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«Dall'inizio della Natività...». Riflessione trinitaria e contemporaneità a partire dalla categoria di generazione

di Leopoldo Sandonà (Roma, 26-28 maggio 2011)

Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.

-- Sapienza 6, 22

1. Premesse: il contemporaneo e la Trinità; la Trinità e il contemporaneo

Nel contemporaneo il recupero della prospettiva trinitaria ha conosciuto una stagione particolarmente fiorente nelle teologie, sia occidentale che orientale. Tuttavia si può cogliere in questa ripresa fondamentale un momento molto prezioso anche per gli scambi con la prospettiva filosofica, non senza qualche fraintendimento reciproco tra le due discipline e non senza qualche equivoco in riferimento allo stesso dogma trinitario. La contemporaneità, anche rimanendo al solo riferimento teologico occidentale, ha visto uno sviluppo fondamentale della riflessione sulla Trinità nel recupero di nozioni quali comunicazione-dialogo, persona-interpersonalità, coscienza, dialogo. Senza dubbio è possibile affermare che il contemporaneo, sulla scia del rinnovamento della teologia occidentale ed in fecondo dialogo con l'oriente, ha rappresentato un capitolo fondamentale nel recupero e nella più profonda comprensione della dinamica trinitaria, non senza estremismi e fraintendimenti, come avvenuto nel campo della teologia politica. Altrettanto inesplorato invece è il contributo che la riflessione trinitaria contemporanea ha offerto alla riflessione latamente culturale e filosofica. Il tentativo qui percorso, nella sua parzialità e potremmo dire nella sua dinamica di «esperimento», cerca di dire questa novità fondamentale apportata in più ambiti dalla riflessione sulla Trinità attraverso l'immagine -- che è anche una delle relazioni fondamentali intra-trinitarie -- della generazione.

Il percorso proposto, dopo una breve precisazione sul rapporto tra filosofia e teologia che intende sgombrare il campo da qualsivoglia sincretismo delle posizioni ed insieme favorire una reciproca complicazione delle parti, permetterà di recuperare, in rapporto alla relazione di generazione, i principali portati della tradizione, in specie medievale ed occidentale, tanto dal lato del versante gnoseologico-conoscitivo di matrice agostiniana quanto dal lato della tradizione metafisico-relazionale di ascendenza tommasiana, quanto ancora ed infine nel recupero della prospettiva personale propria della tradizione dei Vittorini. Tale riferimento alla tradizione fornirà la base per indagare, in questo particolare sguardo alla generazione, i principali portati della svolta contemporanea. Tale sintesi riferita al contemporaneo verrà nominata in alcuni grandi cespiti acquisiti, quali i concetti di persona, coscienza, comunicazione, dialogo. Questo sguardo ulteriore fornirà l'anticipo fondamentale per la proposta vera e propria, articolata in uno spunto riservato alla questione epistemologica-sistematica, etico-antropologica e pedagogico-politica, prima di giungere ad alcune sintetiche conclusioni che mirano a offrire alcuni spunti che emergono da siffatte e momentanee acquisizioni.

2. La pertinenza teologica e la convergenza filosofico-teologica

Prima di percorrere il cammino vero e proprio all'interno del nostro percorso, è necessaria un'ulteriore e preliminare premessa riguardante la prospettiva in cui ci si muove, che è insieme teologica e filosofica. Teologica poiché l'approccio deriva dalle acquisizioni più avanzate della riflessione teologica contemporanea, in generale ma soprattutto nello specifico relativo alla relazione di generazione; filosofica perché la componente di proposta -- sistematica, antropologica e pedagogico-politica -- è giocata sulle conseguenze filosofiche della prospettiva della generazione, intesa in senso ampio ma con oggettive e rilevanti comprensioni anche specifiche -- si pensi all'ambito bioetico per esempio -- . Se quindi si partirà da uno sguardo storico e sistematico di carattere teologico, il cammino interno alla proposta vera e propria lavorerà nel campo filosofico.

