Editoriale: La memoria sorgente di pensiero

Con questo secondo aggiornamento del 2012 si completa il 14º anno della nostra rivista. Nell’editoriale che chiudeva il 2012, attraverso «qualche domanda dell’etica all’economia», invitavo a riflettere sulla rilevanza sempre maggiore, ma a volte stravolgente, che l’economia ha sulla nostra vita quotidiana. Come filosofi abbiamo il dovere di interrogarci su tutto ciò che riguarda l’umano, non soltanto per trovare un senso a posteriori, bensì per individuare direzioni di senso condivise che consentano una convivenza umanizzata e non conflittuale. Oggi non è così e sarei ben lieto di essere smentito.

In questa continua ricerca del senso, l’attuale aggiornamento è veramente ricco di materiali. Una parte dei saggi è data dalla risposta al nostro call for papers per il ventesimo della scomparsa del fenomenologo francese Michel Henry. Un secondo corposo gruppo è costituito da testi predisposti in occasione di un seminario per il 50º della pubblicazione di Totalité et Infini di Emmanuel Levinas. Di questo grande filosofo, molto presente nel nostro spazio di riflessione filosofica, viene presentata anche una lunga intervista (con traduzione italiana), particolarmente preziosa e interessante. La tecnologia consente ad una rivista filosofica, in tutta la serietà del termine, di proporre in originale la voce e il volto del filosofo che parla direttamente e stimola pensiero.

La progettualità di elaborazione teoretica che la nostra rivista sta cercando di assumere sempre di più propone dei nuovi call for papers, che costituiranno dei focus tematici, fino alla fine dell’anno 2013, il 15º, che vorremmo fosse ricco di contenuti. Proponiamo all’attenzione quattro temi che in direzioni diverse hanno caratterizzato fortemente il secolo XX e che ci sembrano però ancora molto stimolanti per il XXI. Due riguardano delle opere filosofiche e due dei significativi pensatori.

Il primo volume cui ci riferiamo è Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie (Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica), che fu pubblicato per la prima volta da Edmund Husserl nello Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung nel 1913. Com’è noto agli addetti ai lavori, fu l’opera della svolta trascendentale della fenomenologia, che diede adito a numerose prese di posizione dei discepoli di Husserl, da Ingarden alla Stein, ma anche a tutto il gruppo nella Münchner Phänomenologie, che non se la sentirono di seguire il maestro sulla via della soggettività trascendentale intesa come soggettività assoluta. Ritengo che ancora oggi sia importante non soltanto recuperare i termini della questione fondamentale della distinzione tra una fenomenologia trascendentale e una fenomenologia realista con le conseguenti ontologie, ma anche tornare a riflettere sui contenuti e sulla funzione delle Ideen come metodo della filosofia, come modo di filosofare e ancora come modo d’essere del filosofo. In questa direzione possono essere preziosi i confronti con le altre successive prospettive trascendentali presentate da Husserl nelle Meditazione cartesiane e nella Crisi delle scienze europee. Quanti sono interessati a partecipare a questo dibattito possono inviare entro la fine del 2013 i loro contributi.

Una seconda opera che ha visto la luce nel 1913 e che poi in numerose riedizioni ha attraversato tutto il Novecento è la Psicopatologia generale di Karl Jaspers: opera significativa della psichiatria fenomenologica che allora cominciava a muovere i suoi primi passi, ma anche opera fondamentale per la comprensione del pensiero di Karl Jaspers. Dentro l’opera c’è una vera e propria filosofia, un’antropologia oggi preziosa per ripensare lo stesso essere e fare del filosofo. In quest’opera Jaspers non presentava soltanto un trattato per la cura della malattia psichica, ma forniva anche una visione sull’umano originale e ancora molto attuale.

I due pensatori, invece, che vogliamo sottoporre all’attenzione della ricerca, sono Paul Ricœur e Albert Camus. Si tratta di due pensatori di ambito francese: uno più propriamente fenomenologo, che ha percorso e aperto molteplici strade in direzione dell’ermeneutica in tutta la pregnanza che questo termine ha; l’altro premio Nobel per la letteratura, ma con un contenuto di grande rilevanza filosofica. Entrambi i pensatori hanno lasciato una rilevante eredità di pensiero che vogliamo raccogliere e in qualche modo sollecitare a proseguire percorsi fecondi di ricerca. Sia la prospettiva fenomenologico-ermeneutica di Ricœur sia la passione antropologica di Camus possono essere utili per proseguire un discorso che sembra interrotto dai fatti drammatici che in questi ultimi tempi hanno sconvolto l’area mediterranea. Possiamo raccogliere l’invito a un pensiero mediterraneo? A Camus avevamo già dedicato un focus per il 50º della sua morte. Questo vuole essere la prosecuzione di quello e sarà coordinato da due giovani ricercatori, Giovanni Gaetani e Irene Baccarini, che a Camus hanno già dedicato alcuni loro scritti.

Non vogliamo lasciarci prendere dalla cultura della memoria o degli anniversari che di per sé sono sterili. Al contrario, nell’ottica del miglior pensiero dialogico, siamo convinti che la memoria può trasformarsi in sorgente di pensiero, in creatività. Ricordare il passato per pensare il presente e preparare il futuro: questo è il senso del lavoro che ci prefiggiamo con Dialegesthai.