1. Introduzione
Calderoni nasce a Ferrara nel 1879. Fino alle scuole secondarie studia a Firenze e si laurea nel 1901 in Diritto con la tesi I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale all’Università di Pisa. Collabora alle riviste il Regno ed il Leonardo su cui scrive una serie di articoli da solo o in collaborazione con Giovanni Vailati. Nel 1906 scrive il volumetto Disarmonie economiche e disarmonie morali. Successivamente, nel 1909, ottiene la libera docenza in filosofia morale all’Università di Bologna, dove con l’anno accademico 1912-13 tiene un corso libero sul pragmatismo con il titolo Teoria Generale dei valori. Tra il 1909 ed il 1910 scrive in collaborazione con Giovanni Vailati (che morirà nel 1909) il volume Il Pragmatismo raccolta di tre articoli introdotti nella Rivista di Psicologia applicata: «Le origini e l’idea fondamentale del Pragmatismo»; «Il Pragmatismo ed i vari modi di non dir niente» e «L’arbitrario nel funzionamento della vita psichica». Con il 1914 si trasferisce nuovamente a Firenze, dove prosegue l’insegnamento di Teoria Generale dei valori all’Istituto di Studi Superiori. Calderoni non termina il corso: a causa di un forte esaurimento mentale abbandona la docenza trascorrendo l’estate del 1914 a Rimini. Tornato in autunno a Firenze ed annunciata con entusiasmo la continuazione del corso muore a soli 35 anni in maniera inattesa ad Imola il 14 dicembre del 1914.
Calderoni condivide con il maestro Vailati una comune tradizione di ricerca (Pragmatismo logico italiano) ed il tentativo culturale comune di conciliare in essa tradizione le due ulteriori tradizioni di ricerca dell’orientamento anglosassone-scozzese (Locke; Berkeley; Hume e Mill) e della filosofia moderna americana (Peirce e James). D’altro lato si discosta dal maestro attraverso il tentativo autonomo di concreta caratterizzazione e differenziazione nei confronti dell’irrazionalismo mistico della redazione leonardiana (Papini e Prezzolini), nei confronti dei Positivismi non critici e del neo-idealismo italiano di Croce.
Gli interessi culturali di Calderoni sono varî e mutuati, con l’eccezione del diritto e dell’economia, dalla riflessione culturale del maestro Vailati. Prima di tutto c’è una visione «analitica» della filosofia. Per Calderoni e Vailati filosofia è analisi, meta-discorso sulle conclusioni di scienze e senso comune, e metodo.1 Poi vi è una teoria normativa della conoscenza «strumentalista». Per Calderoni e Vailaticonoscenza è, sulle orme di Peirce, norma d’azione; e sulle orme di Berkeley è confronto tra «attese di sensazioni» e «sensazioni». Per Calderoni e Vailati conoscenza è norma d’azione incentrata sul confronto tra «attese di sensazioni» e «sensazioni». Poi a livello semiotico c’è una teoria semantica contaminata dal «convenzionalismo» machiano e moderata da una sorta di «contestualismo» duhemiano; e a livello di teoria della scienza un tentativo di fondare le scienze moderne sulla «non-neutralità», ammettendo il ruolo delle euristiche del ricercatore all’interno dell’attività scientifica. Politicamente assistiamo ad una sorta di liberal-liberismo indirizzato ad una decisa critica nei confronti del nazionalismo estremo e del socialismo rivoluzionario. Infine, la teoria etica. Per Calderoni e Vailati sulla scia della distinzione brentaniana tra idee, credenze e valutazioni si devono considerare le ultime come insuscettibili di verità/falsità; non esisterebbe conoscenza etica e le valutazioni consisterebbero unicamente in comunicazioni di emozioni e di stati d’animo. Visto il continuo riferimento alle tesi dell’insuscettibilità delle valutazioni a verità/falsità e della emotività/sentimentalità delle enunciazioni valutative, Calderoni sembra avvicinarsi alla concezione emotivista radicale di Ayer.2 La meta-etica calderoniana è una meta-etica nichilista.
Aldilà del discorso meta-etico sulle valutazioni, la riflessione filosofica di Calderoni si indirizza abbondantemente verso l’etica normativa.3 Il discorso etico calderoniano introduce due dilemmi: da un lato l’autore ferrarese si chiede che cosa sia l’etica, riconoscendo il discorso morale come un meta-discorso analitico sulle funzioni dell’etica; dall’altro si chiede come descrivere in maniera corretta il c. d. «mercato etico» e come massimizzare l’incidenza del moralista nella modificazione autoritativa delle scelte sociali. Prenderemo in considerazione entrambi i dilemmi, ricostruendo e la discussione calderoniana sulle funzioni e sullo statuto dell’etica4 e la discussione calderoniana sul funzionamento effettivo di un sistema morale.
2. Funzioni dell’etica
L’etica - secondo Calderoni - è un discorso sulle azioni e sulle valutazioni umane. Le normali funzioni di tale discorso sono tre:5
- funzione di critica di valori dominanti (funzione normativa hard).
- funzione di analisi/ descrizione delle condotte umane.
- funzione di costruire teorie utili ad indicare i mezzi idonei a realizzare determinati fini (funzione normativa che chiameremo soft).