Va chiarito ulteriormente l'angolo visuale con cui chi scrive legge la relazione tra filosofia e teologia. Oltre la riconduzione di una all'altra, come avvenuto da parte di diversi schieramenti nell'ambito della Modernità -- in ottica di trionfo idealistico della filosofia sulla teologia da un lato e di apologetica fautrice dell'ancillarità del filosofico dall'altro -- , oltre l'estraneità e l'insignificanza della relazione tra i due saperi, siamo di fronte a nominazioni del senso che spesso possono trovare una convergenza, pur nell'utilizzo di linguaggi e di parole diverse. Oltre la giustapposizione e l'estrinsecismo, filosofia e teologia possono essere lette come discipline sorelle che entrambe si compiono nella definizione del loro oggetto. Per utilizzare un'espressione di Paul Beauchamp riferita alla Scrittura, in cui il Nuovo Testamento sarebbe un compimento di un altro compimento rappresentato dall'Antico Testamento, o l'espressione di Franz Rosenzweig che vede nella filosofia l'Antico Testamento profetico della teologia che compie la promessa, siamo di fronte a due compimenti che non si danno tuttavia come alternativi. Tale visuale, che richiede certamente uno sforzo continuo di precisazione per evitare pericolose invasioni di campo, è resa più semplice per il nostro compito dal fatto che nella prima fase -- punti III. -IV. -- ci si muoverà sia storicamente che sistematicamente in prospettiva teologica, mentre nella seconda fase -- punti V. -VI. -- le conseguenze saranno affrontate e definite all'interno della prospettiva filosofica.

3. La generazione a partire dalla tradizione teologica occidentale e medievale

Nella tradizione teologica dell'Occidente cristiano la recezione medievale del dogma trinitario e il suo approfondimento vive della posizione agostiniana e della risposta che è anche approfondimento definita sia da Tommaso che dai Vittorini. Non bisogna tuttavia dimenticare l'apporto boeziano, in riferimento al quale lo stesso Tommaso, nel suo commento, ci offre spunti formidabili quanto al tema della generazione.1

La lettura agostiniana da un lato si dispiega nella triade mente, conoscenza, amore, mentre dall'altro la Trinità «interiore» è letta tramite le figure di memoria, intelletto e volontà. La generazione è strettamente connessa alla conoscenza e all'intelletto, gli elementi della triade che rimandano al Figlio: «nella conoscenza delle cose abbiamo una parola dentro di noi; dicendola, la generiamo interiormente e non si separa da noi per il fatto di nascere; così, analogicamente, Dio genera il suo Verbo senza che questi si separi da lui» (Aug., Trin. , IX, 7, 12). L'approccio agostiniano, profondamente legato al tema della conoscenza in interiore homine, pur dando luogo a derive intimistiche poi riprese da certi versanti della Modernità, rimane un luogo fondamentale per definire, in rapporto alla generazione, direttamente collegata alla conoscenza e all'intelletto -- ben prima di certe riprese contemporanee che riscoprono il nesso tra conoscenza e azione -- , il nesso inscindibile tra Colui che genera e Colui che è generato, in una generazione che non implica separazione; così per l'intelletto nella sua azione, appunto comprendere, rimane in chi comprende (Thom., STh. I, q. 27). Commentando Boezio, Tommaso in riferimento alla generazione eterna del Figlio, afferma che «essa sola è perfettamente comprendente la natura del Generante, mentre tutte le altre sono imperfette, secondo che in esse il generato prende parte o somiglianza alla sostanza del Generante. Da ciò la necessità che ogni altra natività derivi dalla Natività predetta tramite una qualche sua imitazione» (Thom., Commento al De Trinitate di Boezio, p. 74). In maniera coerente la lezione agostiniana viene compresa nella riflessione tommasiana e ancor più estesa nelle sue conseguenze ontologico-metafisiche. La Generazione eterna del Verbo non soltanto trova un parallelo nella conoscenza dell'uomo, e quindi riporta quest'ultima alla perfezione della natura divina in cui essere e comprendere equivalgono, ma informa tutte le realtà. Tommaso osserva acutamente: «Dall'inizio della natività indagherò, e non l'inizio: ciò indica che l'indagine di Boezio non si conclude nell'inizio della natività, ma che comincia da questo inizio per procedere verso le altre realtà» (ibid. ), tanto da dividere la propria analisi in tre parti, la Trinità delle Persone divine, la processione delle creature buone da Dio, la riparazione delle creature per mezzo di Cristo.

