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Recensione a Gertrude di Helfta, Esercizi spirituali

di Alfredo Simón (15 agosto 2010)

Gertrude di Helfta, Esercizi spirituali, a cura di M. dell'Annunciazione e A. Montanari, Presentazione di A. M. Cànopi, (Sapientia 25), Glossa, Milano 2006, pp. CII+148.

La presente edizione degli Esercizi di santa Gertrude riporta una traduzione italiana, condotta sul testo latino dell'edizione di Sources Chrétiennes, a cura di suor Maristella, monaca del monastero delle benedettine dell'Adorazione perpetua di Milano, preceduta da una presentazione di Madre Anna Maria Cànopi e da un'introduzione di Antonio Montanari. Nell'insieme, il volume ci ripropone la lettura di un gioello della spiritualità monastica medievale quale sono gli Esercizi di santa Gertrude. Il contesto culturale e letterario dell'opera viene delineato nell'introduzione per aiutare il lettore ad entrare nella mente creatrice della grande monaca medievale. Manca però qualche allusione al problema dell'interdicto contro il monastero di Helfta nel 1295 che lasciò temporaneamente la comunità senza comunione.

Durante il medievo, l'educazione dei bambini nei monasteri divenne una pratica normale secondo quanto previsto già dalla Regola benedettina. Infatti Gertrude, all'età di cinque anni, viene affidata alla comunità di Helfta (in Sassonia, Germania), un monastero di monache di osservanza benedettina ed usi cistercensi che era stato fondato nel 1229. La badessa era Gertrude di Hackeborn e la maestra delle giovani era sua sorella, Metilde di Hackeborn, che insegnò canto e diventò amica della nostra Gertrude.

Malgrado le sue numerose malattie, Gertrude si diede allo studio della Scrittura e dei Padri e cominciò a scrivere pensando all'utilità che avrebbe potuto dare per la salvezza delle anime. La sua biografa osserva che de grammatica facta theologa (Legatus, II, 1, 2). Gertrude diventò, e così fu chiamata e considerata, teologa, nel senso che aveva il termine di teologia nella tradizione monastica: la conoscenza di Dio che sorgeva dalla meditazione della Scrittura e dei Padri attraverso la mediazione dell'esperienza spirituale personale e liturgica.

Gli scritti di Gertrude attingono molte immagini dai testi biblici e liturgici e ricevono un'influenza anche da san Bernardo, da Guglielmo di Saint-Thierry e dai vittorini. La sua opera rivela una esperienza teologica consistente che mette al centro il rapporto personale col mistero di Dio attraverso l'opera di Cristo presente e vissuta nella celebrazione liturgica quotidiana. Dio è Trinità, è bellezza e luce e, soprattutto, amore. Perciò l'intuizione di fondo del pensiero di Gertrude è una teologia dalla affettività, che unisce il concetto di Dio come amore alla sua propria esperienza interiore di affettività. Lo Spirito conduce l'uomo verso la contemplazione del mistero della salvezza rivelato in Gesù come grazia. La teologia che Gertrude ci trasmette in forma di preghiere è un'interiorizzazione personale dei misteri della fede e l'espressione simbolica della bellezza ineffabile di Dio. Gertrude scrive quello che vive e quello che "vede" nella liturgia, nella Scrittura e nella preghiera.

Gli Esercizi Spirituali sono letterariamente una conversazione col lettore esortandolo a percorrere un itinerario di unione con Dio attraverso le preghiere che si propongono e nelle quali Gertrude stessa condivide la sua propria esperienza spirituale. In realtà si tratta di una guida al lettore e in questa prospettiva pedagogica Gertrude si rivela una maestra di spiritualità. Il nucleo degli Esercizi consta di una serie di sette meditazioni ispirate alla liturgia corrispondenti ai diversi momenti della vita cristiana e monastica che va dalla memoria del Battesimo e della conversione all'unione di amore sponsale con Dio nella professione. Lo stile letterario ha un carattere poetico-affettivo molto emotivo e adatto allo slancio spirituale che scaturisce dall'esperienza personale di Gertrude e che si vuole imprimere nel cuore del lettore con la finalità di commuovere la sua anima nella sua risposta di amore a Dio. L'uso della seconda persona singolare aggiunge allo stile un tono diretto, dialogale e personale. Sono molto ricorrenti i superlativi e l'uso di simboli, immagini bibliche e metafore per esprimere l'ineffabilità dell'esperienza del mistero di Dio in se stessa, tenendo conto la difficoltà della sua comunicazione, e anche la rappresentazione personale che di essa si fa la santa d'accordo con la sua esperienza vitale e psicologica. Tra queste troviamo la simbologia della luce e del fuoco, del canto e della danza, dei sensi corporali (vedere, ascoltare, sentire, toccare, gustare), dell'amore e le emozioni umane (baci, abbracci...) che vogliono significare diversi aspetti della percezione e dell'anelo della presenza divina nell'anima. Un vocabolario specifico dell'interiorità, del desiderio e dell'affectus ha una sua propria valenza intuitiva che Gertrude utilizza come linguaggio di preghiera e come teologia contemplativa.