Calderoni esclude dal novero delle caratteristiche dell’attività etica la funzione di critica dei valori dominanti; tale funzione non sarebbe altro che attività valutativa del ricercatore stesso.6 Calderoni infatti afferma:
La filosofia morale […] può modificare potentemente quell’insieme di credenze e previsioni che si mescolano di continuo, e spesso a nostra insaputa, ai nostri apprezzamenti; coll’aggiungere nuove credenze e previsioni, intorno alle conseguenze dei nostri atti, mostrarci la pratica incompatibilità di certi ideali con altri ideali che noi stimiamo superiori, di certi sentimenti con altri migliori, di certe nostre tendenze con altre più forti; ed influire così considerevolmente sulla nostra condotta. Ma non può essere una funzione di criticare o negare questi apprezzamenti ultimi, queste tendenze, sentimenti ed ideali, che sono fatti irreducibili della natura umana, e che non possono, dallo scienziato e dal filosofo, se non essere presupposti semplicemente come dati… .7
Non restano che le ulteriori due funzioni analitico-descrittiva e normativa soft. L’una volta a ricostruire le norme morali di una data società e l’altra volta a costruire teorie che, date certe finalità umane, determinino i mezzi utili a realizzarle. La concezione etica e filosofica di Calderoni si indirizza verso l’una e l’altra insieme. Se sia in Du role de l’évidence en morale che in De l’utilité marginale dans les questions d’étique Calderoni sembra sacrificare la funzione normativa alla funzione analitico-descrittiva, con Disarmonie economiche e disarmonie morali ristabilisce la situazione iniziale riconoscendo all’attività etica concorrente valenza analitico-descrittiva e normativa.
Lo scritto Du role de l’évidence en morale è utile a Calderoni a ridefinire la distinzione tra dottrina utilitarista e dottrina kantiana all’interno della storia dell’etica. Per Calderoni
Le principal but des controverses de philosophie morale est la recherche d’un criterium moyennant lequel on puisse prouver les propositions éthiques… .8
Da un lato il criterio utile a risolvere i conflitti di valore dell’intuizionismo kantiano è il criterio di evidenza; dall’altro il criterio dell’utilitarismo di tradizione angloanglosassone — critico nei confronti dell’intuizionismo — che, sebbene velato ad arte sotto l’idea della «massimizzazione del benessere sociale o individuale»,9 non è altro che un nuovo criterio di evidenza. Tanto l’intuizionismo kantiano — direttamente — che l’utilitarismo angloanglosassone introducono il concetto di «evidenza» come criterio caratteristico della risoluzione dei conflitti di valore. Per Calderoni non è così:
La vérité est que l’évidence n’est pas du tout un criterium… .10
Calderoni non ritiene che sussista un criterio universale di condotta o di risoluzione dei conflitti morali. L’unico criterio «concreto» determinante è la «évidence de fait», la «lezione dei fatti», che il nostro autore intende come il fatto che
[…] plusieurs individus ou tous les individus sont d’accord à considérer certaines actions comme désirables pour eux et pour les autres… .11
Il criterio di eticità di un’azione è determinato dall’esistenza di un consenso concreto sulla desiderabilità dell’azione medesima; come solito vi è un richiamo calderoniano alla concretezza e al mondo sensibile. Lo scritto calderoniano, che nasce con una critica concorrente a kantismo e benthamismo, si chiude mantenendo la critica all’intuizionismo kantiano e favorendo una riconciliazione con l’utilitarismo britannico.12 Da un lato se Kant fonda l’eticità di un’azione su un valore evidentemente interno all’azione stessa (doverosità dell’azione in sé), Calderoni basa l’eticità sul nesso esterno azione/effetto attendibile; dall’altro se l’utilitarismo indica nel criterio di «massimizzazione della felicità» il criterio di eticità, Calderoni tende a considerare sinonimi «massimizzazione della felicità» e consenso concreto della società.13 È chiaro che se criterio di eticità sia il «consenso concreto ed effettivo della società» l’attività del ricercatore morale sarà una mera attività analitico-descrittiva del consenso!
Lo scritto De l’utilité marginale dans les questions d’étique è una sorta di introduzione a Disarmonie economiche e disarmonie morali. Calderoni, con esso, introduce l’idea di estendere in etica l’analisi economica, che è senza dubbio attività analitico-descrittiva.
L’introduction de courbes, représentantes les variations d’utilité d’une marchandise en fonction de sa quantité, a rendu des grands services en économie politique […] Or cette méthode pourrait rendre d’aussi grands services pour la morale… .14
Si introduce una nuova idea dei valori morali. I valori morali sono considerati variabili in relazione al numero delle azioni morali realizzate all’interno di una società. È il modello economico della domanda/offerta delle azioni umane a determinare il livello di eticità di una azione concreta; ed il modello economico è accostato ad una dottrina relativistica.15 Il livello di desiderabilità dell’azione morale tenderà ad innalzarsi in caso di scarsità dell’azione morale medesima; mentre in caso di eccessivo numero di azioni il livello di desiderabilità tenderà a cadere o addirittura si trasformerà in livello di indesiderabilità. E - come vedremo successivamente in Disarmonie economiche e disarmonie morali - il metodo dell’economia verrà ad estendersi naturalmente e senza resistenze all’etica, riferendosi alle choses umane.
Mais l’economie vient d’accomplir récemment un progrès qui tend à la rapprocher de la morale et à rendre plus facile l’application d’une méthode commune à l’une et à l’autre… .16
Il nuovo concetto è il concetto di utilità addizionale, o — come si usa dire — utilità marginale.17 Calderoni accostando l’economia all’etica intende senza dubbio assimilare il metodo analitico-descrittivo dell’una all’altra; intende sacrificare la valenza normativa dell’attività etica alla valenza analitico-descrittiva.