Sebbene Agostino non abbia negato un'apertura all'elemento relazionale ed interpersonale, la sua lettura del dogma trinitario rimane tendenzialmente collegata alla comprensione interiore, conoscitiva ed intellettiva. Una decisa apertura in chiave interpersonale -- con un'anticipazione che troverà grande riscontro nella proposta teologica del Novecento -- sarà quella esercitata dai Vittorini, ed in particolare da Riccardo, preoccupato di rendere conto della pluralità in Dio. Limitandoci alla riflessione che può interessare il tema in questione, cioè quello della generazione, la carità perfetta è individuata da Riccardo nel consortium amoris. La carità è richiesta dalla perfezione divina, ed insieme essa esige l'uguaglianza delle persone. Tuttavia l'accesso alla pluralità delle Persone divine non rende ancora ragione della trinità delle Persone stesse. La carità perfetta si ha nella misura in cui i due amano e si amano come ognuno ama: l'amore dei due da solo non basta. «Ubi a duobus tertius concorditer diligitur, socialiter amatur, et duorum affectus tertii amoris incendio in unum conflatur» (Riccardo di San Vittore, Trin. , III, 19). Riccardo riconferma la comprensione tradizionale della generazione del Figlio, mentre lo Spirito Santo non può essere letto né come genitus né come ingenitus dal momento che da una parte non è Figlio ma dall'altra è stato prodotto secondo la natura, e per questa ragione non può essere chiamato ingenitus come il Padre. Sebbene la prospettiva dei Vittorini non sia rilevante quanto al tema della generazione, essa rappresenta un'anticipazione formidabile delle riflessioni contemporanee. Nella socialità dell'amore trinitario si esplicita la pluralità dell'amore trinitario fin dalla dinamica ad intra: la definizione degli elementi ad extra così cara alla riflessione contemporanea, è implicita per l'autore medievale in ogni trattazione riguardante la Trinità, perché tutto rimanda ad Essa.

4. Alcune acquisizioni della riflessione teologica cattolica nel contemporaneo

La svolta contemporanea della teologia trinitaria -- qui ci limiteremo all'ambito cattolico -- può essere misurata intersecando lo sviluppo di alcune questioni fondamentali con le opere di alcuni tra i più importanti teologi contemporanei. Anche se non sempre tale riflessione teologica chiamerà in causa esplicitamente la questione della generazione, essa si offre come orizzonte fondamentale per la comprensione della proposta sistematica.

Un primo grande tema è quello della comunicazione tra Dio e uomo, affrontato in particolare dalla riflessione di Karl Rahner; proprio perché si rivela ad un uomo capace di ascoltarlo e di ricevere tale rivelazione, il Dio trinitario si offre attraverso differenti aspetti della autodonazione, nelle coppie paradossali origine-futuro, storia-trascendenza, offerta-accettazione e l'unica coppia non paradossale ed in rapporto alla tradizione cioè quella di conoscenza-amore. Al di là delle polemiche sulla dicitura rahneriana che intende superare il concetto di persona e al famoso Grundaxiom su Trinità economica ed immanente che giunge a sistematizzare una dottrina antica, la questione della comunicazione di Dio è segnata dalla riflessione antropologica e la suscita a sua volta. Non possiamo comprendere il mistero di Dio se non in rapporto al suo rivelarsi nella storia, e precisamente nella storia che è l'esperienza dell'uomo cui Dio si rivela; ed insieme l'essere uomo di tale uomo è segnato dalle coppie che Rahner, nel solco della tradizione tomistica ma attento alla acquisizioni dell'ermeneutica heideggeriana, offre alla riflessione. Quanto al tema della generazione la comunicazione «economica» di Dio non si comprende se non nella comunicazione «immanente» che è il Verbo stesso.

Un secondo tema rilevante è quello tutto moderno della coscienza, tema tuttavia già presente nei primi secoli della tradizione cristiana soprattutto in ottica cristologica. Per B. Lonergan nella Trinità ci sono tre soggetti che, riferiti gli uni agli altri dalle relazioni, sono coscienti ognuno di loro stessi e degli altri ai quali sono riferiti. Pur non essendoci pluralità di coscienze, siamo di fronte ad una pluralità di soggetti coscienti ognuno di loro stessi e degli altri cui sono riferiti. La riflessione del teologo canadese non arriva a parlare in termini personalistici o dialogici, tuttavia apre paradossalmente la strada, con un'assunzione estrema di un paradigma moderno, all'avvento di tematiche propriamente contemporanee. Sul piano della categoria di generazione la prospettiva di Lonergan ripercorre, con riletture moderno-contemporanee, la strada che da Agostino attraverso Tommaso ha segnato la riflessione trinitaria dell'Occidente in rapporto alla questione della conoscenza e dell'interiorità.

