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Raimon Panikkar e la Trinità radicale

di Maciej Bielawski (Roma, 26-28 maggio 2011)

1. La Trinità radicale è una delle idee fondamentali di R. Panikkar, di cui ha parlato in diversi modi per oltre quarant'anni nella sua sterminata produzione letteraria.1 La Trinità radicale non è un sistema teoretico rigido e ben definito. È un un'intuizione, un'esperienza (spirituale, esistenziale, mistica) che si esprime in una visione, trova il suo approfondimento in una riflessione ed è comunicata attraverso dei testi.

2. Tutta l'opera di Panikkar è trinitaria -- una meraviglia che i teologi dogmatici spesso hanno ignorato.2 L'intuizione trinitaria è presente un po' ovunque nelle opere di Panikkar, di cui è la base e il coronamento. Si potrebbe dire che di essa è impregnata non soltanto ogni frase della sua opera, ma l'intera sua vita. In modo più esplicito, diretto e sistematico è stata esposta in tre (nomen omen) testi: 1. La Trinità e l'esperienza religiosa dell'uomo (del 1964, scritto nell'eremo di Uttarkashi, in francese, e poi tradotto in diverse lingue ed elaborato fino alla sua versione ultima italiana nel 1998); 2. L'uomo, un mistero trinitario (del 1985, scritto e pubblicato principalmente in tedesco); 3. La Realtà cosmoteandrica, la cui stesura è durata decenni e finalmente pubblicata nella sua vesta definitiva nel 2010.3

3. Per Panikkar la «Trinità» non è tanto un'idea propria ed esclusiva della dottrina dogmatica cristiana, ma l'esperienza umana dell'intera Realtà che è costituita di tre elementi: Mondo, Dio, Uomo. Un altro nome per indicare la Trinità radicale è il suo neologismo: «cosmoteandrismo» (cosmos -- theos -- aner). Panikkar parla anche della struttura trinitaria della realtà. Per lui «l'intuizione tripartita sembra essere una costante umana. Appare tanto nella visione triadica della realtà (il divino, l'umano e il cosmico) quanto in quella dell'uomo (corpo, anima, spirito) e del mondo (spazio, tempo, materia) 4». La realtà in questo caso è tutto ciò che «è (e non è) ». La struttura trinitaria della realtà può essere percepita ed espressa sotto altri nomi, detti «triadi», che sono per Panikkar gli equivalenti omeomorfici: monismo-dualismo-advaita, padre-figlio-spirito, maschio-femmina-uomo, trascendenza-immanenza-incarnazione, ecc. (la lista è sterminata). La struttura trinitaria, anche se «l'ultima», non è per Panikkar l'unica: esistono altre strutture fondamentali, come ad esempio la «quaternitas» (cfr. le sue teorie sulla parola o sull'antropologia). Come si è detto, questa è un'intuizione, non una rigida dottrina.

4. Le riflessioni trinitarie di questo pensatore si collocano nell'orizzonte più largo del pensiero moderno, che parla di strutture trinitarie della realtà e di sicuro trova in esse riferimenti più o meno diretti e indiretti, anche se non possiamo indicare con esattezza «una sua unica fonte». Perciò ci limitiamo a segnalarle: dottrina trinitaria cristiana; trimurti indù (Brahma, Visnu, Siva); saccidananda (sat-essere, cit-coscienza, ananda-gioia); strutture triadiche nel pantheon delle religioni indicate per esempio da George Dumézil; la Grande Triade del taoismo (terra-cielo-uomo) analizzata da René Guénon; le triadi di classificazione di Kant; la dinamica triadica di Hegel (tesi-antitesi-sintesi); le molteplici triadi buddiste (Buddha-dharma-sangha), ecc.

5. La parola «radicale» si riferisce alla «radice» e indica il fondamento, la base, l'origine. Adoperando la parola «radicale» Panikkar intende dire che una tale struttura (quella trinitaria) è l'ultima, che non si può regredire al di là di essa, che la Trinità sta alla radice di tutte le cose, dell'intera Realtà. Usando questo concetto il filosofo di Tavertet si riferisce alle tradizioni indù e buddista che parlano di «mula» (sanscrito), appunto «radice». In altre occasioni Panikkar parla ad esempio della «relatività radicale», cioè del fatto che nella realtà tutto è collegato, tutto è inter-in-dipendente, che la relazione sta alla base di tutto, che l'ultima struttura della realtà è proprio la relazione.