Nelle due Comunicazioni di Ginevra Calderoni sembra tendere verso il riconoscimento di una mera valenza analitico-descrittiva della «scienza» etica. Con Disarmonie economiche e disarmonie morali — di due anni successivo — la tendenza sembra orientarsi verso il riconoscimento di una valenza concorrentemente analitico-descrittiva e normativa soft dell’attività etica. Calderoni infatti contro la tesi secondo cui essendo l’economia una scienza analitico-descrittiva e l’etica una scienza normativa non sarebbe lecita l’estensione del metodo economico all’etica afferma:
[…] l’essere una scienza descrittiva o analitica non esclude […] che essa sia normativa, nell’unico senso in cui una scienza o teoria qualsiasi può essere tale. E in questo senso soltanto può dirsi anche che sia normativa la filosofia morale. Sappiamo infatti, o dovremmo sapere, che qualunque legge scientifica, qualunque teoria filosofica può essere posta sotto forma di norma ipotetica di condotta; in quanto ci insegna che certi mezzi producono certi risultati… .18
Calderoni introduce una nozione articolata di scienza etica. L’etica rimane innanzitutto scienza analitico-descrittiva di valori sociali e del «mercato etico», ma deve essere considerata indirettamente anche scienza normativa nel momento in cui indica a ricercatore morale e legislatore i mezzi utili a realizzare certi fini sociali. La funzione dell’etica è concorrentemente una funzione analitico-descrittiva e normativa soft.
3. I mercati economici
Disarmonie economiche e disarmonie morali è, insieme a I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale,19 l’opera più significativa di Mario Calderoni. Per Toraldo di Francia in Disarmonie economiche e disarmonie morali due sono le finalità calderoniane. Da un lato è intento dell’autore introdurre un’attività analitico-descrittiva dei meccanismi della variazione delle valutazioni e dell’efficacia delle norme morali; dall’altro misurare la conformità di tali meccanismi ad un determinato sistema di retribuzione/distribuzione.20 L’autore inizia introducendo il concetto decisivo dell’estendibilità all’ambito etico del metodo scientifico dell’economia. Tale idea deriva da due diverse incidenze. Anzitutto Calderoni mutua da Vailati e Vailati rispettivamente da Hume e Locke la tesi della vicinanza tra i metodi delle scienze naturali e della matematica e i metodi della scienza etica. Occorre inoltre registrare una diretta influenza di Pareto su Calderoni. Per Calderoni l’etica non sottende mai determinazione di finalità umane. La determinazione delle finalità umane — condizione secondo Calderoni di una vita densa e coerente — è attribuita, senza dimenticare la facoltà umana di demandare la determinazione a terzi, a ciascun individuo. Né la scienza né la filosofia sono abilitate a sostituirsi all’individuo nell’«arbitraria» determinazione delle decisioni morali. In altri termini — come detto — la ricerca filosofica e scientifica non hanno funzione normativa diretta (incidere immediatamente sulla determinazione delle finalità e dei valori); l’hanno indiretta laddove incidano in maniera analitico-descrittiva sull’insieme di credenze dell’individuo.21 Gli «universi» (nel senso di ambiti di ricerca) di economia ed etica sono — secondo Calderoni — molto simili. Entrambi vertono sui concetti di «circolazione», di «scambio» e di «transazione» di beni e valori. L’economia è la scienza rivolta alle transazioni di «beni»; l’etica è la scienza indirizzata alla transazione di «valori». Lo «scambio», la «circolazione» e la «transazione» hanno un elemento comune: la nozione di «decisione» o di «scelta». Per Calderoni è la «scelta» dell’uomo, o correttamente l’insieme delle abitudini decisionali e delle uniformità di decisione umane, l’ambito comune di ricerca dell’economia e dell’etica. Calderoni afferma:
In altre parole, l’unico requisito perché una scienza economica sia possibile, è che le scelte che gli uomini fanno siano costanti o costanti nelle loro variazioni, e l’homo oeconomicus si riduce pertanto all’uomo in generale le cui scelte seguono una certa costanza (eliminazione della distinzione tra homo oeconomicus e homo moralis), e che sappia prevedere inoltre le conseguenze delle scelte stesse, cioè le altre scelte (sacrifizi o vantaggi) che ognuna delle sue scelte implica e tre seco… .22
Per «scelta» dell’uomo Calderoni intende materialmente la condotta umana esterna, senza riferimento diretto a moventi interni. Felicità ed infelicità umana — criteri dell’utilitarismo — non sono universo di studio di economia ed etica, ma elementi che concorrono a definire le «scelte» umane.
Ciò che è essenziale — scrive Calderoni — alla morale è di conoscere in qual modo gli uomini agiranno, date certe circostanze ed in presenza di certi stimoli, date cioè certe scelte imposte dalla natura o dalla volontà del moralista, del legislatore, dell’opinione, indipendentemente da ogni considerazione ulteriore. E la previsione di tali scelte ci può esser data dalla esperienza esteriore, e non v’è fin qui bisogno di penetrare nell’interno di ciascheduno, di sapere quanta felicità od infelicità, quanto piacere o dolore accompagni ciascuna di esse… Ma, nello stesso tempo, occorre tener presente che la felicità e l’infelicità che accompagnano le scelte non possono essere cose del tutto indifferenti al moralista raffinato e sensitivo… .23
I sentimenti e i moventi non sono altro che «sintomi di altre scelte possibili nell’individuo considerato»24 e — come sostiene Calderoni —
sono sempre da noi conosciuti per induzione dai loro effetti esteriori e che questi effetti esteriori non ci possono dare che in modo approssimativo la misura degli stati interni… .25
L’etica, come l’economia, si indirizza verso l’analisi e la descrizione delle «intenzioni» (stati d’animo) umane mediante l’analisi dei sintomi esterni; il fine è di determinare le condotte future dell’uomo attraverso l’analisi dei «sintomi di altre scelte possibili». Calderoni chiude la tematica dell’universo di etica ed economia con l’affermazione:
Concludendo: 1. Il calcolo dei piaceri e dei dolori è in gran parte inutile alla morale, la quale […] vi sostituisce la considerazione delle cose che si scelgono, o si vuole siano scelte, colla rinunzia ad altre. 2. L’intensità dei piaceri, dei dolori, dei desideri, che sottostanno a scelte eguali, non sono indifferenti alla morale ma sono valutabili per essa […] solo mediante altri effetti esteriori che non sono scelte… .26
Nasce così la Proeretica,27 via di mezzo tra etica e scienza economica, intesa come scienza delle transazioni economico-morali volta a determinare le norme «transattive» morali. Calderoni dice, infatti, che
Questa scienza più vasta, che comprende tutte quante le nostre scelte o scambi, e che potrebbesi addirittura chiamare economia o proeretica (proairetikè) non differisce in nulla, si può dire, da quella che porta il nome di filosofia morale, purché questa si concepisca con sufficiente larghezza e non sdegni alcun campo delle azioni come non meritevole della propria attenzione… .28
Calderoni considera la società umana come un «mercato etico» affermando che
La vita morale può considerarsi come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da alcuni uomini, o dalla maggioranza degli uomini, agli altri, i quali oppongono a queste richieste una resistenza, secondo i casi, maggiore o minore, e richiedono alla loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata […] Dalla morale […] al diritto civile o penale, tutto può considerarsi come un vasto sistema di distribuzione e retribuzione, creato dalle aspirazioni e passioni contrarie degli uomini, che rendono necessarie sanzioni determinate ad atti determinati…;29
l’analisi economica dei mercati — come visto — è comune ad economia ed etica.