Tra le tematiche del contemporaneo qui presentate, quello del dialogo rappresenta un terzo tema rilevante tra le acquisizioni qui descritte. L'unica coscienza posseduta dai tre soggetti, porta Kasper a parlare di un dialogo in cui le persone divine non soltanto esistono, ma che sono esse stesse (W. Kasper, Il Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 1984, p. 353). Sulla strada della comprensione dialogica del mistero trinitario cadono alcuni divieti della tradizione, come quello di considerare la Trinità a partire dalla visione comunitaria della famiglia. Il matrimonio è il noi, che non è né dell'io né del tu. Tale noi, nella posizione di Mühlen, è il plurale dell'io ed insieme del tu. Anche Balthasar utilizza l'immagine della fecondità matrimoniale che si apre nel figlio, soprattutto per superare un certo formalismo moderno del rapporto io-tu, e nello stesso tempo mette in guardia da qualsiasi assunzione assoluta dei modelli in quanto tutti rappresentano una forma sbiadita di ciò che si intende indagare, nel rispetto del mistero. È evidente quanto la questione del dialogo entri qui direttamente in rapporto al tema della generazione.

La posizione di Ratzinger, nel suo celeberrimo contributo sulla persona nella teologia, mette in luce l'ultima tematica integrata nello sviluppo contemporaneo, che si dà insieme come riassuntiva: il concetto di persona, che, «a partire dalla sua origine, esprime l'idea del dialogo e di Dio quale essere dialogico. Esso pensa a Dio come all'essere che vive nella parola ed esiste come io e tu e noi nella Parola. Questa conoscenza di Dio chiarifica all'uomo, in una maniera nuova, il suo proprio essere» (J. Ratzinger, Il significato di persona nella teologia, in Id., Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia 1973, p. 178). Nel concetto di persona che si sviluppa in maniera parallela alla questione dialogica, trova compimento anche il tema della comunicazione e della coscienza. La persona non si dà solo come entità ontologica dotata di una particolare dignità, ma come uomo sempre da generare nella dinamica pedagogica ed insieme comunitario-politica.

Tutte queste tematiche, come ricorda acutamente Ladaria,2 non possono essere comprese senza lo sviluppo parallelo di antropologia e filosofia: a partire da differenze e da precisazioni proprie dei diversi teologi, si assiste ad uno sforzo comune per l'approfondimento del mistero trinitario. L'autopossesso e la donazione delle persone divine sono collegati a quanto la più avanzata filosofia contemporanea ha cercato di chiarire sottolineando come l'autentico riconoscimento avviene nella libertà del bene e come quest'ultima si radichi nella consapevolezza della propria originaria dipendenza da altri.

5. Per un tentativo di proposta a partire dal recupero della relazione di generazione

Il percorso compiuto permette di definire una proposta sul tema della generazione che, in ascolto della tradizione e delle riflessioni teologiche contemporanee sulla Trinità, ma utilizzando gli strumenti filosofico-antropologici, offra nel tema della generazione un contributo particolarmente rilevante in relazione alle dinamiche attuali, sul piano sistematico come sul piano antropologico, fino al piano pedagogico-politico.

5.1. Generazione e sistematica: generare il senso

In rapporto alla grande lezione della tradizione sulla conoscenza e sull'intelletto come vestigia del mistero trinitario, ma anche alla lezione tutta moderna e contemporanea legata alla coscienza, la generazione indica nella sua concettualità elementi rivolti all'interiorità del soggetto e alla sua unità. L'io non è originario, ma è volto continuamente nella prospettiva di una generazione o di una rigenerazione in cui il percorso verso un'interiorità più cosciente giunga al suo compimento perfetto. Il soggetto è quindi generato e non originario, così come chiede di essere generata un'unità che le condizioni storiche e contingenti rischiano di alterare e di far dissolvere. L'io diviene così paradossalmente il luogo di un'apertura al mondo ma anche un compito sempre da realizzare.

