Salta il menù

Il bacio nella bocca. La Trinità nei Sermoni sul Cantico dei Cantici di S. Bernardo

di Alfredo Simón (Roma, 26-28 maggio 2011)

I Sermoni sul Cantico dei Cantici di S. Bernardo sono considerati un capolavoro della creazione bernardiana nella quale si intrecciano genio letterario e profondita teologica, esperienza spirituale e fascino comunicativo.

Il linguaggio dell'amore tra lo sposo e la sposa del Cantico dei Cantici e ripreso simbolicamente per presentare i misteri della fede cristiana. La Trinità, concepita come comunione di amore e intimita tra le tre divine persone, e interpretata nel Sermone 8 come un bacio dato dal Padre al Figlio nello Spirito: «Se, giustamente, il Padre viene inteso come colui che bacia e il Figlio come colui che e baciato, non sarà certo fuori luogo interpretare lo Spirito Santo come bacio, poiché e l'imperturbabile pace del Padre e del Figlio, il saldo vincolo, l'indivisibile amore e l'indissolubile unita».1 Di fatto afferma Bernardo «poiché il bacio e segno d'amore».2

Nel linguaggio stesso l'uomo comprende il senso delle cose e Bernardo in questo commento letterario propone con una forma rinnovata alla comprensione del mistero teologico della Trinità. Il mondo della sensualita che percorre l'epitalamio del Cantico dei Cantici apporta densita al discorso bemardiano. Il linguaggio simbolico affettivo infatti sarà ripreso lungo i sermoni per stabilire una relazione significativa tra la corporeita, la testualita e l'esperienza mistica.

In concreto e alludendo alla citazione, nel significante del bacio abbiamo due livelli di significato che coabitano: il significato ordinario del bacio, e l'esperienza significativa di una realtà trinitaria diversa e più profonda. Grazie alla sua dinamica analogica, il simbolo stesso, senza entrare in contraddizione, rende possibile la relazione reciproca tra i significati, la relazione di senso, o quello che Ricœur chiamerebbe una architettura di senso.3 Usando il simbolo del bacio per parlare della Trinità, lo stile di Bernardo si apre a una concezione della verità della Trinità la cui interpretazione parte dall'esperienza antropologica e corporale dell'amore e della sua espressione poetica. Il testo quindi dischiude all'autore e al lettore un mondo, una visione, una interpretazione, in questo caso della Trinità. Il linguaggio simbolico del bacio trinitario designa nuovi orizzonti di comprensione del mistero di amore e unione delle persone divine perché la carica emotiva di tale linguaggio rinnova la forma espressiva del mistero indicibile di un Dio che è Trinità di persone.

Il bacio, come ogni simbolo, oltre la dimensione denotativa ha una dimensione comunicativa, esprime un senso di per sé, anche prima della spiegazione esaustiva delle parole. Si capisce qualcosa, anche in silenzio, anche senza essere detto tra gli interlocutori, e presuppone un contesto vivo di senso spontaneo. Le cose non appaiono come manifestazioni isolate ma in relazione reciproca di senso, in una interazione tra l'ambito naturale e quello sociale. Il simbolo crea una dinamica intersoggettiva, e in più se in relazione all'amore. Un tu interviene sempre in relazione a un io, il che è già una via di possibilità per la trascendenza, per la comunione e per esperienze indefinite o indicibili, al di là della persona e delle persone in relazione, e sempre nel contesto esistenziale della vita e dello spirito.

In modo simile ad altri autori della tradizione monastica medievale, la contemplazione di Bernardo dei misteri della fede, e nel nostro caso del mistero trinitario, comprende anche l'emotività umana o personale, senza che ciò significhi cadere in un sentimentalismo superficiale puramente soggettivo. L'esperienza e la concezione dell'amore di cui parla Bernardo va contrastata e oggettivata con la fede tradizionale della Chiesa su Cristo e sulla Trinità così come formulata nelle fonti conciliari. L'intima relazione tra conoscenza ed esperienza sarà una caratteristica del pensiero di molti monaci medievali, già ben formulata da Anselmo, oltre Bernardo, Aelredo di Rievaulx e Guglielmo di Saint-Thierry.4

Trattandosi di un commento di un libro biblico fatto da un credente, bisognerebbe aggiungere che la comprensione della Scrittura è per Bernardo una dinamica personale correlativa, allo stesso tempo intellettuale e affettiva, in cui interviene l'intelligenza e il cuore. Lui tenta di spiegare letterariamente, lungo tutta l'opera, l'intensità del significato dell'esperienza del bacio, sia a livello umano che divino. Per lui, la simbolica del bacio illumina la mente quanto infiamma il cuore, e da questa dinamica linguistica umana prende la base per trasportare ad una penetrazione nel senso dei misteri divini, così come possano essere colti dalla intelligenza umana.