Le nuove teorie «neo-classiche» dell’economia nell’analizzare i mercati economici iniziavano a servirsi della microeconomia e del concetto di utilità «addizionale». La transazione economica è analizzata in base alla relazione individuo/cosa utile; così — secondo Calderoni — le teorie «neo-classiche» sono da considerare l’unica teoria economica idonea a descrivere correttamente l’elemento «scambio» all’interno del mercato economico (e concorrentemente del mercato morale). Calderoni con l’adesione alla teoria economica delle dottrine «neo-classiche» afferma filosoficamente la volontà di concretizzare l’utilitarismo milliano. Calderoni traduce infatti in concreto (felicità addizionale di ciascuno scambio) ciò che in Bentham ed in Stuart Mill è solamente astratto (felicità astratta di individui). Concretizza cioè l’utilitarismo astratto della tradizione anglosassone e lo fa utilizzando il concetto di utilità «addizionale».30
Definito il concetto chiave di utilità «addizionale» Calderoni continua analizzando/descrivendo i meccanismi di funzionamento dei mercati economici. Due sono le norme di funzionamento dei mercati economici: la norma dei costi crescenti e delle remunerazioni decrescenti e la norma di indifferenza del mercato.
Le due norme consistono:
norma dei costi crescenti e delle remunerazioni decrescenti. Mentre l’utilità «addizionale» diminuisce con l’aumento della realizzazione di beni, il costo reale del bene tende a crescere in relazione a ciascuna nuova dose realizzata; il limite non sarebbe altro che l’incontro tra utilità «addizionale» e costo effettivo «addizionale» del bene. Calderoni discute un caso economico:
Se… per aver un dato prodotto […] poniamo una data quantità di grano […] un individuo è disposto a lavorare, al massimo, per 100 giorni, e trova invece che la fertilità del suo terreno gli permette di ottenerlo con 50 giornate di lavoro, egli godrà di un vantaggio. A questo prezzo ottenere ancora del grano sarà un buon affare per lui: egli sarà quindi stimolato ad accrescere la sua produzione; ma nel far ciò, la fatica e il sacrifizio cresceranno più che proporzionalmente al numero delle giornate di lavoro, e, nello stesso tempo, la quantità di grano ottenuto non crescerà proporzionalmente al lavoro impiegato […] mentre l’utilità marginale del grano, coll’aumento della sua quantità, ed astraendo dagli scambi che se ne possono fare con altre merci aventi una utilità marginale maggiore, diminuirà per lui… .31
norma di indifferenza. In situazione di concorrenza il medesimo numero di beni della medesima qualità sono scambiati allo stesso valore. Lo stesso numero di occorrenze dello stesso bene vendute nello stesso momento a due individui diversi all’interno dello stesso mercato mantiene lo stesso valore. La norma di indifferenza del mercato — scrive Calderoni —
[…] suona così: in un mercato, dovunque cioè vari individui si fanno concorrenza per comprare e per vendere, non vi possono essere due prezzi diversi per la stessa quantità di merci o di servigi della stessa qualità… “,32 dal momento che ”… se il venditore facesse prezzi diversi a seconda delle dosi e degli avventori in considerazione del loro particolare carattere […] quelli ai quali egli chiede poco troverebbero il loro tornaconto a rivendere a quelli cui egli chiede molto, e questi a comprare da loro piuttosto che da lui… .33
La combinazione tra norma di indifferenza e norma dei costi crescenti e delle remunerazioni decrescenti conduce all’esistenza di disarmonie economiche: da un lato le «rendite»; dall’altro le disarmonie derivanti dalla diversità tra individui.
