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Il «materialismo» stoico rappresenta, pur nei suoi aspetti a volte ingenui, un tentativo interessante di interpretare la realtà in modo coerente e unitario. È possibile stabilire qualche vicinanza tra la mentalità stoica e alcuni aspetti delle scienze naturali contemporanee?
Da dove deriva quella deviazione della ragione che è la radice di ogni male? Gli stoici la attribuivano per lo più ad influenze esterne: l'esempio della società e le cattive abitudini inculcate sarebbero il più efficace veicolo delle passioni. È accettabile questa spiegazione, soprattutto in un sistema filosofico che intende mantenere la responsabilità dell'uomo per le sue azioni?
Fin dall'antichità si osservava che la sfiducia nell'esistenza di un solo uomo sapiente sulla terra rendeva l'etica stoica estremamente pessimista: il suo risultato ultimo consisterebbe nella costatazione che tutti gli uomini sono schiavi della passione. Ma in questo modo proprio l'essere più elevato nella natura risulterebbe l'unico che si ribella contro la natura. È questa soltanto una contraddizione del sistema stoico o piuttosto l'involontaria scoperta della posizione critica dell'uomo nel cosmo?