Recensione a John Locke, Literary and Historical Writings

John Locke, Literary and Historical Writings, ed. by John R. Milton, in collaboration with Brandon Chua, Geoff Kemp, David McInnis, John Spurr, and Richard Yeo, Oxford University Press 2019.

Dopo una lunga gestazione, escono finalmente i Literary and Historical Writings di John Locke, volume che raccoglie numerosi scritti minori del filosofo. Si tratta anzitutto di poemi composti in diverse occasioni, da quelli giovanili in onore del benefattore Alexander Popham e di Oliver Cromwell, a quelli scritti per celebrare la Restaurazione e il matrimonio di Carlo II con Caterina di Braganza. Di tutt’altro tenore sono i versi che Locke dedica ad una donna non meglio specificata, presumibilmente la moglie dell’amico James Tyrrell: l’umorismo che li pervade li rende assai più godibili dei poemi celebrativi, alcuni dei quali (quelli in onore di Cromwell e della Restaurazione) furono commissionati a Locke dalla sua università, il Christ Church College di Oxford, per apparire in volumi ospitanti i contributi di vari studenti. Tra gli scritti letterari sono da segnalare anche l’abbozzo di una commedia, «Orozes, King of Albania», probabilmente composto da Locke subito dopo la Restaurazione ovvero quando le performance teatrali, vietate nel periodo puritano, furono nuovamente ammesse ad Oxford. Il testo di una breve orazione in onore del principe di Danimarca in visita ad Oxford, composto da Locke nel 1662, arricchisce la raccolta, insieme alla prefazione di un volume contenente il testo delle favole di Esopo in latino e in inglese. Si tratta di uno scritto probabilmente composto nel 1691; come rivelano i Pensieri sull’educazione, l’interesse di Locke per l’opera di Esopo era legato sia alla semplicità del testo, che ben si prestava ad essere usato per l’apprendimento dei primi rudimenti del latino, sia al messaggio morale in essa contenuto. Locke riuscì a far pubblicare l’opera da Awnsham Churchill solo nel 1703, arricchita dalla prefazione; fu l’opposizione della compagnia degli Stationers, che vantava il monopolio sulla stampa dei testi in latino in Inghilterra, a ritardarne la pubblicazione.

Contro questo monopolio Locke ingaggiò una battaglia serrata, come dimostrano altri scritti presenti nella raccolta. Si tratta di documenti inviati nel 1695 all’amico Edward Clarke, uno dei Commons, per scoraggiare il rinnovo del Printing Act che dal 1662 rendeva obbligatoria la licenza di stampa; l’intento specifico di Locke era quello di scalzare il monopolio degli Stationers, che producevano edizioni scadenti in quanto depositari unici della licenza. Lo scritto di Locke contro il Printing Act e i suoi emendamenti al bill che, nel 1695, ne decretava il rinnovo, ebbero evidentemente un peso importante nel volgere la maggioranza dei parlamentari contro l’Act; entrambi i testi sono presenti nella raccolta. Altri scritti riguardano pagine della vita di Locke più legate alla sua storia personale. Un esempio è quel «Proposal» che nel 1665 indirizzò al Rettore del Christ Church College, per chiedere l’abolizione dell’antico statuto che stabiliva che lo studente più anziano tra quelli della facoltà di filosofia passasse nella facoltà teologia quando si creava un posto vacante in quest’ultima, e prendesse gli ordini appena raggiunto un certo limite di età. Locke si trovava in questa sfortunata circostanza nel 1665; fu grazie all’intervento di Ashley Cooper, il futuro conte di Shaftesbury, presso il sovrano Carlo II che riuscì a garantirsi l’esenzione da quanto stabilito dallo statuto.