Le «rendite» — secondo Calderoni — si manifestano nel momento in cui
Questa necessità di vendere o di comprare le varie dosi di una merce ad un prezzo solo […] fa sì che, per tutte le dosi che non sono al margine, il compratore o il venditore realizzino un vantaggio, rappresentato dalla differenza fra ciò che sarebbe bastato ad indurli a comperare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del mercato, vengono a ricevere… .34
Le altre disarmonie economiche sono connesse alle differenze esistenti tra individuo ed individuo:
Dal fatto che due individui — scrive Calderoni nuovamente con l’ausilio del Wicksteed — sono disposti a dar la medesima somma per una merce, o a contentarsi di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla intensità del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno: come dal fatto che due individui si scambiano una merce non può dedursi che chi la cede la desideri meno di chi l’acquista […] Che io mi contenti di una somma minore di danaro, che un mio collega, per scrivere un articolo, può dipendere tanto da una mia maggior facilità di lavoro, quanto da un mio maggiore bisogno di danaro. "Lady Jane Grey studia Platone mentre le sue compagne fanno delle cavalcate a Bradgate Park, donde apprendiamo che un’ora di studio era più che un equivalente alla cavalcata per Lady Jane e meno che un equivalente per le sue compagne: ma chi può dirci se il greco dava maggior soddisfazione a lei che una cavalcata non desse a loro? … .35
L’eliminazione delle rendite all’interno del mercato economico non comporta la necessaria eliminazione della diversità tra individui; la disarmonia economica è situazione ineliminabile di un sistema economico retributivo/distributivo. Definite le disarmonie economiche Calderoni traduce il mercato economico in mercato etico.36
4. I «mercati etici»
C’è affinità tra mercato economico e mercato etico; e — come visto — c’è affinità tra il metodo della scienza economica ed il metodo della scienza etica. Il metodo della scienza economica consiste nella analisi e descrizione delle transazioni tra beni; il metodo della scienza etica nell’analisi e descrizione delle transazioni di valore e di azioni. Calderoni riconosce all’interno dei mercati morali l’esistenza di diverse tavole di valori (relativismo etico). L’intento di Calderoni è, riconosciuta l’esistenza di valori determinati all’interno di una data società, descrivere i meccanismi di funzionamento del mercato etico, cioè indicare e definire i criteri di calcolo della moralità delle azioni umane. Calderoni traduce il discorso dell’economia «neo-classica» all’interno dell’ambito etico.
Il concetto di utilità «addizionale», centrale nella analisi e descrizione del funzionamento dei mercati economici, diviene centrale — secondo Calderoni — anche nell’analisi e descrizione del funzionamento dei mercati morali. In La filosofia dei valori Calderoni scrive
Le norme morali sono l’espressione, non della desiderabilità totale e generica degli atti e delle classi di atti in esse contemplati, ma della loro desiderabilità marginale comparata, cioè della desiderabilità di un loro ulteriore aumento… Il valore, insomma, di date categorie d’azioni è strettamente connesso, e tende a variare, col numero di queste azioni che gli uomini tenderebbero spontaneamente a compiere, indipendentemente dall’azione che esercitano su di loro il comando morale e le sanzioni ad esso annesse… .37
L’aumento di una certa classe di azioni è causa del decremento della desiderabilità delle azioni medesime; il decremento di una certa classe di azioni è invece causa dell’incremento della desiderabilità delle azioni medesime. In altri termini: al pari dell’utilità «addizionale» economica all’interno del mercato economico, l’utilità «addizionale» etica è una variabile del numero di azioni realizzate all’interno del mercato etico.
Vi è, nella vita — afferma Calderoni — una gran quantità di atti ed attitudini, che pur essendo di una incontestabile utilità, pur essendo essenziali alla conservazione e al benessere della convivenza umana, non entrano nell’ambito di ciò che noi chiamiamo morale. Perché? Perché nonostante la loro desiderabilità astratta… essi sono tuttavia atti di cui non è desiderabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità marginale comparata, in altre parole, è zero o addirittura negativa… .38
L’utilità «addizionale» di una condotta varia in relazione a fattori esterni. Non esiste una caratteristica «essenziale» di bontà/cattiveria intrinseca alle azioni stesse. È forte — come abbiamo visto antecedentemente — la critica alla teoria kantiana del dovere.
Tale critica verso valore assoluto e universalità dell’etica continuerà nello stesso anno, contro Croce, in «L’imperativo categorico». Le due norme di funzionamento dei mercati economici si traducono in norme di funzionamento dei mercati etici:
- norma dei costi crescenti e delle remunerazioni decrescenti. L’utilità «addizionale» diminuisce con l’aumento di una determinata azione, mentre il sacrificio tende a crescere in relazione a ciascuna nuova azione realizzata.
- norma d’indifferenza. Nel mercato etico non si devono dare (né si danno) sanzioni diverse ad azioni morali simili.
Per ottenere quindi il massimo rendimento degli incoraggiamenti e delle repressioni potrebbe sembrare che occorresse di particolareggiare quanto è più possibile i propri precetti, le proprie sanzioni, individualizzandole al massimo […] La necessità di regole quanto è più possibile generali, affinché gli uomini sappiano che cosa aspettarsi gli uni dagli altri e dal legislatore (morale o politico), di sanzioni nette e non atte troppo a variare a seconda dei temperamenti troppo mutabili dei giudici […] il bisogno di regole fisse e non troppo discutibili si è fatto in ogni tempo sentire… .39
Calderoni, oltre che l’etica kantiana, affronta criticamente la teoria dell’individualizzazione delle sanzioni.40 L’uniformità delle sanzioni è un elemento necessario ad assicurare la conoscenza (efficacia) del comando o della sanzione morale all’interno del mercato etico. La combinazione tra norma di indifferenza e norma dei costi crescenti e delle remunerazioni decrescenti conduce all’esistenza di disarmonie morali all’interno del mercato etico. Calderoni in tal senso scrive
