Recensione a Claudio Fiorillo, Fragilità della verità e comunicazione. La via ermeneutica di Karl Jaspers

Claudio Fiorillo, Fragilità della verità e comunicazione. La via ermeneutica di Karl Jaspers, Aracne, Roma 2003.

Verità e comunicazione sono parole-chiave della filosofia jaspersiana, parole decisive di una filosofia che non si sente interpretata dall’etichetta di esistenzialismo, ma che merita e richiede una più attenta indagine che, evitando luoghi comuni storiografici, la riproponga nella sua ancora viva fecondità.

Verità e comunicazione sono anche le due nozioni fondamentali attorno a cui ruota questo interessante e originale lavoro su Jaspers che Claudio Fiorillo propone all’attenzione dei lettori. La scelta metodologica di Fiorillo infatti non è tanto quella di indagare filologicamente questo o quell’aspetto del pensiero di Jaspers, quanto piuttosto di instaurare un dialogo con l’autore, un dialogo che va a scandagliare il cuore della filosofia jaspersiana rappresentato proprio dal plesso tematico di verità e comunicazione-ricerca perenne della verità, relazione in chiave comunicativa dell’esistenza alla verità e centralità della comunicazione per l’esistenza e per la sua ricerca della verità.

Verità sta a significare ricerca dell’ulteriorità, fede, apertura alla trascendenza, dimensione perenne della filosofia. Comunicazione sta a indicare esistenza, esistenza che si apre agli altri, che continuamente si oltrepassa, che attraverso gli altri diventa se stessa ma sta anche ad indicare una modalità di ricerca e un modo di darsi della verità perché la verità che si dà nel tempo è verità comunicativa.

Se la comunicazione è «condizione universale e necessaria dell’umanità», se «essa è talmente essenziale che tutto ciò che l’uomo è, e quello che per lui esiste, si trova in un senso o nell’altro nella comunicazione», allora «la verità non può essere separata dalla comunicazione. Essa è presente nella realtà temporale come realtà, proprio in virtù della comunicazione. Se noi separiamo la verità dalla comunicazione essa svanisce nel nulla. Il dinamismo tipico della comunicazione consiste invece proprio nel cercare e sostenere la verità» (Vernunft und Existenz, Wolters, Groningen 1935, p. 52; tr. it., Ragione ed esistenza, a cura di A. Lamacchia, Marietti, Torino 1971, pp. 88-89).

Ma la verità legata alla comunicazione è legata all’esistenza e, dunque, è fragile come l’esistenza. Ma questa fragilità che è la debolezza della verità è anche la sua forza, la forza dell’esistenza in ricerca, l’avventura di una fede filosofica che affronta il rischio dell’apertura permanente, l’apertura all’ulteriorità, alla trascendenza.

Non a caso allora il nesso verità-comunicazione, fondato sulla consapevolezza della fragilità della verità nel tempo, della verità come cammino, rappresenta — è la tesi di fondo di questo volume — il nucleo portante di quella che Fiorillo significativamente definisce «la via ermeneutica jaspersiana». Non è strano l’accostamento tra Jaspers e l’ermeneutica, anzi è quanto mai opportuno sia dal punto di vista storiografico sia, in modo particolare, dal punto di vista teoretico. La via ermeneutica jaspersiana è indagine intorno all’essere nella ricerca dell’originario, nell’originarietà dell’Umgreifende, ulteriorità perenne, presenza e insieme assenza, è la via della reciprocità tra esistenza e verità, dell’assunzione da parte della ragione del dubbio, dell’incertezza, dell’incompiutezza dell’interpretazione che è contemporaneamente assunzione anche della storicità, della comunicazione, della libertà e della responsabilità degli esistenti.