Gli Esercizi ci danno l'impressione di essere di fronte ad un'opera spirituale profonda, piena di intuizioni, sfumature variegate e sottili che non sono però di ostacolo per seguire e capire l'intellectus e l'affectus della fede vissuta e scritta dell'autrice. Gertrude, che fu chiamata proprio «teologa», fa dell'esperienza teologica una preghiera, o meglio un libro di preghiere, ben pensato e articolato. L'opera di Gertrude è un caso emblematico di teologia monastica fatta da una monaca nel secolo XIII in cui si rivelano liberamente molti elementi caratteristici delle forme teologiche dei monaci medievali: il sostrato biblico e patristico, il linguaggio simbolico, il pensiero unito alla esperienza spirituale, la visione liturgica ed escatologica. Ma chi è Dio per Gertrude? Gli Esercizi trasmettono una particolare visione di Dio colta nel significato che assume l'affettività. Dio per Gertrude è Trinità che si è rivelata in Cristo soprattutto come amore. In Gertrude si congiungono la visione della grandezza divina, della bellezza del suo splendore (Dio è chiamato Re, imperatore, maestà...) con il Dio personale che si mostra come un Tu vicino che dialoga e accompagna, che ama ed è amato, che è intimità ed è presente misteriosamente nell'intimità di ogni persona (in questo senso è chiamato amico, compagno, e si allude in continuazione al cuore). È il Dio rivelato nella sua Parola, nella Scrittura, celebrato nella liturgia e esperimentato nell'intimità del cuore. La simbolica dei sensi e la sua capacità evocativa esprimono bene per Gertrude questo rapporto col mistero divino: canto, voce, fiori, rose, profumi, miele, mani, baci, ferita, nido, sole, luce... E ugualmente illuminanti e personificanti i termini del suo vocabolario affettivo: amore, sentimento, desiderio, dilezione, unione, letizia... Dio e la sua esperienza sono ineffabili perché Dio è verità, bellezza e amore, e attraverso l'amore ci invita a partecipare della sua vita. Risulta evidente in Gertrude che l'affettività è determinante nelle relazioni umane e nelle relazioni con Dio. L'affettività è costituente energetica della personalità e della vita, e Gertrude lo conosce e lo esprime bene nella sua sensibilità femminile. È come se nell'affettività ella trovasse la chiave esatta per entrare, capire e vivere la verità e la bellezza del mistero di Dio in tutta la sua essenzialità, intimità e profondità. Di qui si comprendono l'esuberanza del suo linguaggio affettivo e la centralità della simbolica nuziale per parlare della relazione ed esperienza di amore totalmente implicante del cristiano con Dio. Dal matrimonio umano al matrimonio con Dio in una trasmutazione significativa che integra tutta la forza totalizzante e trasformante di quell'esperienza di intimità e gioia totalizzante che può denominarsi esperienza mistica. Gertrude parla al lettore usando la seconda persona singolare e l'imperativo e qui si mette in evidenza la dimensione dialogale del suo testo e del suo messaggio, aprendo così uno spazio cosciente di incontrollabile interpretazione teorica ma anche di necessario coinvolgimento dell'altro. Da qui si capisce come la sua opera teologico-spirituale sia concepita per commuovere il cuore, per muovere l'anima, per provocare all'interno una risposta. Ed evidentemente essa non è orientata tanto a sostenere razionalmente il senso della fede. Il linguaggio simbolico si presta in modo particolarmente efficace per trasformare ed esprimere ermeneuticamente questa realtà perché fa capire aprendo campi di significazione piuttosto che delimitando e definendo. Tuttavia la sua concezione di Dio non si riduce unicamente a pura soggettività. Gertrude contempla il Dio della rivelazione, il mistero di Cristo Redentore, nella sua umanità e sua divinità, celebra e situa la preghiera attorno alla liturgia comune e comunitaria della Chiesa, e, infine, scrive nel tentativo riuscito di comunicare e condividere con oggettività un'esperienza proponendola alla lettura e interpretazione di una comunità di lettori intersoggettiva, presente e futura. In questo senso il contesto monastico della sua comunità è decisivo per capire la sua riflessione. L'attualità degli Esercizi di Gertrude sta nel tentativo di presentare un'opera riuscita nella forma e nel contenuto, d'accordo con la sua propria finalità: da una parte, indirizzarsi direttamente al lettore, mettersi in dialogo con lui e fare una proposta concreta di preghiera personale; d'altra, di trattare il tema (l'arte) dell'amore come argomento centrale dell'esperienza spirituale, integrando in modo geniale lo sviluppo dell'intuizione psicologica femminile con una particolare fenomenologia della mistica cristiana. Se a queste due caratteristiche capaci di attirare l'attenzione dell'uomo contemporaneo aggiungiamo la solida base che l'opera ha dal punto di vista teologico, trinitario e cristologico, e la prospettiva biblica e liturgica che la involve, abbiamo come risultato un capolavoro e un classico della storia della spiritualità.

Le nostre congratulazioni ai curatori di questa nuova edizione dell'opera di Gertrude.

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