Il codice morale di un’epoca, come il suo codice civile o penale, sarà determinato non in vista degli individui migliori ma per una specie di equilibrio che si formerà tra le aspirazioni dei migliori e le resistenze dei peggiori: esso sarà per gli uni rozzo e grossolano, per gli altri di una raffinatezza eccessiva e crudele. . .41
e successivamente
Il diritto e la morale anche più perfezionati devono necessariamente lasciare delle lacune d’ingiustizia e d’immoralità, senza cessare per questo di rappresentare talora il massimo di giustizia e di moralità a cui, in determinate circostanze, sia lecito aspirare… .42
Certi individui, vista la loro natura lodevole, avranno lodi eccedenti il necessario e certi individui, data la loro natura biasimevole, avranno sanzioni eccedenti il necessario. Coloro che facilmente resisterebbero alle tentazioni del male avranno lode eccessiva; coloro che difficilmente resisterebbero alle tentazioni del male avranno sanzione eccessiva. Esistono, all’interno del mercato etico, disarmonie di rendita. Una cosa rimane certa. Le disarmonie di rendita sono situazioni del sistema economico retributivo/distributivo difficilmente eliminabili; le disarmonie morali di rendita sono una situazione del sistema etico retributivo/distributivo difficilmente eliminabili. Calderoni sostiene:
Come l’opera del legislatore è invocata per togliere alcune delle più stridenti disarmonie economiche, sia con appositi sistemi di imposte, sia con altri provvedimenti integrativi; così l’opera individuale può contribuire a togliere alcune delle più stridenti disarmonie etiche, coll’equità di fronte alla rigida giustizia (strictum jus) colla bontà di fronte alla rigida morale… .43
Mentre le disarmonie morali di rendita sono situazioni difficilmente eliminabili, esistono altre disarmonie tendenzialmente ineliminabili. Sono le disarmonie scaturenti dalle differenze tra esseri umani (fatica; carattere; intenzioni). Nel momento in cui riesca effettivamente a mettere in luce i moventi individuali (cfr. discorso antecedente sull’analisi e descrizione di moventi e intenzioni), una coerente scienza etica dovrebbe renderli centrali in relazione alla risoluzione delle disarmonie morali «differenziali». Ma se lo facesse, le occorrerebbe deleteriamente
rinunciare ad una parte della sua efficacia, dando agli uomini stimoli ed incitamenti inferiori a quelli necessari per farli agire moralmente; e a rallentare pertanto, per raccogliere i ritardatari, il progresso della umanità verso forme più elevate di vita…;44
se lo facesse, le occorrerebbe sacrificare l’idea dell’Efficacia del sistema normativo all’ideale di Giustizia. Quale ideale si deve cercare di ottenere in una società civile? Calderoni coerente con il suo relativismo etico conclude:
Questo contrasto [tra Efficacia e Giustizia di un sistema normativo] si è fatto sentire in tutta la storia della morale, e pone un dilemma imbarazzante dinanzi alla mente di ogni moralista. Fino a che punto sia possibile e opportuno sacrificare l’una di queste esigenze della morale all’altra […] è questione che non si può risolvere in astratto, e che è suscettibile di soluzioni diverse nelle diverse epoche di civiltà, a seconda cioè del vario grado di maturità morale raggiunto dagli individui a cui la morale si applica, ed a seconda dei diversi ideali di coloro, che creano ed elaborano la morale da applicarsi… .45
5. Bibliografia
Scritti di Calderoni
- De l’utilité «marginale» dans les questions d’étique, Comunicazione introdotta al II Congresso Internazionale di Filosofia di Ginevra, 4- 8 Settembre 1904.
- Disarmonie economiche e disarmonie morali, Lumachi, Firenze, 1906.
- Du role de l’évidence en morale, Comunicazione introdotta al II Congresso Internazionale di Filosofia di Ginevra, 4- 8 Settembre 1904.
- I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale, tesi di laurea, Ramelli, Firenze, 1901.
- Il filosofo di fronte alla vita morale, in “Bollettino della biblioteca filosofica di Firenze”, III, 20, Marzo 1911.
- L’imperativo categorico, in “Leonardo”, IV, Aprile- Giugno 1906.
- La filosofia dei valori, in “Bollettino della Biblioteca filosofica di Firenze”, II, 10, Gennaio 1910.
- Scritti, Firenze, La Voce, 1924.
Letteratura Secondaria
- A. J. Ayer, Language, Truth and Logic, 1946, trad. it. Linguaggio, Verità e Logica, Milano, Feltrinelli, 1961.
- L. Bruni, Vailati e l’economia, in M. De Zan (a cura di), I mondi di carta di Giovanni Vailati, Milano, FrancoAngeli, 2000.
- R. M. Calcaterra, Il Pragmatismo americano, Bari, Laterza, 1997.
- M. A. Cattaneo, L’umanesimo giuridico penale di Karl Grolman, ETS, Pisa, 1996.
- A. G. Conte, Codici deontici, in «Intorno al «codice». Atti del terzo convegno della AISS Associazione italiana di studi semiotici (Pavia, settembre 1975)», Firenze, La Nuova Italia, 1976, riedito in «Filosofia del linguaggio normativo I», Torino, Giappichelli, 1989.
- M. Dal Prà (a cura di), Il Pensiero di Mario Calderoni, in “Rivista critica di storia della filosofia”, Firenze, La Nuova Italia, Luglio- Settembre 1979.
- M. Dal Prà, Studi sul Pragmatismo italiano, Napoli, Bibliopolis, 1984.
- W. Frankena, Ethics, 1973, trad. it. Etica, Segrate, Ed. Comunità, 1996 [I. ed. 1981].
- M. Mori, La filosofia morale e l’etica marginalista di Calderoni in M. Dal Prà (a cura di) Il Pensiero di Mario Calderoni, in “Rivista critica di storia della filosofia”, Firenze, La Nuova Italia, Luglio- Settembre 1979.
- D. Neri, Filosofia Morale, Milano, Guerini Studio, 1999.
- C. Nino, Introduzione all’analisi del diritto, Torino, Giappichelli, 1996.
- G. Pontara, Conoscenza e valutazione: lo scetticismo etico di Calderoni, in M. Dal Prà (a cura di) Il Pensiero di Mario Calderoni, in “Rivista critica di storia della filosofia”, Firenze, La Nuova Italia, Luglio- Settembre 1979.
- A. Santucci, Il Pragmatismo in Italia, Bologna, Il Mulino, 1963.
- A. Santucci, Storia del Pragmatismo, Bari, Laterza, 1992.
- M. Toraldo di Francia, Pragmatismo e disarmonie sociali: il pensiero di Mario Calderoni, Milano, Angeli, 1983.
