostra tenutasi nel febbraio del 2004 presso l’Archivio Centrale dello Stato a Sant’Ivo a La Sapienza a Roma e da un volume-catalogo della mostra stessa, dal titolo A. Labriola e la sua Università, curato dallo stesso Nicola Siciliani de Cumis, Aracne Edizioni. ↩︎

  2. N. Siciliani de Cumis, E. Medolla (a cura di), A. Labriola, Scritti di Pedagogia e di Politica scolastica 1876 – 1904, Bibliopolis, Napoli 2020, p. 374. ↩︎

  3. Ivi, p. 375 ↩︎

  4. Ivi, p. 374 ↩︎

  5. Ivi, pp. 378 -379. Su tutte le tematiche labrioliane emergenti dalla raccolta di cui si discorre, si tenga presente N. Siciliani de Cumis, Labriola dopo Labriola. Tra nuove carte d’archivio, ricerche, didattica, Edizioni ETS, Pisa 2011. A noi preme comunque richiamare i legami tra gli interessi pedagogico-scolastici di Labriola e quelli più strettamente politico-filosofici, a lui contemporanei, che, partendo dagli studi su Marx, andranno ad influenzare tutto il panorama culturale del Novecento, passando per Croce, Gentile e Gramsci. Cfr. da ultimo, ma solo per un riferimento emerografico di stretta attualità, M. Mustè, Da Labriola a Gramsci, quel marxismo che ha saputo essere originale, in «Striscia Rossa», 18 gennaio 2020, https://www.strisciarossa.it/da-labriola-a-gramsci-quel-marxismo-che-ha-saputo-essere-innovativo-e-originale/; insieme a B. De Giovanni, Croce, Labriola e Gentile sono i veri fondatori del Partito Comunista Italiano, in «Il Riformista», 11 dicembre 2020, https://www.ilriformista.it/croce-labriola-e-gentile-sono-i-veri-fondatori-del-partito-comunista-italiano-182007/↩︎

  6. Ivi, pp. 378-381 ↩︎