Da questa generazione dell'unità interiore può derivare la strada dell'integrazione in cui il soggetto si volge al mondo, alla società ed alla comunità circostanti, alle molteplici attività del suo vivere, per definire a partire da questa unità interiore un'integrazione non monologica, ma dialogica e fondata sul riconoscimento delle diverse mondo-visioni. In questa direzione il «conflitto delle interpretazioni» cui si assiste di continuo, tanto nelle intepretazioni personali dell'esistenza quanto nelle grandi sfide della società plurale, possono essere riportare ad un grado di integrazione che richiede la via lunga dell'arco ermeneutico più che la via breve di facili contrattualismi procedurali, senza cedere al compimento dell'utopia ma costruendo nella fatica del concetto e dell'incontro una progressiva fusione degli orizzonti.

A partire da questa prospettiva sistematica della generazione, un'ulteriore e assai feconda conseguenza è quella che si può incontrare in rapporto all'unità del sapere e dei saperi; in questo campo infatti l'unità del soggetto e l'unità delle prospettive interpretative si legano nella direzione di una tessitura dei saperi che, oltre ogni possibile sincretismo e relativismo delle prospettive, ma anche oltre ogni forma di tirannia di alcuni saperi sugli altri, percorra la strada di un sapere dialogico nella sua vastità e nella sua complessità, nel servizio della terra e nell'edificazione di un mondo più umano. Tale questione si pone come particolarmente urgente in rapporto ad una rigenerazione del rapporto tra saperi scientifici ed umanistici, tanto sul piano delle scienze della vita, quanto sul piano della riflessione etica in rapporto al diritto ed all'economia.

5.2. Generazione e antropologia: generare l'uomo

Parlare di generazione significa tuttavia anche ricomprendere la tradizione specie contemporanea del dialogo e della persona, ma anche la lezione medievale della Trinità come comunità dell'Amore.

La generazione si offre così come luogo privilegiato per un approfondimento della prospettiva antropologica sia in filosofia che in teologia; generare è una prospettiva radicalmente propria dell'essere umano, compreso nella prospettiva del dramma teologico del rapporto di Dio con il mondo, ma compreso anche nella prospettiva filosofica dell'antropologia, che comporta anche talune acquisizioni fondamentali non soltanto dell'antropologia filosofica ma anche delle antropologie culturali. La generazione è forma del senso con cui l'uomo plasma il mondo attorno a sé, nelle espressioni artistiche e costruttive, nella coltivazione dell'ambiente che gli è dato ed insieme nell'edificazione di un sistema giuridico e politico. L'uomo genera se stesso costruendo il mondo attorno a sé ed insieme in questa costruzione lascia una traccia antropologicamente rilevante della sua espressione.

Nello stesso tempo la parola della generazione è -- si potrebbe aggiungere ovviamente -- connessa direttamente con le questioni che riguardano l'umano nell'ambito della bioetica e delle cosiddette tecno-scienze. La generazione, come momento davvero umano nel succedersi del mistero della vita, può essere letto come opposto e radicalmente alternativo alla prospettiva della produzione di esseri umani, come proposta dall'ingegneria genetica e dalla selezione in ambito bioetico. La generazione dell'uomo si richiama direttamente alla vulnerabilità e alla finitezza della condizione dell'uomo, oltre ogni tentativo di produzione di un'umanità perfetta e aliena da qualsivoglia «difetto». La tradizione non a caso ha spesso distinto tra la generazione intratrinitaria, la procreazione umana e la riproduzione in ambito animale, quasi a salvaguardare le specifiche differenze. Riprendere la prospettiva della generazione nell'ambito difficile della bioetica e del rapporto tra tecno-scienze e riflessione etica significa evidenziare il mistero dell'esistenza umana, vulnerabile e finita ed insieme chiamata alla gloria della perfezione che solo la Generazione intratrinitaria testimonia nella perfezione.