-
Maurizio Mori nell’Introduzione all’edizione italiana dello scritto Ethics di W. K. Frankena scrive: «Coltivata sin dall’inizio del secolo da ingegni di talento come Giovanni Vailati, Mario Calderoni e Erminio Juvalta, la filosofia analitica ha avuto nel dopoguerra una nuova fioritura grazie all’opera di vari filosofi, tra cui Ludovico Geymonat, Giulio Preti, Norberto Bobbio, Uberto Scarpelli…» (W. Frankena, Ethics, 1973, trad. it. Etica, Segrate, Ed. Comunità, 1996 [I. ed. 1981], p. 9). ↩︎
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Cfr. A. J. Ayer, Language, Truth and Logic, 1946, trad. it. Linguaggio, Verità e Logica, Milano, Feltrinelli, 1961, 128-158. Per Ayer i termini etici hanno valore di manifestazione di stati emotivi e le enunciazioni valutative hanno valore di affermazioni comunicanti emozioni non sensibilmente verificabili, cioè non suscettibili di conoscenza. L’enunciazione «essere caritatevoli è bene» vuole dire «evviva la carità!». ↩︎
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Per una esauriente ed attuale trattazione delle tematiche etiche si confrontino C. Nino, Introduzione all’analisi del diritto, Torino, Giappichelli, 1996; W. Frankena, Ethics, cit.; D. Neri, Filosofia Morale, Milano, Guerini Studio, 1999. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Du role de l’évidence en morale, Comunicazione introdotta al II Congresso Internazionale di Filosofia di Ginevra, 4- 8 Settembre 1904 e M. Calderoni, De l’utilité «marginale» dans les questions d’étique, Comunicazione introdotta al II Congresso Internazionale di Filosofia di Ginevra, 4-8 Settembre 1904. D’ora in avanti per i riferimenti testuali di Calderoni faremo riferimento a M. Calderoni, Scritti, Firenze, La Voce, 1924, voll. I e II. ↩︎
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Per una consistente teoria su natura od obiettivi dell’etica si vedano la distinzione tra meta-etica, etica normativa ed etica descrittiva in C. Nino, Introduzione all’analisi del diritto, cit., pp. 311-312 e la distinzione tra ricerca descrittiva, ricerca normativa e ricerca analitica o meta-etica in W. Frankena, Etica, cit., 49-50. Calderoni imboccata altrove la strada della ricerca meta-etica si limita ad introdurre la distinzione tra funzione normativa e funzione descrittiva dell’etica. La funzione normativa è ulteriormente distinta in maniera caratteristica tra funzione normativa hard e funzione normativa soft. ↩︎
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Cfr. M. Toraldo di Francia, Pragmatismo e disarmonie sociali: il pensiero di Mario Calderoni, Milano, Angeli, 1983, pp. 184-185. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, in Scritti, cit., vol. I, p. 289. È rifiutata la funzione normativa hard dell’etica. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Du role de l’évidence en morale, in Scritti, cit., vol. I, p. 205. ↩︎
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ibidem. Calderoni sostiene che «Les utilitaristes, toutefois, sont tombés dans le meme piège quand ils ont postulé, à leur tour, un principe évident tel que le principe d’utilité…». ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Du role de l’évidence en morale, cit., p. 206. ↩︎
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Cfr. C. Nino, Introduzione all’analisi del diritto, cit., pp. 339-370. Nino traccia una esaustiva storia delle teorie etiche normative conformandosi alla distinzione tradizionale — utilizzata anche da Calderoni — tra «teorie teleologiche» (Tommaso e utilitarismo) e «teorie deontologiche» (Kant e Rawls). ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Du role de l’évidence en morale, cit., p. 206. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, De l’utilité «marginale» dans les questions d’étique, in Scritti, cit., vol. I, p. 207. ↩︎
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Calderoni scrive: «Les raisons pour lesquelles ce concept de la relativité des valeurs morales trouve une resistance parmi les moralistes, sont les suivantes: 1° Les moralistes visent presque toujours à exercer une influence morale, et pour excerer une influence il n’est guère opportun de faire concevoir la morale comme une question de mesure […] 2° Il n’existe, en morale, aucun fait dont les variations sont aussi visibles et pour ainsi palpables que le sont les variations du prix des marchandises en économie politique…». Ibidem, p. 208. ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Calderoni de-finisce la nozione di utilità addizionale come «l’utilité qu’a pour nous la dernière portion (unité de mesure), qu’il s’agit d’ajouter ou d’enlever à la quantité de marchandise que dejàè l’on possède…». Ibidem. p. 207. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, in Scritti, cit., vol. I, p. 288. Calderoni intende le norme morali diversamente da Kant. Se in Kant le norme morali sono imperativi categorici, secondo Calderoni devono essere considerate imperativi ipotetici (cfr. M. Calderoni, «L’imperativo categorico», in Leonardo, IV, Aprile- Giugno 1906). ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale, tesi di laurea, Ramelli, Firenze, 1901, [vol. I, pp. 33-167]. ↩︎
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Cfr. M. Toraldo di Francia, Pragmatismo e disarmonie sociali: il pensiero di Mario Calderoni, cit., p. 189. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., p. 288: «Valutare… fini, sceglierne alcuni […] dichiararne alcuni più degni […] è una attività che spetta a tutti noi in quanto siamo uomini ed abbiamo tendenze, gusti, aspirazioni, ideali diversi o comuni: ma non è un compito speciale né dello scienziato né del filosofo. Il carattere delle teorie loro è appunto di valere qualunque siano i fini che ci proponiamo…». Mentre similmente in «Il filosofo di fronte alla vita morale», in Bollettino della biblioteca filosofica di Firenze, III, 20, Marzo 1911, [in Scritti, vol. II, p. 234], sostiene: «[…] il filosofo morale si è illuso di potere, per semplice virtù della sua scienza, costituirsi apostolo e banditore di vangeli […] laddove l’ufficio del filosofo, in quanto filosofo, non può essere che sussidiario e per così dire complementare, date certe certezze, certi fini e certi istinti ch’egli non può in alcun modo stabilire né detronizzare…». ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., p. 336. E continua scrivendo: «Un progresso consimile è quello che propugnamo nel campo della filosofia morale. I moralisti non sono stati abbastanza coscienti del fatto che il principale loro oggetto di studio, la materia di cui sono prevalentemente chiamati a servirsi e su cui sono chiamati ad influire, sono le scelte degli uomini…». Ibidem, pp. 337-338. ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Cfr. ibidem, p. 339. ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Cfr. Ibidem, p. 342. ↩︎