La tipologia dei significati attribuiti al bacio viene menzionata nei primi sermoni. Nel Sermone 4 Bernardo parla di tre baci, cioè nei piedi, nelle mani e nella bocca, essendo quest'ultimo quello superiore e speciale.5 Nel Sermone 7 interpreta la frase del Cantico «Mi baci col bacio della sua bocca» come il bacio chiesto dalla sposa, cioè l'anima, al Verbo, lo sposo, come segno dell'amore vero.6 Quindi il bacio riceve diversi significati, benché sempre nell'ambito semantico della relazione amorosa intensa. Il Sermone 2 avanza già il senso trinitario: fa la distinzione tra il bacio della sua bocca e il bacio con la bocca. Il bacio della bocca è un bacio esclusivo riservato alla comunione intima della Trinità: «Per questa ragione, quindi, nessuno dei santi presumeva di poter dire: Mi baci con la sua bocca, ma soltanto: con il bacio della sua bocca, riservando, giustamente, questa prerogativa solo a colui sul quale la bocca del Verbo si posò, una sola volta e in modo unico».7 Il bacio della bocca è il bacio dato dal Padre al Figlio nel mistero trinitario e il bacio con la bocca invece è il bacio del Figlio all'umanità nei misteri dell'incarnazione e della redenzione.

In modo più specifico il Sermone 8 viene dedicato alla Trinità. Inizia trattando del «bacio sommo, cioè del bacio della bocca», «un bacio ineffabile e non esperimentato da alcuna creatura». La relazione tra il Padre e il Figlio è una relazione diretta di amore e conoscenza reciproca. La simbologia dell'abbraccio e del bacio rappresentano la comunione intima tra le due persone trinitarie: «Il Padre, infatti, ama il Figlio e lo abbraccia con una singolare dilezione, il sommo abbraccia l'uguale, l'eterno il coeterno, l'uno l'unico. Ma, a dire il vero, egli viene circondato dal Figlio con un affetto non minore, poiché questi, per suo amore, giunge sino alla morte».8 Abbiamo menzionato all'inizio la descrizione della indissolubile e amorosa relazione intratrinitaria come il Padre che bacia, il Figlio che è baciato e lo Spirito Santo come il bacio tra i due. Afferma Bernardo: «Quindi, che il Figlio sia nel Padre e il Padre nel Figlio è il bacio dalla bocca».9 Come anche la rivelazione del Figlio agli uomini è anche un bacio: «L'Unigenito che era nel seno del Padre, egli lo ha rivelato a noi. E quella rivelazione cosa fu per loro se non un bacio? ».10

La simbologia del bacio riferita a Cristo presenta diverse sfumature lungo il sermone. Da una parte si accenna alla unione delle nature divina e umana: «E mentre là il contatto delle labbra esprime l'abbraccio degli animi, qui l'alleanza delle nature congiunge l'umano al divino, pacificando le cose che stanno sulla terra e quelle che stanno nei cieli».11 Troviamo anche il «bacio della riconciliazione» promesso e desiderato dagli uomini: «reclamavano il bacio, il segno della riconciliazione promessa».12 Il «bacio santo» dell'incarnazione era stato trattato nel Sermone 2: «quando il Signore vi discenda, salutati nel bacio santo»;13 «l'antico lamento richiedeva il bacio sacrosanto, cioè il mistero del Verbo che si doveva incarnare».14 E ancora più esplicitamente il bacio sarebbe Cristo come mediatore tra Dio e l'umanita, culmine della promessa di salvezza nella storia: «Per essere un mediatore giusto con entrambe le parti, non sospetto né all'una né all'altra, Dio, il Figlio di Dio, diventi uomo, diventi figlio dell'uomo e mi rassicuri con questo bacio della sua bocca»;15 «d'altra parte, questo bacio non è altro che il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù».16