6. Da una parte dunque l'intera realtà è trinitaria e non può essere ridotta né al monismo (monoteismo) né al dualismo. In tale struttura della realtà nessuna delle tre componenti (Cosmo, Dio, Uomo) è la prima o la più importante, tutte coesistono in una «perichoresis trinitaria», tutte si intra-penetrano e nessuna esiste senza le altre due. La realtà è cosmoteandrica. D'altra parte ogni frammento della realtà è tranitario -- trinitaria è la materia, trinitaria è la divinità, trinitario è l'uomo. Tutto è trinitario e trinitario è ogni frammento, perché fa parte del tutto -- anche la relazione tra il tutto e qualsiasi frammento è trinitaria (tutto-frammento-relazione). Tale intuizione ha le sue molteplici conseguenze. Non esiste una pura materia, isolata dall'uomo (coscienza) e senza Dio (spirito); l'uomo è corpo, anima, spirito, perciò è anche «micro-cosmos» e «micro-theos»; allo stesso modo non esiste un «puro assoluto», cioè un Dio senza il mondo e senza l'uomo -- un tale Dio è pura elucubrazione della mente umana, un «pio» e profondamente «sbagliato» postulato della ragione pura; già il fatto che «l'Assoluto» (come tale, in sé o puro) è pensato dall'uomo, non è più «puro» proprio perché pensato, cioè contaminato dal pensiero, o, esprimendo in un modo più positivo, collegato con l'uomo e, attraverso di lui, con il cosmo. Perciò per Panikkar non esiste un puro assoluto, una pura trascendenza, e di conseguenza un puro monoteismo.

7. È possibile rintracciare questa struttura trinitaria anche nella dinamica della coscienza umana.5 Nel primo momento l'uomo è incantato dalle cose, dal mondo, dal cosmo. Crea l'astrologia, la medicina, la musica; si interessa dell'agricoltura, della caccia, dell'architettura. Il mondo per lui è un «assoluto» e la divinità si manifesta nelle cose. Il cosmo è numinoso, il mondo è luminoso. È la tappa cosmo-centrica. La sua espressione religiosa per eccellenza è l'offerta dei doni della natura. L'uomo sperimenta l'incanto e vive in modo innocente -- è una realtà ancora senza «peccato originale», senza conoscenza di Dio e senza auto-consapevolezza. Però all'orizzonte di questo stato paradisiaco incomincia ad apparire il tremendo, l'ignoto, la paura e la disperazione. E così si schiude la porta della seconda tappa della conoscenza. Nel secondo momento la coscienza chiede «perché» e scopre che non tanto nelle cose, ma dietro di loro, alla loro origine (arché), sta un non-mondo, Dio. Con questa scoperta nasce la religione «teista» e l'idea di Dio incomincia ad «ossessionare» l'uomo: è Dio il datore della vita e delle regole, a lui bisogna dare lode e per averlo «per/con noi» bisogna offrirgli sacrifici. È la tappa teo-centrica, e nella sua forma estrema scompaiono sia il cosmo (a-cosmismo) che l'uomo (sacrificio). Questo è il momento della dipendenza, della colpa, dell'innocenza perduta e del riscatto. In questo periodo le dottrine che appaiono (anche quelle sul Dio trino-e-uno) possono alla fine rivelarsi tropo riduttive e soffocanti. Finalmente l'uomo scopre se stesso, arriva alla auto-consapevolezza. Questa è la tappa antropo-centrica che nelle sue espressioni più estreme finisce nel cieco antropocentrismo -- l'uomo si fa misura di tutte le cose negando Dio (a-teismo) e sfruttando il cosmo. Il segno estremo di questa tappa è l'idealismo, perché l'uomo ritiene di essere lui a creare gli dèi e a dominare il mondo. Ma è anche la tappa in cui l'uomo scopre Dio in sé e se stesso come microcosmo. Così appare la possibilità di entrare nell'armonia cosmoteandrica e si apre la strada verso una nuova innocenza.

8. Quando Panikkar parla della Trinità radicale si riferisce, ma non si limita, alla dottrina trinitaria cristiana tradizionale. Si potrebbe dire che si mette in linea con questa tradizione, e tuttavia la spinge oltre e la arricchisce con altri contesti religiosi (particolarmente induismo e buddismo). Nella sua visione della storia pensa che sia necessario andare oltre le formulazioni sulla Trinità immanente, oltre il discorso su un «Dio in sé» (in fondo sarebbe cripto-monismo), e che non basti più ormai la proposta di una Trinità economica che agisce nella storia (sarebbe cripto-dualismo). Per Panikkar l'unica soluzione, come passo da compiere -- un compito che spetta alla nostra epoca -- , sarebbe proprio vivere, parlare e pensare della e nella Trinità radicale (cosmoteandrismo). Se la prima tappa è stata segnata dalla sacralità di tutto, e la seconda è sfociata nel secolarismo, ora è il momento di elaborare la «secolarità sacra», possibile grazie proprio all'intuizione cosmoteandrica, ossia all'esperienza della Trinità radicale.

9. Per Panikkar la Trinità radicale riguarda direttamente la vita e l'esperienza che hanno più importanza della «dottrina». Difatti, colloca tutto il suo discorso trinitario all'interno «dell'esperienza umana primordiale», ossia nel contesto delle diverse forme dell'esperienza spirituale dell'uomo.6 La prima di queste spiritualità è l'«iconolatria» -- tipica del monoteismo rigido, con il concetto di un Dio Assoluto. Una giusta reazione a tale tipo di spiritualità sono le varie forme dell'iconoclasmo -- ateismo incluso (in quanto Dio è negato come Entità Suprema). La seconda spiritualità è il «personalismo»: la relazione tra la divinità e l'uomo si presenta nella veste io-tu. La trappola di questo tipo di spiritualità è da una parte l'antropomorfismo (l'uomo pensa e si riferisce a Dio come ad un «tu» umano) e dall'altra il dualismo. Solo la terza spiritualità, cioè quella «advaitica», può essere pienamente soddisfacente, perché è capace di andare oltre la tendenza monista e dualista, oltre l'immanentismo e il trascendentismo, senza cadere nel panteismo. Nel contesto di questi tre tipi di esperienza spirituale Panikkar ripensa la «Trinità classica»: Padre -- Figlio -- Spirito.