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Cfr. A. G. Conte, «Codici deontici», in Intorno al «codice». Atti del terzo convegno della AISS Associazione italiana di studi semiotici (Pavia, settembre 1975), Firenze, La Nuova Italia, 1976, pp. 13-25 e riedito in Filosofia del linguaggio normativo I, Torino, Giappichelli, 1989, pp. 147-161. Conte sostiene in nota 13 che il termine «Proeretico» antecedentemente all’uso moderno fattone da von Wright e da Barthes fu introdotto da Calderoni e Vailati nello scritto L’arbitrario nel funzionamento della vita psichica. In realtà — come dimostrato — Calderoni utilizza il termine «Proeretica» sin dal 1906 in Disarmonie economiche e disarmonie morali. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., p. 288. ↩︎
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Cfr. Ibidem, p. 294. Calderoni ha mutuato tale metodo di analisi da economisti «neo-classici» come Wicksteed e Pareto. Non si nota solo l’incidenza su Calderoni della scuola austriaca dell’economia. Fondamentale viene anche ad essere l’influsso di seconda mano delle teorie economiche «ofelimitaristiche» di Pareto. L’influsso è di seconda mano dal momento che deriva a Calderoni dai costanti dibattiti sull’economia e sulla matematica economica tenuti a Torino tra Vailati e lo stesso Pareto. Per una interessante trattazione delle relazioni culturali tra Vailati e Pareto si veda L. Bruni, Vailati e l’economia, in M. De Zan (a cura di), I mondi di carta di Giovanni Vailati, Milano, FrancoAngeli, 2000, 141-156. ↩︎
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Si consultino in merito le affermazioni calderoniane contenute in M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., pp. 296-297 e p. 299. Calderoni richiama in nota Wicksteed, The alphabet of political economy, London, [senza indicazione editore], 1888. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., p. 301. Calderoni continua scrivendo «Egli continuerà a produrre fino a che il costo effettivo marginale non avrà raggiunto l’utilità marginale del prodotto. Questo punto sarà un punto d’equilibrio…». ↩︎
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Cfr. Ibidem, p. 303. ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Calderoni continua affrontando un caso economico: «Esempio classico di ciò (rendita) è la terra, il suolo necessario per le produzioni agricole, che varia grandemente di fertilità da luogo a luogo (Ricardo): il bisogno crescente di prodotti agricoli per l’aumento di popolazione e il conseguente aumento dei prezzi ha per risultato di permettere […] la coltivazione di terreni via via meno fertili, e di produrre un incremento di valore dei terreni più fertili; incremento che avviene… automaticamente…». Ibidem, p. 304. ↩︎
-
Ibidem, p. 309. ↩︎
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Ibidem, pp. 312- 313. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, «La filosofia dei valori», in Bollettino della Biblioteca filosofica di Firenze, II, 10, Gennaio 1910, [in Scritti, cit., vol. II, pp. 187-188]. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., p. 315. Calderoni continua con un caso morale: «Gli atti prodotti dall’istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della specie non sono considerati virtuosi perché, ben lungi dal richiedere un incitamento, essi richiedono freni, gli uomini essendo piuttosto proclivi ad eccedere che a difettare in essi […] Ma se gli uomini divenissero più restii a compierli, o trovassero il modo di deluderne le conseguenze migliori, nascerebbe indubbiamente la necessità di incoraggiarli e promuoverli…». Ibidem, pp. 315-316. ↩︎
-
Ibidem, pp. 320-321. ↩︎
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Cfr. M. A. Cattaneo, L’umanesimo giuridico penale di Karl Grolman, ETS, Pisa, 1996. Fautore della teoria dell’individualizzazione delle sanzioni nel settecento/ ottocento tedesco è considerato Karl Grolman; si veda la diatriba iusfilosofica tra Grolman e Paul Johann Anselm Feuerbach sulle funzioni/ finalità della sanzione. Calderoni si mostra vicino alla concezione di Feuerbach. ↩︎
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Cfr. M. Calderoni, Disarmonie economiche e disarmonie morali, cit., pp. 321-322. L’autore ferrarese continua chiarendo: «Il biasimo e la lode, i premi ed i castighi saranno commisurati a ciò che è necessario ad indurre alla virtù, o a distogliere dal vizio, i meno proclivi alla virtù e i più proclivi al vizio […] Così alcuni si troveranno a godere di lode o gloria molto superiore al loro merito individuale, per avere compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe piuttosto invece stato necessario punirli se si fosse voluto distoglierli dal farle […] Altri, invece, subiranno biasimo od infamia di gran lunga sproporzionata alla loro colpa…». ↩︎
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Ibidem. ↩︎
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Ibidem, pp. 322-323. ↩︎
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Ibidem, p. 327. Se due individui avessero tendenze diverse a commettere il male è chiaro che — secondo la tesi «a ciascuno secondo i sacrifizi» — sarebbe necessario tollerare la condotta dei meno controllati (aumentando le lodi e diminuendo le sanzioni) e condannare la condotta dei meno lascivi (aumentando le sanzione e diminuendo le lodi); cosa che favorirebbe l’«offerta» di azioni immorali. Paradossalmente la Giustizia di un sistema normativo verrebbe ad ostacolarne l’efficacia. ↩︎
-
Ibidem, p. 328. ↩︎