Un altro senso riceve il «bacio spirituale» nel Sermone 3 prendendo il significato della piena partecipazione mistica dell'uomo in Dio, cioè l'esperienza gioiosa dell'uomo che cerca Cristo e il dono sublime dell'unione spirituale con lui: «ma se qualcuno, anche una volta sola, ha ricevuto dalla bocca di Cristo un bacio spirituale, certamente e sollecitato dalla propria esperienza e, contento, lo cerca nuovamente»;17 «Credo che, ormai, quel bacio sommo, di somma condiscendenza e mirabile dolcezza, qualunque esso sia». «Alla fine, quando, con molte preghiere e lacrime, otteniamo tutto questo, solo allora osiamo, forse, sollevare il capo sino alla bocca stessa della gloria, non solo -- lo dico con timore e tremore -- per contemplare, ma anche per baciare: poiché Cristo Signore è spirito davanti al nostro volto e unendoci a lui nel bacio santo, per la sua condiscendenza veniamo resi un solo spirito».18

L'invio dello Spirito Santo alla Chiesa da parte di Gesù costituisce anche un bacio o meglio la partecipazione della chiesa al bacio trinitario di comunione e amore, chiesto da lei come rivelazione: «È scritto: Soffiò su di loro -- e non vi è dubbio che si riferisca a Gesù nei confronti degli Apostoli, cioè della Chiesa primitiva -- e dice: Riceverete lo Spirito Santo. Si trattò certamente di un bacio. [...] Quel soffio del Signore è stato dato affinché da ciò si capisca che procede sia da lui che dal Padre, come un vero bacio che è comune a chi bacia e a chi è baciato. [...] Non ritiene, infatti, che sia cosa di poco conto o spregevole essere baciata dal bacio, che altro non è se non l'infusione dello Spirito Santo».19 Il dono dello Spirito, per Bernardo, illumina la conoscenza e accende la carità in una concezione caratteristica del dottore medievale, vale a dire l'esperienza ricevuta nell'uomo dell'intelligenza e dell'amore: «Procede in quella intelligenza nello Spirito e non con i vostri pensieri. La dottrina dello Spirito non acuisce la curiosità, ma accende la carità. [...] Infatti, la grazia del bacio reca insieme entrambi i doni: la luce della conoscenza e la ricchezza della devozione. [...] Solo lo Spirito dei due è testimone e consapevole della reciproca conoscenza e del reciproco amore».20

Diciamo in conclusione che la simbologia antropologica del bacio, nei sermoni bernardiani, vuole esprimere il mistero della rivelazione e della reciproca conoscenza e amore esistente tra le persone trinitarie. Inoltre, dal punto di vista della economia della salvezza, il bacio può essere ricevuto dalla Chiesa per essere in qualche modo resa partecipe del mistero trinitario, e addirittura l'esperienza di tale bacio significherà anche la comunione spirituale nel rapporto dell'uomo e Dio.

Copyright © 2011 Alfredo Simón

Alfredo Simón. «Il bacio nella bocca. La Trinità nei Sermoni sul Cantico dei Cantici di S. Bernardo». Elaborare l'esperienza di Dio [in linea], Atti del Convegno «La Trinità», Roma 26-28 maggio 2009, disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/teologia/>, [**19 B].

Note

  1. S. Bernardo, Sermoni sul Cantico dei Cantici (SCC) 8, 2, Milano 2006, vol. 1, p. 100: «Nempe si recte Pater osculans, Filius osculatus accipitur, non erit ab re osculum Spiritum Sanctum intelligi, utpote qui Patris Filiique imperturbabilis pax sit, gluten firmum, individuus amor, indivisibilis unitas». Testo

  2. SCe 8, 6, vol.1, p. 104 «Quia amoris indicium osculum est». Testo

  3. Cf. Ricœur, P., Dell'interpretazione. Saggio su Freud, Milano 1967, 30. Testo

  4. Bernardo: «Un cántico de esa clase sólo la unción lo profesa y sólo la experiencia lo enseña. Los que tengan experiencia de ello, lo reconocerán, los que no posean en absoluto esa experiencia, que ardan en el deseo no tanto de conocer, como de experimentar», Leclercq, 21. Anselmo, Epistola De Incarnatione. Aelredo: «Hay un lenguaje del amor, que no comprende sino aquel que ama». Simile ma diversa l'interpretazione trinitaria del bacio in Guglielmo di Saint-Thierry, Commento al Cantico dei Camici, Opere 4, a cura di M. Spinelli, Fonti Medievali 24, Città Nuova, Roma 2002, e in Ruperto di Deutz, Commento al Cantico dei Cantici, trad. C. Falchini, Bose 2005. Testo

  5. SCC 4, 1. A. Morris, «The Trinity in Bernard's Sermons on the Song of Songs», Cistercian Studies 30 (1995) 37-57. Testo