10. «Il pensiero sulla Trinità ha raggiunto la sua formulazione dogmatica al fine di riconoscere un posto alla Divinità trascendente dopo lo shock dell'immanente (divina) incarnazione -- dunque per superare il monismo (pancristismo) senza cadere nel dualismo. Né il dualismo (Cristo sarebbe in questo caso un secondo Dio oppure il mondo sarebbe non divino e Cristo un'apparizione irreale -- docetismo), né il monismo (nessuna incarnazione sarebbe possibile oppure Cristo sarebbe tutto) sono conciliabili con l'autentica esperienza cristiana. La Trinità esige proprio (attraverso il Cristo) di riconoscere al cosmo un posto nella realtà ultima, e soprattutto di concedere all'uomo la propria partecipazione alla trasformazione della realtà».7

11. Nelle opere di Panikkar troviamo numerose, ogni volta un po' diverse, sintesi o «lampi», in cui riassume la sua visione trinitaria. Non si tratta però di moltiplicare le citazioni, né di offrirne un commento «esegetico», né di elaborare una sintesi della sua visione. Panikkar sfugge a tutte queste operazioni. È poco adatto alle divagazioni e alle dissertazioni accademiche, e anche se non ne sono state dedicate molte, per la maggior parte dicono poco, sono complicate e noiose. I suoi scritti esistono per essere letti e penetrati, non per in-formarci, ma per tras-formarci. Questo vale anche per la Trinità radicale. Per capirla bisogna leggere tutto Panikkar, e più lo si legge più ci si rende conto che non è possibile riassumerlo o giudicarlo. I suoi testi sono frutto di una trasformazione che lui stesso ha subito e realizzato nella sua vita, e i libri che ha lasciato possono mediare o facilitare un simile effetto nel lettore. Possono introdurlo alla visione trinitaria della realtà.

12. La proposta di Panikkar è complessa e lascia tante domande senza risposta. D'altra parte schiude e libera. Mostra che «l'intuizione trinitaria» è una costante umana perché radicata nell'esperienza dell'uomo. Panikkar dimostra che, nonostante l'esistenza della «dottrina trinitaria» cristiana, questa in fondo e molto spesso non è stata né «capita», né «vissuta», e di solito ha funzionato sotto forme esterne, false, sbagliate, parziali e lontane dall'armonia. Panikkar, raccogliendo tutte le intuizioni (buone e sbagliate) del passato e di altre culture e religioni, dimostra che riguardo alla «Trinità» abbiamo ancora tanto da capire e da vivere, dimensioni che né i filosofi né i concilii hanno mai anche solo sognato. L'avventura trinitaria della realtà continua.

Copyright © 2011 Maciej Bielawski

Maciej Bielawski. «Raimon Panikkar e la Trinità radicale». Elaborare l'esperienza di Dio [in linea], Atti del Convegno «La Trinità», Roma 26-28 maggio 2009, disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/teologia/>, [**15 B].

Note

  1. Cf. S.K. Ahlstrand, Fundamental Openess: An Enquiry into Raimundo Panikkar, Uppsala, Studia Musionalia Upsalinesia 1993; L.A. Savari Rai, A New Hermeneutic of Reality, Raimon Panikkar's Cosmotheandric Vision, Berna, Peter Lang 1998; A. Canella, La prospettiva cosmoteandrica della Realtà di R. Panikkar, Università degli Studi di Padova 2001 (tesi di dottrato); J. Komulainen, An Emerging Cosmotheandric religion? Raimon Panikkar's Pluralistic Theologz of Religions, Leiden & Boston, Brill 2004; J. Pigem, El pensament de raimon Panikkar, Interdependència, pluralisme, interculturalitat, Barcelona, Institut d'Estudias Catalans 2007. Testo

  2. Nella recente e monumentale opera di Alberto Cozzi, Manuale di dottrina trinitaria, Queriniana, Brascia 2009, Panikkar è mezionato solo in una nota (27) in p. 733. Testo

  3. Cf. Tutte presenti nell'ottavo volume della cosiddetta «Opera Omnia»; R. Panikkar, Visione trinitaria e cosmoteandrica: Dio -- Uomo -- Cosmo, vol. VIII, Jaca Book 2010, in seguito citato come VIII e, dopo la virgola, il numero della pagina. Testo

  4. VIII, 117. Testo

  5. Cf. R. Panikkar, Il silenzio del Buddha. Un a-teismo religioso, Mondadori, Milano 2006, pp. 149-153. Testo

  6. Cf. VII, 71-94. Testo

  7. VIII, 162. Testo

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