5.3. Generazione e paideia: (ri)generare la città

Un ultimo spunto che possiamo trarre dalla riproposizione contemporanea della categoria di generazione è legata all'ambito che definiremo pedagogico-politico. Lungi dal ricadere nelle contraddizioni contemporanee dell'utilizzo del dogma trinitario in ambito socio-politico, parlare di prospettiva pedagogico-politica implica anzitutto il fornire una precisazione che riguarda l'utilizzo del termine paideia. La prospettiva classica dell'educazione non si limita infatti al nozionismo o alla specialistica applicazione di tecniche educative, ma alla coltivazione ed alla crescita della persona in quanto tale. Innestata su questa tradizione, la riflessione sulla generazione in ambito sistematico ed antropologico diventa una strada possibile per generare o rigenerare nuove relazioni in ambito sociale e politico.

Una prospettiva pedagogica in questo campo può portare ad alcuni fondamentali passaggi: anzitutto quello di un'educazione tra le generazioni, che riscopra il senso della relazione tra diversi momenti dell'esistenza. Le generazioni sono la prima palestra della vita e nel riannodarsi di tali relazioni si cela il segreto di una prospettiva di crescita non soltanto delle singole persone ma della società tutta; tanto più in una prospettiva interculturale e interreligiosa in cui il senso della vita detta in molti modi richiede un radicamento integrale e non certo chiuso o integralistico nelle radici viventi, e non archeologicamente morte, della propria tradizione.

Nello stesso tempo l'educazione tra le generazioni diviene etica tra le generazioni, attraverso la prospettiva di condizioni possibili e di sviluppo per le generazioni che subentrano, ma nello stesso tempo attraverso un atteggiamento di riconoscenza e di debito delle nuove generazioni nei confronti di quelle che seguono. In fondo siamo generati da chi ci precede ma siamo anche chiamati a rigenerare chi ci precede una volta che questi è divenuto anziano.

Tali problematiche pongono in primo piano sguardi di carattere politico nel senso più profondo del termine: rapporti equilibrati tra le generazioni, salvaguardia e difesa del bene ambientale, tutela rispetto alle dinamiche del meticciato di civiltà e quindi integrazione continua delle diverse presente religiose e culturali, sono solo alcuni tra i più evidenti problemi che chiedono una nuova politica delle generazioni. Che questo avvenga per la sola ripresa della categoria di generazione è una prospettiva che suonerebbe utopistica, ma nello stesso tempo non ci si può sottrarre alla chiamata dell'ora presente, che pone un'urgenza con le sue evenienze, tanto nel campo economico con la crisi epocale quanto in quello sociale con l'avanzare dell'ondata migratoria, così come nel campo ambientale di fronte agli squilibri climatici e alla catastrofe ecologico-nucleare nell'Oriente estremo. Così come nella prospettiva antropologica l'uomo vive nella vulnerabilità e cammina verso la gloria della Vita trinitaria, così nell'ambito comunitario non si può cedere alle facili utopie, ben consci che la Città di Dio cresce tra le drammatiche vicende della storia. E tuttavia questa Città può crescere dentro la città dell'uomo soltanto attraverso l'impegno concreto di quest'ultimo nell'edificazione del mondo.

6. Brevi conclusioni

La prospettiva presentata si dà come un tentativo di proposta che intreccia tradizione e contemporaneità teologiche con spunti della riflessione filosofico politica e antropologica contemporanea. Metodologicamente la proposta operata rappresenta un tentativo di dire un'integrazione feconda, senza commistioni confuse, tra mondo teologico e mondo filosofico. Nello stesso tempo sul piano dei contenuti la prospettiva evidenziata permette di mostrare lo spettro di significati, seppur non esaustivo, e la vastità di orizzonti che un singolo termine come «generazione» può aprire.

Copyright © 2011 Leopoldo Sandonà

Leopoldo Sandonà. ««Dall'inizio della Natività...». Riflessione trinitaria e contemporaneità a partire dalla categoria di generazione». Elaborare l'esperienza di Dio [in linea], Atti del Convegno «La Trinità», Roma 26-28 maggio 2009, disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/teologia/>, [**27 B].

Note

  1. La citazione di apertura di Sapienza 6 è quella utilizzata da Boezio e commentata da Tommaso nella versione della Vulgata. Testo

  2. L.F. Ladaria, Il Dio vivo e vero, Piemme, Casale Monferrato 1999, p. 332. Testo

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