Recensione a Voltaire, Taccuino dei pensieri. Vademecum per l’uomo del Terzo Millennio

Voltaire, Taccuino dei pensieri. Vademecum per l’uomo del Terzo Millennio, a cura di D. Felice, prefazione di E. Ferrero, Milano-Udine, Mimesis, 2019 (pp. 1-540).

È da poco uscito il Taccuino dei pensieri di Voltaire. Il testo, sottotitolato Vademecum per l’uomo del Terzo Millennio, edito da Mimesis, è curato da Domenico Felice, importante studioso di Montesquieu, di Voltaire e del pensiero francese del Settecento. Corredato da una Prefazione di Ernesto Ferrero, nonché da una Cronologia della vita e delle opere di Voltaire, da Abbreviazioni e fonti e da un Glossario, il testo rappresenta una selezione ricca e significativa dei pensieri (espressi spesso sotto forma di aforismi e di detti o battute efficaci e di frasi penetranti) di Voltaire, prodotta, attraverso una ponderata scelta di definizioni da parte di Felice, all’interno di un’opera sterminata, distribuita in oltre cinquanta volumi. Si parte dalla lettera «A» e dalla parola «Abile» e si giunge a «Zoroastro». Il sottotitolo ben evidenzia la modernità e l’attualità di un pensatore fecondo e autorevole, mai sottomesso ai voleri del potere politico, anzi sempre pronto a scagliarsi contro ogni forma di sopruso, di intolleranza e di disuguaglianza. Si prenda, ad esempio, la definizione di «Adulterio», nella quale Voltaire mostra un forte senso paritetico fra uomini e donne, unito a una considerazione per il gentil sesso che anticipa modi di pensare che si sarebbero affermati solo molto tempo dopo. Il pensatore transalpino passa da un’epoca all’altra e da un continente all’altro, affrontando argomenti piuttosto varii: dalla teologia all’economia politica, dall’agronomia alla critica letteraria, dalla filosofia del diritto all’astronomia, dalla medicina alla storia. Voltaire non è un autore dotato di senso della sistematicità (e ciò viene anche a giustificare appieno la presente operazione editoriale), in quanto per lui l’esprit de système sarebbe apparso troppo simile a una gabbia metodologica rigida e distorsiva, con la prerogativa di ricondurre a unità fittizia ciò che non deve essere affatto unitario. La sistematicità, per il filosofo francese, è sinonimo di dogmatismo e porta inevitabilmente a adagiarsi sui luoghi comuni, sulle falsità e su quell’armamentario di menzogne che, nel corso dei secoli, ha prodotto l’oppressione dei molti a vantaggio di pochi.

Il penetrante lavoro di scavo sul piano terminologico, dunque, ha lo scopo di abbattere il muro vergognoso di falsità e invenzioni gratuite che umilia gli uomini. Giova, in proposito, ricordare la molteplicità di definizioni riguardanti la parola «Abuso», fra le quali si rimarcano le seguenti: «ogni abuso si perpetua da sé: è come la stalla di Augia, e ci vuole un Ercole per pulirla»; oppure questa: «Gli abusi inveterati si correggono solo col tempo»; o ancora: «quando si viaggia frettolosamente si prendono gli abusi per leggi del paese». L’uomo sistematico, secondo Voltaire, è portato all’inganno che fa tutt’uno col potere. Ragion per cui, occorre operare un’approfondita penetrazione nei significati delle parole. Voltaire fa tutto questo con arguzia sottile e con intelligenza beffarda, e si mostra capace di affrontare argomenti seri mediante l’uso di una vis comica molto lontana dalla supponenza dei dotti. Da qui l’utilizzo di uno style coupé agile e penetrante, fatto di motti di spirito, a loro volta dotati di quella razionalità e quella essenzialità che sono tanto care al pensiero illuminista; non a caso Voltaire sottolinea il fatto che «bisogna essere brevi e sapidi», anche perché «la vita è troppo breve, il tempo è troppo prezioso, per dire cose inutili». Sono, inoltre, di forte significato definizioni come le seguenti: «abbiate il coraggio di pensare da soli»; «il miglior effetto di un libro è di indurre gli uomini a pensare»; «senza l’umanità, virtù che comprende tutte quante le virtù, non si merita il nome di filosofo», frase nella quale si sottolinea che umanità è amore per il prossimo e per il genere umano, nonché per la dignità umana. Tuttavia, pure espressioni come «tale il popolo, tale il ciarlatano» e «i maestri della menzogna fondano il loro potere sulla stupidità umana» (nelle quali emerge un chiaro avvertimento sui pericoli che la società corre, nel momento in cui, senza l’ausilio di un pensiero critico, diviene preda della demagogia di coloro che fanno politica) sono di forte impatto. In questo senso è ben vero quanto Ferrero sostiene nella Prefazione, allorché attira l’attenzione sul ruolo di Voltaire come stratega della comunicazione, capace di dar vita a una sorta di economia della parola, basata sulla funzionalità e su un modo «mirato» di comunicare.

Voltaire è colui che prima di chiunque altro ha compreso l’importanza dell’opinione pubblica e della necessità di snellire l’informazione, ponendola nell’ottica di una conversazione brillante, anziché sotto forma di una arrogante e sterile erudizione. La lettura è una modalità interattiva, secondo il pensatore francese, e il lettore, dunque, non è un passivo ricettore, ma un deuteragonista o addirittura un co-autore, che rimane affascinato dall’impronta arguta e quasi giornalistica di colui che scrive. Nel pensatore transalpino emerge prepotente il ruolo della filosofia, inquadrata non come una disciplina fine a se stessa e puramente dedita al sapere erudito, ma come una disciplina che spinge all’azione e che si fa pratica operativa, ponendo in essere il compito prioritario fondamentale: giungere all’affermazione della ragione. D’altro canto, «l’uomo è nato per l’azione, come il fuoco tende verso l’alto e la pietra verso il basso. Per l’uomo, non essere occupato e non esistere sono la stessa cosa». Voltaire chiede, infatti, un uso pubblico della ragione ed esige che il senso comune divenga consapevole di sé, dei propri mezzi e dei propri scopi. Da questo punto di vista, il Taccuino dei pensieri curato da Felice, con l’attenta raccolta di massime e aforismi, che soccorrono l’uomo contemporaneo, aiutandolo a orientarsi nel teatro di violenze, illusioni e inganni della quotidianità, rappresenta un’epitome di grandissima rilevanza.