  6. SCC 7, 2: «Osculetur me, inquit, osculo oris sui. Quis dicit? Sponsa. Quaenam ipsa? Anima sitiens Deum. Sed pono diversas affectiones, ut ea quae proprie sponsae congruit distinctius elucescat. Quae vero osculum postulat, amat. Excellit in naturae donis affectio haec amoris, praesertim cum ad suum recurrit principium, quod est Deus. Nec sunt inventa aeque dulcia nomina, quibus Verbi animaeque dulces ad invicem exprimerentur affectus, quemadmodum sponsus et sponsa: quippe quibus omnia sunt communia». Testo

  7. SCC 2, 3, vol. 1, p. 44 «Hac ergo ratione sanctorum nemo dicere praesumebat: Osculetur me ore suo, sed tantum: osculo oris sui, ipsi sane servantes praerogativam istam, cui singulariter semel que os Verbi impressum tune est». Testo

  8. SCC 8, 1, vol. 1, p. 98 «Pater enim diligit Filium, et singulari dilectione amplectitur, summus aequalem, aeternus coaeternum, unus unicum. Sed enim non minori ipse a Filio affectione astringitur, quippe pro cuius amore et ntoritur Testo

  9. SCC 8, 7, vol. 1, p. 106 «Igitur Filium in Patre et Patrern esse in Filio, osculum de ore est». Testo

  10. SCC 8, 7, voi. 1, p. 106 «Unigenitus qui erat in sinu Patris, ipse enarravit nobis. Et illa enarratio quid eis nisi osculum fuit?». Testo

  11. SCC 2, 3, vol. 1, p. 44 «Et ibi quidem contactus labiorum complexum significat animorum, hic autem confoederatio naturarum divinis humana componit, quae in terra sunt et quae in caelis pacificans». Testo

  12. SCC 2, 5, vol. 1, p. 46 «Signum promissae reconciliationis, quod est osculum». Testo

  13. SCC 2, 8, vof. 1, p. 52 «Quatenus et inferi Domino descendente, salutati in osculo sancto». Testo

  14. SCC 2, 7, vol. 1, p. 48 «Vetus querela sacrosanctum osculum, id est incarnandi Verbi mysterium, exigebat[...]». Testo

  15. SCC 2, 6, vol. 1, p. 48 «Ut ex aequo partibus congruens mediator neutri suspectus sit, Deus Filius Dei fiat homo, fiat filius hominis, et certum me reddat in hoc osculo oris sui». Testo

  16. SCC 2, 9, vol. 1, p. 52 «Patet hoc sanctum osculum duabus ex causis necessarie indultum mundo: ut et infirmis faceret fidenn, et desiderio satisfaceret perfectorum; porro ipsum osculum esse non aliud quam mediatorem Dei et hominum, hotninem Christum Iesum». Testo

  17. SCC 3, 1, vol. 1, p. 54 «Non est enim cuiusvis hominum ex affectu hoc dicere; sed si quis ex ore Christi spirituale osculum vel semel accepit, hunc proprium experimentum profecto sollicitat, et repetit libens». Testo

  18. SCC 3, 5, vol. 1, p. 58 «Iam summum illud, quodcumque est, summae dignationis et mirae suavitatis osculum»[...] «Postremo cum ista multis precibus et lacrimis obtinemus, tunc demum audemus forsitan ad ipsum os gloriae caput attollere, pavens et tremens dico, non solum speculandum, sed etiam osculandum: quia spiritus ante.faciem nostram Christus Dominus, cui adhaerentes in osculo sancto, unus spiritus ipsius dignatione efficimur». Testo

  19. SCC 8, 2, vol. I, p. 98-100 «Insuflavit, inquit, eis, haud dubium quin Iesus Apostolis, id est primitivae Ecclesiae, et dixit: accipite Spiritum Sancto (Jo 20, 22). Osculum profecto fuit[...]. Non, sed invisibilis Spiritus, qui propterea in illo dominico flatu datus est, ut per hoc intelligeretur et ab ipso pariter tamquam a Patre procedere, tamquam vere osculum quod osculanti osculatoque commune est. [...] Nec enim exiguum quid aut vile putat osculari ab osculo, quod non est aliud, nisi infundi Spiritu Sancto». Testo

  20. SCC 8, 6, vol. I, p. 104 «In spiritu ambulate in iilis, et non in sensu proprio. Doctrina Spiritus non curiositatem acuit, sed caritatem accendit. Utrumque enim munus simul fert osculi gratia, et agnitionis lucem, et devotionis pinguedinem. [...] solo utriusque Spiritu teste ac conscio mutuae agnitionis et dilectionis». Testo

Copyright © Elaborare l'esperienza di Dio 2011 | teologia@mondodomani.org