Proprio a Shaftesbury rimanda un altro scritto presente nella raccolta. Si tratta dei Memoirs relating to the Life of Anthony First Earl of Shaftesbury, composti da Locke in tarda età; il loro contenuto è un un documento importante del profondo affetto e stima che lo legavano al conte, che fu in gran parte responsabile della sua fortuna ma anche del suo esilio in Olanda. Locke lo aveva conosciuto nel 1664 ad Oxford, ed era diventato suo medico personale oltre che precettore del nipote (il futuro terzo conte di Shaftesbury); i Memoirs ricostruiscono la complessa biografia del patron di Locke, evidenziandone l’acume politico così come il profondo senso dell’onore. Il ritratto che ne risulta scagiona Shaftesbury dalle molte accuse che gravarono su di lui, che lo dipingevano come un libertino privo di scrupoli: furono le molte inimicizie che gli procurò in vita la sua battaglia politica, insiste Locke, a creargli questa fama. Il testo dell’epitaffio che compose per il conte, anch’esso presente nella raccolta, rafforza l’impressione di una stima profonda: a Shaftesbury sono attribuiti acume d’ intelletto, capacità di persuasione, giudizio, coraggio e perseveranza. Altri scritti presenti nel volume meritano attenzione per il loro contenuto, poco conosciuto. Si tratta anzitutto di quelle «Rules of a society» che per primo Pierre Des Maizeaux attribuì a Locke, pubblicandole nella sua Collection of Several Pieces of Mr John Locke apparsa nel 1720. Il titolo completo dello scritto, probabilmente ideato dallo stesso Des Maizeaux, ne chiarisce l’argomento: le regole che Locke vi descrive sono quelle di una società «Which met once a week, for their improvement in useful Knowledge, and for the promoting of Truth and Christian Charity». Si tratta di un progetto che Locke aveva probabilmente ideato mentre si trovava ancora in esilio in Olanda, e che rivela quello zelo nella diffusione della conoscenza e nella pratica della virtù cristiana che animerà il movimento per la Riforma morale dei costumi. Saranno molte le società che, a partire dagli anni novanta del seicento, si formeranno in Inghilterra, finalizzate a promuovere la conoscenza delle Scritture e a combattere il vizio; come dimostra la corrispondenza, Locke mostrerà particolare interesse per il loro operato.

Un altro genere di regole è quello che può trovarsi in un altro scritto presente nella raccolta, «The Rules of the Dry Club». Come evidenzia il sottotitolo, «For the Amicable Improvement of Mix’d Conversation», si tratta del regolamento che strutturava gli incontri di un gruppo di amici, il «Dry Club» appunto, finalizzati alla discussione di vari argomenti: a turno uno dei partecipanti, tra i quali lo stesso Locke, era incaricato di proporre un tema all’attenzione degli altri. Le regole furono probabilmente stilate da Locke stesso mentre era in Olanda: gli incontri del Dry Club si svolsero ad Amsterdam a partire dal 1687, a casa di due amici del filosofo ovvero il teologo rimostrante Philipp van Limborch e il ginevrino Jean Le Clerc. La partecipazione di Locke terminò nel 1689, quando fece ritorno in Inghilterra; continuò a ricevere informazioni sugli incontri del Dry Club dagli amici olandesi. Completano la raccolta i testi in inglese e in latino dell’«Aversariorum Methodus», il metodo che Locke elaborò mentre era in Francia per la catalogazione di estratti. I due scritti, che dimostrano il suo interesse per l’ars excerpendi, contengono l’epistola dedicatoria che Locke compose per accompagnare l’invio del suo metodo all’amico Nicolas Thoynard, che gliene aveva fatto richiesta; segue la descrizione del modo di realizzare gli indici delle tabulae seguendo un ordinamento alfabetico. Non conoscendo l’inglese, Thoynard aveva chiesto a Locke di tradurre l’epistola e la descrizione in latino; di qui la duplicazione del testo. Nel volume è anche presente il testo del «Méthode nouvelle de dresser des recueuils», pubblicato nel 1686 nella Biblioteque universelle et historique diretta da Jean Le Clerc: si tratta della traduzione in francese dell’«Adversariorum Methodus», oltre che di una delle prime pubblicazioni di Locke.